Quella che era stata la prima illustre vittima del Real Grisignano, l’Atletico Chiaravalle, si vendica nel girone di ritorno con 6 reti e tre punti messi in tasca. Nulla da fare per le blaugrana e per Silvia Borgato, che – al mal di trasferta – deve sommare anche gli acciacchi di una brutta influenza.
“Non so cosa ci prenda fuori casa: non dovrebbe cambiare nulla, una partita è sempre una partita ovunque si giochi, eppure mi sembra che non mettiamo la stessa grinta in campo. Poi ci si è messa anche la sfortuna: abbiamo incassato gol evitabili, mentre per noi la palla non voleva entrare neanche dopo 10 tiri. Ma quel che proprio non ha funzionato è che ci siamo buttate giù, è mancato lo spirito del Grisignano: di solito riusciamo sempre ad aiutarci a vicenda e se sbaglia una poca importa, perché l’altra mette una pezza. Stavolta no. Loro molto forti, ma noi non siamo state le stesse”.
Il bicchiere comunque resta mezzo pieno: lì davanti anche CF Scandicci e Infinity hanno commesso passi falsi, per cui i playoff sono ancora ad un punto.
“Puoi ripetere, per favore? – scherza Borgato -. Penso che ce la stiamo giocando con tutte e che, come prima esperienza in Serie B, non stiamo andando male, ma con la parola “playoff” mi hai colta quasi alla sprovvista: il nostro obiettivo è fare sempre di più, se poi dovessero arrivare sarebbe molto bello per tutta la squadra. Sarebbe un traguardo meritato”.
Ma prima la regular season e l’esame Cus Pisa all’orizzonte.
“Cercheremo di fare ciò che non ci è riuscito domenica: sfruttare il calendario per risalire la classifica. In fondo è per questo che ci impegniamo ogni settimana”. E farlo davanti al pubblico amico ha sempre un sapore particolare. “Tutta la mia famiglia è pazza del Real Grisignano, non del futsal in generale – sorride – proprio di come noi giochiamo a futsal. Se siamo in trasferta, non si perdono una diretta, ma se siamo in casa loro sono sugli spalti”.
Eppure il calcio (e poi il calcio a 5) non era mai stata una grossa passione condivisa prima che Silvia se ne innamorasse. “Nessuno mi ha spinta a praticarlo, ricordo solo che a 6 anni ho talmente insistito per giocare che mio padre ha dovuto cedere per disperazione – ride -. Anna, mia sorella gemella, ha iniziato con me per poi passare alla pallavolo, ma è ancora la mia più grande fan: le ho messo al collo ogni medaglia vinto, ogni mio successo è anche suo”.
