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Se Fossi Un Mister – Oltre le pedine

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Non è una pedina gialla da spostare sulla lavagnetta ne un oggetto utile a raggiungere i tuoi successi , magari spremendolo allo sfinimento per poi gettarlo, non è neanche il bersaglio per sfogare la tua frustrazione per aver perso il match.

Dietro ogni atleta, dentro ad ogni maglia indossata, prima di una diagonale, di un gol fatto o sbagliato, di un ruolo da assegnare in campo c’è una persona, una donna sfinita dalle delusioni della vita, una mamma preoccupata per suo figlio, una sorella troppo sensibile che la sera chiude la porta di casa, si rannicchia sulle proprie ginocchia e piange.
Piange le sue delusioni, i suoi colloqui di lavoro, il gol che ha sbagliato sabato e quello che sogna di fare la prossima settimana per farsi perdonare.

Cosa c’è davvero dentro una giocatrice?
Cosa puoi fare per far si che si facciano prendere per mano con l’intento di accompagnarle più lontano possibile?

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Non sono così convinto che una giocatrice sia solo tecnica e dribbling, ne ho viste tante meno dotate tecnicamente montare sopra a quelle che rubavano l’occhio con una giocata, le ho viste far esplodere la propria disperazione in campo, la tenacia nell’inseguire il sogno, le ho viste guardarmi dritto negli occhi e dirmi oggi ti porto a vincere.

C’è un mondo dentro ognuno di noi, c’è un mare in tempesta nello stomaco di una donna che vale la pena cercare di conoscere e percorrere, quando piange perché non si sente capita ma in realtà vorrebbe darti un pugno, quando con rispetto viene a chiederti una spiegazione e se non sai rispondere perché le tue idee sono vuote come i tuoi principi, sarà l’ultima volta che ti rivolgerà parola, non più per rispetto ma perché l’hai delusa come il mondo che sta fuori.

C’è un universo  parallelo che vive e si alimenta durante le stagioni calcistiche ed è fortunato solo chi lo coglie, solo chi riesce a viverlo, non è fatto di giocatrici usa e getta, è formato da persone che la sera arrivano di corsa per potersi allenare, da cuori in tumulto per una litigata a casa con il proprio amore, dalla voglia di cambiare le cose nonostante il peso delle stesse le schiacci ed alla fine non riescono più a capire se la vita è una merda perché la tua squadra fa schifo o viceversa .

E’ un mondo fatto di umanità, di momenti in cui qualcuno sta per mollare, fatto di incastri con i turni lavorativi per potersi allenare, fatto di domande che a volte non trovano risposte ma se sei fortunata suonano come pacche sulle tue spalle mentre stanca slacci gli scarpini, prendi l’accappatoio dal borsone e pensi che devi ancora cenare, fare 70 Km per tornare a casa,  stendere la lavatrice e la tua compagna che ti sta osservando da qualche minuto ti chiede: “Tutto ok?”.

Sono i famosi tempi morti, quelli che passano tra una domanda ed una risposta e non quelli che passano tra la ripresa del gioco e lo start del tempo effettivo sul tabellone.

In realtà non è proprio tutto ok, a lavoro non riesco ad esser serena, a casa è meglio che non ci torno ed è un periodo in cui il cielo cupo e grigio che vedo la mattina sembra dipingere tutto il mio malessere ma quando sono qua dentro, nel nostro spogliatoio, tutto sommato mi sento sollevata, non sono sola, i problemi si confondono con il vapore delle docce ed il brusio degli asciugacapelli accessi.

Quando capisci che la tua giocatrice non è un mezzo per arrivare al fine ed inizi a vedere le cose in maniera diversa, cominci a tifare per lei perché possa tirar fuori un sorriso, la grinta che solo tu conosci, speri che possa piangere dopo un gol per far alzare le onde di  quel mare irrisolto che ha dentro, sorridi quando la vedi sciogliersi i capelli e guardarti come il sole guarda la luna prima di lasciargli il posto in cielo per qualche ora.

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C’ è un momento in cui capisci che la tua squadra si fida di te, di solito passa dal processo in cui comprendono  che non le consideri strumenti e che sei un uomo fatto della loro stessa disperazione, che non le vedi come  una barca da mettere in mare per poi viaggiarci comodo sopra, le diagonali, il pressing e le palle ferme vengono dopo, da quel momento in poi  saranno loro a volerti portare più lontano possibile, a prenderti la mano ed aiutarti e sarà il momento in cui potrai dire che un’ allenatore non è un uomo solo con la valigia in mano.

Ci sono momenti della vita in cui la preoccupazione vince l’entusiasmo, la rabbia assale le rughe del tuo viso, la paura blocca le tue idee e lo sconforto ti sussurra all’orecchio di smetterla, la lavagnetta sembra un drago che sputa fuoco,  sono quei momenti in cui se avrai trattato con cura quello che c’è dentro una giocatrice, se avrai sacrificato qualche minuto ad una diagonale per farle una carezza sul viso stanco,  le troverai tutte li accanto a te, pronte a riconoscerti l’unica vittoria che non prevede classifiche e trofei, quella del gruppo, quella in cui ti stringi forte e ti dici adesso usciamo dalla tempesta.

Se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero.

Coi dadi si stan giocando le stelle
con gli spot sono bravi a venderci i sorrisi
e noi davvero chissà chi lo sa con quale voce parlare
è così così per caso nasce una canzone
forse è stupido ma…
…è la più bella di tutte
si stacca piano dal cuore
è la più bella di tutte
è una canzone d’amore
è come un sorriso leggero
guardo la mano poi guardo in su
lo tiro in alto e non ritorna più
è un miracolo o no!?

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