Serie B

Alessia Cardolini Rizzo, tra futsal e calcio a 11 con l’Athena Sassari: “Occasione per crescere”

Alessia Cardolini Rizzo

Quel traguardo sfuggito nel futsal, la Final Four che si disputerà a Genova, è invece una splendida realtà nell’Eccellenza di calcio a 11: domani, alle ore 18.30 a Ittiri, l’Athena Sassari scenderà in campo per la finalissima di Coppa Italia contro il Real Sunservice di Privitera, (già avversaria nel futsal con la Med), e proverà ad alzare al cielo l’ambitissimo trofeo.
“Rispetto alle partite giocate in campionato – commenta Alessia Cardolini Rizzo – troveremo una squadra ulteriormente rinforzata, sarà quindi una gara complessa, da giocare soprattutto di testa. Facendo tutti gli scongiuri del caso – sorride – primeggiare in questa competizione sarebbe bellissimo: un po’ perché non ci sono mai riuscita prima e un po’ perché sarebbe il giusto coronamento per il mio primo anno fuori casa, un anno in cui sto dando il massimo. Cosa faccio se vinco la Coppa? Di sicuro me la tatuo”.

Legati al calcio (e incisi sulla pelle) ci sono già il 14 – suo insostituibile numero di maglia – e un pallone, testimonianza di un amore sbocciato quando era appena una bambina e oggi vivo più che mai. In tutte le sue forme.
“Prima del futsal, c’è stato il calcio a 11. Avevo 11 anni e mio fratello più grande, Giovanni, mi accompagnava a tutti gli allenamenti. Era contentissimo che io giocassi e sicuro che avrei potuto fare strada. Quando gli impegni lavorativi gli hanno tolto tempo, è subentrato Mimmo, l’altro fratello: è stato lui a comprarmi il primo paio di scarpe personalizzate con le mie iniziali e il 13. Il 14 è arrivato successivamente, nella stagione d’esordio nel futsal col Grottaglie, mentre le scarpe personalizzate sono rimaste, solo che ora c’è la scritta “Dindi”, evoluzione di uno dei tanti soprannomi che ci siamo dati io e Mimmo. In pratica, lo porto sempre in campo con me”.

Cambiano gli scarpini, cambia la testa e cambia il modo di giocare. Ogni settimana, tutta l’Athena Sassari “resetta” e si prepara (anche) per le sfide a rimbalzo controllato: la prossima, in programma il prossimo 18 febbraio e valida per la quindicesima giornata di Serie B, sarà contro l’Hurricane.
“Uno dei motivi per cui ho scelto l’Athena è proprio la possibilità di giocare entrambi campionati, ma – anche se molti pensano al futsal come ad un calcio in miniatura – per me sono da considerarsi due sport differenti: dalla superficie di gioco alle proporzioni, devi assolutamente rimodularti e non è facile. Ancor di più lo sarà domenica, contro una squadra che – a dispetto della classifica – è molto rognosa e ce lo ha già dimostrato all’andata: non dobbiamo assolutamente commettere l’errore di dare il risultato per scontato”.

Alessia Cardolini Rizzo

E poi nel mirino c’è sempre il Pero, la squadra che ha fermato la corsa della rossoblu verso la Final Four, ora a +2 in classifica.
“Quel giorno non siamo arrivate a Milano, siamo rimaste sulla nave e personalmente è stata una partita da dimenticare – commenta Cardolini -. Purtroppo, non è andata come volevamo, ma a Genova cercherò di andare lo stesso per tifare le mie amiche del CMB Futsal Team, ex compagne di squadra al Grottaglie. Anche se quest’esperienza mi mancherà, questo rimane un anno che mi sta dando molto: sto crescendo, ho l’opportunità di credere di più in me stessa e ho conosciuto persone fantastiche. Come detto, ho due fratelli maschi, ma ora posso dire di avere anche una sorella: Chiara Di Sauro. Da settembre viviamo insieme. Il rapporto con lei non è mai stato una forzatura, come se dovessimo necessariamente andare d’accordo perché coinquiline, nonché compagne di squadra. Dopo due ore di convivenza parlavamo già come se ci conoscessimo da anni, è una sensazione che puoi avere con poche persone. Ho sviluppato nei suoi confronti una sorta di protezione, proprio come una sorella maggiore: credo molto in lei e sono molto orgogliosa del suo percorso qui, sia personale che calcistico. Siamo una la spalla dell’altra, lei sa che per qualunque cosa io sono pronta a sostenerla e perché no, anche a darle una strigliata quando necessita. D’altronde le sorelle servono anche a questo, no? Non glielo dico mai – conclude con un sorriso – ma è una delle persone più importanti per me, qui e nella vita”.

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