La solita esultanza “arco e freccia” ha lasciato spazio alle emozioni del momento. Perché sì, Arianna Pomposelli lo ammette candidamente, quella lasciata alle spalle è stata una delle stagioni più complicate della sua vita sportiva dal punto di vista umano, tanto da chiedersi se mollare tutto, almeno fino a prima dell’arrivo di Marta Carluccio e della sua Infinity. Alla fine, quel che ha “mollato” è stata la Serie A. Non poco. Ma oggi, a distanza di poco più di un mese da quell’incontro, Arianna è una giocatrice che prova a ritrovarsi.
“Mi sono fermata ad un bivio: smettere di giocare in Serie A o allenare l’Under 19 dell’Audace Verona. E indovinate un po’? Ho scelto proprio quelle piccoline, sono troppo affezionata a loro e al loro percorso di crescita, dopo 2 anni di lavoro insieme non potevo lasciarle”. Aveva appena 19 anni quando la massima categoria è stata istituita. Quell’estate, senza pensarci troppo su, Pomposelli ha chiuso i suoi sogni in una valigia e si è trasferita a Montesilvano. La prima volta da grande, anche se grande lei lo era diventata già un paio di stagioni prima, con una finale scudetto persa da MVP a soli 17 anni. Da allora grandi club, la Nazionale, il premio Scirea, una tesi discussa a Coverciano e il progetto Be Brave. Solo alcune delle bellissime pagine scritte.
Eppure, quel quaderno stava per buttarlo in un cestino.
“Avevo perso gli stimoli. Contatti ce n’erano stati tanti ma ero molto indecisa su cosa fare, poi ho parlato con Marta e mi ha lasciato addosso sensazioni bellissime. Poco importa se l’Infinity è ad un’ora da casa. Ho trovato in lei e nel suo progetto, una passione nella quale è stato facile riconoscermi, perché è quella che mi ha da sempre spinta. Diciamo che la Serie B non è la situazione che avrei scelto per me – sorride – ma l’ambiente ha reso tutto più facile”.
Non a caso è già diventata la vice-Turetta. “Una giocatrice che ho sempre ammirato, per la sua instancabile tenacia, già in allenamento aveva reso l’idea, ma in partita – nella prima contro il Boca – era davvero in ogni zona del campo. Abbiamo fatto squadra fin dal primo giorno, ma tutto il gruppo è molto bello: ho riabbracciato la “tamburina sarda” Jessica Exana che è la compagna del cuore e ho conosciuto tante giocatrici umili e con tanta voglia di lavorare. Qui c’è davvero quella parte sana del futsal che non è sempre facile trovare. A proposito di lavoro, ci stiamo allenando fisicamente con Giorgia Benetti, che ho avuto al mio fianco al Montesilvano come giocatrice e poi come preparatrice atletica in Nazionale. Lei è di un livello altissimo. Sono molto felice del contesto, ora dobbiamo solo lavorare e crescere insieme”.
La base di partenza è nel primo successo conquistato in rimonta contro il Boca Junior. “Abbiamo iniziato un po’ bloccate, ma ci sta del resto era la prima. Nel secondo tempo, invece, abbiamo rotto il ghiaccio e la partita è cambiata. Perché mi sono quasi commossa dopo il primo gol? Ho ripensato a tutto quel che era successo in estate. Aver lasciato la Serie A senza sapere che sarebbe stata la mia ultima partita, è stato brutto… ma sono sicura che tornerò ad innamorarmi di questo sport”.
Questo il suo augurio per la stagione. “Ritrovare al 100% quel legame e mettere il mio bagaglio a disposizione della squadra e della società, è una sfida anche a livello emotivo, ma sono forte e serena di poterla affrontare”.
Intanto, le sfide continuano anche sul campo con l’esordio in campionato contro l’Hurricane. “Per me ogni domenica sarà una scoperta, ma sono certa che questo gruppo crescerà di partita in partita e il resto verrà da sé”.
Foto: Federica Arca








