Tre punti in testa, stop. Per un’Okasa Falconara tornata ormai a ridosso della vetta e galvanizzato dalla vittoria di Cagliari (la più larga nel punteggio fino a questo momento), l’unico imperativo è tenere il passo anche nel prossimo turno interno contro la Femminile Molfetta.
“Non è una squadra di grandi nomi, ma – fa notare Silvia Praticò – questo non vuole assolutamente sia che non sia in grado di mettere in difficoltà chiunque: aggressività e fisicità non mancano, dall’altra parte però siamo al PalaBadiali. E, soprattutto in casa, noi giochiamo per un solo risultato”.
Cosa lo decide? La più semplice delle regole: chi fa più gol, vince. Con la doppietta di domenica scorsa, il pivot è già arrivato a quota 5 ed è quindi perfettamente in linea con le 15 collezionate nella passata stagione.
“Questo è vero, anche se l’obiettivo è sempre migliorarsi. Mi sento bene e questo andamento rispecchia lo stato di forma della squadra: rispetto al 2023/24 sono uscite due giocatrici con grosso peso e ne sono entrate altre due, che ne hanno altrettanto. Il nostro carattere è stato inevitabilmente condizionato da questo sliding doors, per cui abbiamo dovuto ritrovare certezze: è stato come se avessimo dovuto capire di essere ancora forti, ma ora – sorride – abbiamo sicuramente qualche consapevolezza in più. Il punto contro il TikiTaka, che quando è venuto da noi era primo, e la continuità di prestazioni sono segnali importanti da questo punto di vista”.
Cresce il Falconara e si fa grande Praticò, arrivata nelle Marche nel 2021, a soli 19 anni. Tra il primo sì al club del presidente Bramucci e oggi, ci sono in mezzo cinque titoli nazionali in Serie A, una Champions e uno scudetto Under 19.
“Mi sento prima di tutto fortunata per tutto quello che l’Okasa mi ha dato. Quattro anni fa, non c’era nessuna necessità di investire su di me, anche a livello Under 19 – premesso che nessuno si immaginava che quella stagione sarebbe finita con il tricolore – non ero il nome sul quale puntare per avere la certezza di raggiungerlo”, ride, “ma Bramucci ci ha creduto.
Se guardo indietro, vedo tantissimo lavoro e buone opportunità, alcune sfruttate bene e altre meno, ma certamente non sono allo stesso punto di prima anche perché ho avuto accanto ottimi consiglieri: persone che mi hanno fatto capire che bisogna lavorare e come bisogna farlo. Il consiglio più importante? Avere pazienza, perché il primo anno è sempre il più difficile. Poi non mettere piede. Questo ancora non l’ho fatto mio – scherza la numero 5 – ma lo ritengo sicuramente utile. Alla fine, però – per quanto qualcuno possa dirti e per quanto tu ti sforzi di ascoltarlo – quel che ti fa crescere di più sono sempre gli errori che fai, e come reagisci ad essi per costruirti una seconda chance”.
