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Se Fossi Un Mister – Il giorno prima

il giorno prima

C’è un filo sottile e trasparente che lega i neuroni della testa con lo stomaco e che attraversa il cuore.

Quando il cervello si comprime davanti ad un pensiero, il filo fa tremare il cuore e tira a se lo stomaco, le farfalle si svegliano e cominciano a creare grandi vortici nella pancia. Tu spettatore inconsapevole di tutto ciò senti quel tremolio, quel senso di instabilità e vertigine che sensorialmente leghi all’emozione e la tua vita sarà una continua ricerca di questa sensazione, a metà tra l’iniziale stato di ebrezza dopo qualche bicchiere e quell’immenso senso di felicità che ti pervade quando si aprono le porte del treno e scende lei, bella, candida ed eterea come la sognavi da giorni.

Quell’emozione li, quel senso di futuro spalancato sui tuoi migliori sogni, di onnipotenza e felicità, nel mondo sportivo ha un nome preciso, si chiama il giorno prima di….

Prima di cosa?

Il giorno prima di affrontare il tuo avversario, le tue paure, i tuoi limiti e di fare i conti con tutto ciò che hai sognato per mesi, anni ed oggi saprai se potrai toccarlo con mano o fuggirà ancora lontano.

il giorno prima

Ci siamo, si parte, è la vigilia delle Final Eight, le hai sognate, inseguite e conquistate ed è tutto cosi rapido e veloce che il frullatore acceso trita emozioni, ginocchia sbucciate, notti insonni, promesse di inizio anno, maglie sudate e strappate, parquet imbevuti di lacrime e sorrisi per premiare soltanto uno.

Eppure la notte prima è di tanti, anzi di tutti.

Hai riempito la valigia di speranze, di vestiti per affrontare tutto il viaggio ed è oggi che puoi sognare di restare in Emilia Romagna fino a domenica, puoi sognare di decidere una partita dopo l’altra, i quarti di finale con una giocata magistrale in banda, saltando l’avversaria per poi accarezzare la palla con la suola verso l’interno e sparare un missile all’ incrocio.

Ora non ti resta che correre verso la tua gente, mandare un bacio nella folla, unire indice e pollice e formare un cuore oppure scoprire dolcemente il bicipite dalla manica della maglia, incordarlo e ricordare a tutti per chi stai giocando.

il giorno prima

E’ la sera prima, nella tua testa hai appena superato i quarti di finale, il filo si tende mentre i tuoi neuroni comprimono un altro pensiero e le farfalle creano arcobaleni che bruciano in petto ed in fondo allo stomaco, c’è la semifinale da giocare, l’ansia si mischia al piacere di esserci, al bisogno di provare ancora quelle sensazioni che ti fanno dire sono vivo.

Una semifinale da dentro o fuori, tu hai maledettamente bisogno della finale, serve a te per ricordarti che sei ancora tra i migliori e poi hai una dedica speciale e non vuoi deludere chi dagli spalti e davanti alla tv è li vicino a te, il telefono suona di continuo nel tragitto che ti accompagna al campo, sono i messaggi di chi non ti vuole lasciar solo, di chi ti vuole bene e vuole che tu lo sappia.

E’ una partita tirata fino alla fine, le squadre stremate si trascinano ai rigori, ad un certo punto abbiamo tutti pensato che la paura di prender gol e non recuperare era troppa, allora meglio abbandonarci ai rigori.

Il tempo di bere, una compagna che ti stringe forte, uno sguardo cazzuto con il tuo portiere e poi si va li sul dischetto, con tutti i suoni dagli spalti ed il vociare della gente che sembrano un’ enorme zanzara che gira intorno al tuo orecchio.

L’ultimo rigore lo tiri tu che hai appena finito di strillare per il miracolo del tuo portiere.

Prendi la palla, lo calcio a destra, pensi e via i neuroni tirano il filo, il cuore vibra e le farfalle ricominciano sinuose la loro danza, ti sembra di cadere a testa in giù nel tuo stomaco , in una discesa ripida che ti porterà tra le braccia di tutti oppure nascosta dietro la tua maglia, mentre asciughi le lacrime.

Fischio, due passi, respiro profondo, traversa interna gol.

il giorno prima

Rimani quasi immobile o cosi ti sembra perché la velocità di tutti quelli che ti sono intorno per sommergerti è talmente alta da farti sembrare il tempo fermo, pensi a tuo padre in cielo, pensi a tua madre sugli spalti che pensa anche a tuo padre e mentre tutti ti calpestano e strattonano, piangi nascosta da tutto e tutti, te lo sei meritata.

Sei in finale, non puoi ancora alzare le braccia al cielo, tutto quello che hai fatto oggi potrebbe conoscere la vastità dell’eterno, per sempre scritto in calce ad un trofeo, ad un ricordo ad una foto oppure l’ennesima occasione da rimandare, l’ennesimo settembre ricco di speranze.

C’è un gran calore e colore sugli spalti, è il giorno della resa dei conti, le tue gambe sono pesanti, la fatica delle battaglie precedenti si sente ma non è questo il momento di pensarci.

Hai passato le poche ore che dividevano la fine della partita precedente con l’inizio della finale a farti massaggiare, un taping giallo si stende sull’adduttore e fa capolino dai pantaloncini, lo guardi e ti da la certezza che starai bene , da casa sono arrivati anche quei pochi che avevano visto le partite precedenti in tv, ora ci sono tutti.

Fai 3 passi verso il centro del campo, sono gli ultimi istanti in cui avrai il tempo per pensare, neurone, filo, cuore, pancia, farfalle, fischio.

Si parte.

il giorno prima

E’ una battaglia su ogni pallone, su ogni sogno, su ogni goccia di sudore che rischia di mostrare la stanchezza all’avversario, corri, lotti, esci, rientri, time out.

Manca un minuto, il taping ha cominciato a perdere aderenza sulla pelle, cosi come i tuoi muscoli ad ogni frenata che fai per controllare il pallone, qualche istruzione del mister ma ora non c’è più benzina per ragionare, le farfalle sbattono forte le ali, il filo torna su a ritroso scuotendo l’ultimo battito del cuore e si lega ad un pensiero scomposto, la prima palla che passa la calcio e come va va.

Fischio, tutti dentro, un minuto esatto alla sirena, zero a zero sul tabellone.

La palla arriva in prima linea e poi torna tra i piedi del tuo portiere che la calcia lunga per non rischiare, la follia di un secondo, porti la testa all’indietro e lasci andare il tuo corpo in maniera innaturale all’indietro, stendi la gamba destra, fai in tempo a guardare il taping che un po’ scollato dalla tua pelle sembra formare un punto interrogativo, poi il collo del piede bacia la palla, rovesciata, gol.

In ginocchio, tu sei in ginocchio, i tuoi sogni, i più belli, quelli di poter realizzare qualcosa, quello di farlo davanti ai tuoi genitori ed in nome dei tuoi genitori, la rabbia per i tanti no ricevuti e per le volte che non ti sei sentita considerata sono in fondo alla rete ora e mentre tutti esultano tu vuoi solo che finisca presto, che l’arbitro fischi.

Pochi secondi, guardi nervosamente il tabellone, e poi la sirena suona fortissima rimbomba forte come il fastidio della sveglia mattutina quando stai sognando.

il giorno prima

Apri gli occhi, è giovedì 21 marzo, pensi che oggi si gioca, che inizia l’avventura, la tua testa partorisce pensieri in continuazione, come vorresti giocare, vincere, segnare, esultare, piangere e ad ogni pensiero il filo tira forte il tuo stomaco, vibra al centro del cuore e ti fa sentire così viva che vorresti poter giocare tutti i giorni una competizione del genere.

Il giorno prima puoi fare tutto, sognare ad occhi aperti, volare, chiedere un consiglio, aggrapparti ad una scaramanzia, salvare un gol fatto e ripartire in campo aperto per portare a casa il risultato, passare la notte insonne  a giocare con il filo dei sogni.

Il giorno prima è il giorno più bello che ogni sportivo possa vivere perché è un’occasione che hai guadagnato, quella di poter sognare è una conquista sociale.

Ho un dubbio che mi assale sempre:

Chissà come la passa la vigilia delle Final Eight Ersilia D’Incecco!?

… E qui siamo proprio nel mezzo
nella terra degli uomini
dove suona la musica
l’amicizia si genera
dove tutto è possibile
dove un sogno si popola
la chitarra sia elettrica
e risuona gli armonici
dove ridono i salici
dove piangono i comici
e la forza si amplifica
ed il sangue si mescola
e l’amore è una trappola
mica sempre però
qualche volta ti libera
e ti senti una favola
e ti sembra che tutta la vita non è solamente retorica
ma sostanza purissima
che ti nutre le cellule

e ti fa venir voglia di vivere fino all’ultimo attimo

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