Da due anni è sul tetto d’Italia della Serie A e ha sfiorato un’impresa europea che riproverà a dicembre, magari proprio in Puglia. Non c’è appassionato di futsal che non conosca a memoria la rosa del Bitonto del presidente Silvano Intini, numero uno della realtà che attualmente rappresenta la massima espressione del futsal nostrano, grazie a tanti talenti del posto ma anche a stelle internazionali. Lucilèia in primis.
“Ricordo ancora il suo arrivo qui. Eravamo felici e allo stesso tempo increduli. L’ex Pallone d’Oro aveva lasciato Montesilvano per dire sì ad una neo-promossa che a quei tempi faceva ancora tanta fatica nel futsalmercato. Noi sapevamo che avremmo fatto tanta strada, ma il fatto che una giocatrice del calibro di Lù – quasi alla cieca – ci abbia creduto quanto noi è stato sicuramente un elemento decisivo alla nostra scalata”.
Ma di quel periodo ricorda anche altro.
“La Divisione Calcio a 5 veniva da un commissariamento, il calcio a 5 era sotto i riflettori ma solo perché associato ad un sexy gate e c’era una situazione economica al limite del collasso, che gravava inevitabilmente anche sulle società. Da imprenditore, ci ho pensato più di una volta. Valeva la pena fare questo passo? Approdare in Serie A era sempre stato il nostro sogno fin dal giorno della fondazione del Bitonto, ma tutto intorno a noi ci diceva di fermarci. Non c’erano basi solide. La sensazione avvertita? Disinteresse. Se chi avrebbe dovuto avere a cuore la crescita del movimento l’aveva portato al suo momento più buio, perché avremmo dovuto continuare su quella strada?”.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
“Le persone. Quelle vere, leali, che ci mettono la faccia. Che rispondono al telefono non soltanto per forma, quelle che non si tirano indietro quando c’è bisogno di un confronto vis a vis, in toni schietti e a volte accesi. Quelle che incarnano valori che io condivido nel corso della mia attività: faccio quello che dico. E la mia stretta di mano vale più di mille contratti sottoscritti davanti ad un notaio”.
Di chi parla?
“Umberto Ferrini, responsabile del femminile conosciuto in occasione della Coppa di A2. Mi ha colpito la sua attenzione. Un uomo nel vero senso della parola, uno di quelli che di notte sta sveglio a pensare cosa si possa fare per portare questa disciplina sempre più in alto. I nostri messaggi sono tutti all’alba. Ci alziamo presto per lavorare e tra le priorità c’è naturalmente anche il futsal. Il Bitonto è ormai un’azienda, un marchio riconosciuto anche oltreoceano. Tutto deve essere pianificato nel dettaglio, ma allo stesso tempo non abbiamo mai perso quella dimensione familiare che fa sì che il nostro gruppo sia praticamente lo stesso da anni. E poi Luca Bergamini, il presidente uscente. Insieme a lui, abbiamo vinto la scommessa di un PalaFlorio di Bari pieno per la finale unica per lo scudetto, il primo esperimento del genere per il femminile. Durante la sua governance abbiamo vissuto delle finali di Coppa che hanno acceso l’entusiasmo di tutto il movimento e della Puglia in particolare, sede di due delle tre ultime edizioni. A lui riconosco anche il grande merito di aver sanato un debito che sembrava incolmabile e di aver restituito al futsal una dignità che sembrava ormai persa. Giusto, austero, tutto d’un pezzo. Ho rivisto nella sua figura i tratti di chi mi ha cresciuto come uomo. E infine, Stefano Castiglia, il prossimo presidente”.
Lei appoggerà quindi FutsAll?
“Assolutamente, lo dico con trasparenza. È il successore indicato da Bergamini e questo potrebbe già bastarmi. Ma c’è tanto altro ancora: la squadra scelta, da Umberto Ferrini a Chiara Di Santi, altra figura competente che si sta dedicando al 100% al femminile. E poi il programma solido e attento a tutto tondo al movimento. Se con Bergamini ci siamo incanalati verso l’ascesa di questa disciplina, e per fortuna (e con grande lavoro) sulla cresta dell’onda ci siamo sempre stati noi come Bitonto – sorride Intini – sono certo che con Castiglia faremo il definitivo salto di qualità che il futsal merita. Ho sempre detto che tutto quel che faccio è per la mia città e vedo in Castiglia il mio stesso trasporto: tutto quello che propone è perché ha davvero a cuore lo sviluppo del calcio a 5. Quindi sì, non ho paura di ripeterlo: il mio voto sarà per Castiglia e mi auguro che le tante società del femminile condividano la mia scelta”.
