L’ultima giornata di campionato la Femminile Molfetta la guarderà dalla finestra, in quanto osserva il turno di riposo. Tutto ciò che poteva essere fatto per raggiungere l’obiettivo salvezza è stato fatto, ma le sorti delle biancorosse dipendono dai risultati dell’ultima gara di campionato. La lotta della salvezza credo sia sempre più emozionante di quella per le prime posizioni. Più coinvolgente emotivamente, perchè ognuno di noi almeno una volta nella vita ci ha fatto i conti.
Starà alla finestra la Femminile Molfetta si, avendo lasciato tutto il possibile sul campo di Cagliari domenica scorsa.
“Contro le sarde era per noi una partita fondamentale – dichiara capitan Marfil Errico – centrale direi. Una delle cosiddette finali dell’ultima parte di stagione. Credo sia stata molto divertente, ogni volta che le nostre avversarie segnavano, rimontavamo. Un botta e risposta quasi tennistico. E’ stata una vera battaglia dall’inizio alla fine. Nonostante per il Cagliari vincere o perdere non avrebbe cambiato la stagione, ci ha dato del filo da torcere giocando fino alla fine e onorando la partita.
Per quanto riguarda noi, la mia squadra, le mie compagne, abbiamo dato il meglio. Il cinismo sotto porta è stato una delle carenze di tutto l’anno, un aspetto che va sicuramente migliorato per il futuro. Nonostante questo siamo sempre riuscite a rimontare allo svantaggio con grande grinta e unione. Il pareggio finale è stata la dimostrazione di quello che siamo, di quello che possiamo realizzare in campo, insieme. Anche questo volevamo alla vigilia della gara e siamo riuscite nel nostro intento.
La passione per questo sport ci ha fatto piangere, ridere, arrabbiare, sicuramente unire durante l’anno. Anche le lacrime al fischio finale ne sono la dimostrazione. Lacrime di orgoglio da un lato ma anche un po’ di amarezza per i risultati degli altri campi e per la consapevolezza che la salvezza oramai non dipende da noi”.
Una stagione non partita sotto i migliori auspici, ma Errico e compagne sanno vedere oltre e afferrare le piccole grandi vittorie raggiunte durante tutto il percorso.
“Se dovessi fare un bilancio, direi che è stato un anno molto positivo vedendolo dalla prospettiva odierna. Questo perché abbiamo riscattato quello che si diceva di noi ad inizio anno. Partivamo da sfavorite, in molti non ci davano neanche una chance vista la media molto bassa di età. Non manca certo qualche rammarico. Anche se sono una persona che non vive di rimpianti, ogni tanto questo sport ti porta a dover fare i conti con quello che avresti voluto ma che non hai raggiunto. Come qualche punto di troppo lasciato per strada. Se li avessimo conquistati, ora probabilmente avevamo la certezza della salvezza.
Meritavamo di vivere un finale di campionato più tranquillo, per quanto dimostrato soprattutto. Chissà se quella fortuna che non ci ha mai accompagnato nel corso della stagione arrivi proprio ora, nel momento giusto. Me lo auguro con tutto il cuore. Per noi, per lo staff, per il mister, per i tifosi. Per tutti. Ci sono tanti sacrifici e tanto impegno in ballo e meritano di essere ripagati”.
Il ricorso effettuato nel post partita, e vinto, ha dato alla Femminile Molfetta la possibilità di tornare a casa non con uno ma con tre punti. Una piccola consolazione che però lascia ancora tutto aperto. “Nonostante il ricorso ci abbia dato due punti in più – sottolinea la numero 17 – dipendiamo ancora dalle altre squadre per poterci decretare salve. Questo fa male. Stiamo vivendo questo momento con ansia ovviamente. Se però il risultato di domani non dovesse essere felice per noi, saremo pronte ad affrontare la fase di play out ripartendo proprio dall’unione e dalla determinazione che abbiamo dimostrato a Cagliari.
Ogni partita dovrebbe essere giocata così a parer mio. Ogni gara va vissuta come se non ce ne fossero altre. Conta solo il qui e ora. Come persona e come calcettista, questa è la mia caratteristica peculiare credo, vivo appieno ogni cosa, senza lasciarci niente. Non mi accontento”. Emblematico credo sia stato l’episodio che ha portato al gol di Caballero. “Nel momento in cui sono ripartita per un contropiede, mi è stata tirata tanto forte la maglia. Non sono caduta, anzi sono riuscita ad effettuare il passaggio per la mia compagna che poi ha segnato. Durante l’esultanza però ci siamo rese conto che la maglia era strappata, anzi, distrutta. Gli arbitri continuavano a segnalarmi che non avrei potuto continuare a giocare in quelle condizioni.
Io il problema proprio non lo vedevo. Abbiamo provato a ricucirla alla buona con lo scotch ma nel momento in cui respiravo si apriva. E’ stata una scena molto divertente – ride -. Si è tutto risolto mettendo sotto la maglia bianca del riscaldamento, aumentando ancora di più i gradi percepiti. E ti assicuro che erano davvero tanti già in condizioni normali. Tutto questo solo per sottolineare l’attitudine alla gara, personale e di squadra. Una frase che ho detto alle mie compagne prima di scendere in campo – conclude Errico – anche se non sono generalmente molto loquace, è: sogna in grande, tutti possono volare. Se lo facciamo tutti insieme possiamo davvero volare alto.
