Se esistesse un manuale del perfetto dirigente, Serena Trevisan sarebbe oggetto di studio di tanti dei capitoli in esso contenuti. Gestione del gruppo, organizzazione logistica, rapporti con le altre società, filtro squadra-società: alcune sono doti naturali, altre le ha acquisite con l’esperienza, fatto sta che non c’è un solo compito che non rientri perfettamente nelle sue corde.
“Ho avuto la fortuna di essere giocatrice, prima di passare dall’altra parte – minimizza lei – e quindi riesco a mediare capendo le necessità di tutti. Ho iniziato nel 2003, quando non c’erano praticamente schemi e ho continuato per ben 20 anni. Ancora oggi, di notte, sogno di giocare qualche partita e tiro calci nel letto. Ma ho dovuto smettere perché non ce la facevo più fisicamente: pensa che alcune delle nostre ragazze sono proprio del 2003. Praticamente loro nascevano e io ero già una calcettista”, sorride.
Spes Pojana e poi Noventa, la squadra che le ha rubato il cuore.
“Ci sono stata dall’inizio (2005) alla fine (2022), in più dal 2015 in poi sono stata anche capitano. È stato amore vero, ma c’erano anche tante difficoltà: Noventa è un paese di 8000 anime, trovare chi giocasse era complicato. Insieme al mio fidanzato, Flavio Maso, allora allenatore e ora vice del Real Grisignano, siamo andati addirittura nelle scuole pur di riuscire a mettere su una Juniores: tante di quelle piccole sono cresciute con noi fino alla prima squadra, è stata un’esperienza bellissima, ma alla fine eravamo troppo poche per proseguire. Così, quando si è presentato Nilo Azzolin, abbiamo deciso di unire le forze”.
Una mossa necessaria, in un certo senso. Ma ora, a ripensarci, sembra quasi un progetto voluto dal destino perché i risultati, soprattutto a livello umano, sono stati incredibili.
“Abituata all’ambiente Noventa – confessa Trevisan – mi aspettavo che fuori dalla nostra squadra fosse tutto complesso, ma a Grisignano abbiamo trovato lo stesso spirito che c’era a Noventa: puro e semplice, senza grilli per la testa. Alla base di questo incontro ci sono state due società, ma di fatto ora siamo un’unica meravigliosa famiglia”.
E le insidie della Serie B, non tolgono un solo briciolo di serenità: tutti sanno che ci sarà da lavorare e nessuno si tira indietro.
“Fino ad oggi è stato un campionato di alti e bassi. C’è sicuramente un buon potenziale, ma paghiamo lo scotto di una categoria che ci vede ancora un po’ acerbe. Abbiamo il difetto di adeguarci a chi abbiamo davanti: giochiamo benissimo contro le corazzate e meno bene contro formazioni alla portata, ma il gruppo è intoccabile. Da lì viene la nostra vera forza: dobbiamo solo fare quel salto mentale che ancora un po’ ci manca”.
La freccia di Trevisan, d’altronde, è sempre puntata verso le stelle. “Da giocatrice prima e da dirigente ora, tendo a non accontentarmi mai. Sono certa che si possa fare di più: il che non vuol dire vincere tutte le partite, ma affrontarle sempre con la testa al 100%, anche 110 se si può”.
Un invito che il Grisignano dovrà raccogliere subito in vista del derby con l’Infinity in casa.
“Non so se siano le dimensioni o il fatto che siano proprio mura “amiche”, ma il nostro campo ci ha sempre aiutate. Se nella prima di andata tutto era nuovo per noi, potremmo definirlo quasi un esperimento condizionato sicuramente dalla tensione dell’esordio, ora possiamo fare meglio. Cosa auguro alle ragazze per questo 2025? Di essere soddisfatte, perché è una cosa che ho un po’ patito da giocatrice. A parte una promozione dalla D alla C, un anno straordinario che ricordo ancora, col Noventa non ci sono state tante conquiste. Ma lo sport è una palestra di vita e i momenti belli vissuti attraverso lo sport ti restano dentro per sempre. Perciò è questo che auguro a tutte le ragazze del Grisignano: che possano sentirsi sempre realizzate, indipendentemente dai risultati”.