Dalla salvezza in Serie A conquistata nei playout con una gara tutta in rimonta, alla possibilità di giocare per lo scudetto in qualità di vice-allenatrice dell’Under 19 dell’Audace Verona. La stagione sportiva di Arianna Pomposelli continua, ma – prima di guardare avanti – è doveroso tornare lì dove tutto si è concluso nel miglior modo possibile.
“Forse i tre gol più belli della mia vita, sul 6-4 ero su un altro pianeta– sorride la giocatrice ripensando al match di ritorno con la PSB Irpinia. – Avevo dormito male nei due mesi precedenti, giocare per mantenere la categoria è molto più tosto emotivamente che scendere in campo per vincere qualcosa e poi è stata una partita spettacolare: sul 3-1 per loro (4-1 parziale), ho detto a tutte che ce la potevamo ancora fare, ma è stata tutta in rincorsa fino a quel 4-4 che ha un po’ cambiato l’inerzia. Una volta fatto il 6-4 sono corsa da mia madre, ci siamo abbracciate forte e mi ha detto di tenere duro. Mancavano solo 3’. Sono rientrata in campo che piangevo e non ho più avuto il coraggio di guardare il cronometro. In realtà – sorride – non ho capito più niente: non mi sono accorta del rosso a Ribeirete e non mi sono accorta che fosse finita, finché non ho sentito la sirena. È stato tutto incredibile. Se fossero serviti 10 gol, li avrei fatti tutti e 10 per questa squadra”.
E con queste immagini ancora negli occhi, Pomposelli cambia vesti e diventa guida tecnica di una Under 19 che ha già fatto sognare a Molfetta col raggiungimento della finale a discapito del Bitonto, proprio la stessa avversaria che le rossonere ritroveranno anche a Salsomaggiore.
“Noi le conosciamo e loro ci conoscono, ma a prescindere da questo arriveremo alla competizione in modo diverso: prima di tutto, abbiamo già superato in Puglia la fase di rodaggio e – in secondo luogo – abbiamo nello zaino più tempo trascorso insieme per la preparazione di una competizione nazionale. Esserci è già un grande risultato che evidenzia il lavoro svolto da Marta Zanetti, da Irene Tombola come collaboratrice e da uno staff che mi aiuta a vedere la stessa situazione da più punti di vista, oltre che delle ragazze che ci stanno mettendo impegno e costanza. In questo tempo, io le ho guardate da lontano, ma negli ultimi due mesi abbiamo lavorato in pianta stabile e c’è tanta fiducia”.
In rosa giocatrici dal 2007 al 2003 unite dalla stessa voglia di crescere insieme.
“Si sostengono e aiutano continuamente, hanno un modo sanno di vivere il gruppo che è indice del fatto che si lavora bene sotto tutti i punti di vista: tante di loro assaggiano il calcio a 5 per la prima volta e poterle guidare in questo percorso mi riempie di orgoglio ma anche di responsabilità”.
Per loro un cammino che inizia, per Pomposelli una strada ben tracciata: dal progetto Be Brave al ruolo di allenatrice dell’Area Centro Nord nell’edizione zero della Futsal Future Cup, la numero 2 rossonera continua a seguire le orme di papà Alessandro.
“Ho sempre allenato settori giovanili, fino all’Under 17 maschile a Roma. Ma quello che mi dà allenare questi diamantini grezzi è impagabile: loro si emozionano, ma la realtà dei fatti è che sono io la prima ad emozionarsi. L’anno scorso, dopo il primo gol segnato a Salsomaggiore, Gaspari è corsa in panchina ad abbracciarmi e lo stesso ha fatto Zandonà in Coppa Italia, in entrambi i casi mi sono emozionata e caricata con loro. Di solito si festeggia sul parquet, invece questo gesto mi ha fatto capire che quello che cerco di trasmettere, arriva in modo diretto. Mi piacerebbe riuscire a formare giocatrici pensanti, dar loro tutti gli strumenti necessari, perché poi in campo scendano consapevoli dei propri mezzi e con un zaino con qualche arma in più da usare nel momento del bisogno. Imparano e crescono ed io con loro, con la certezza che da Audaci quali sono daranno il 100%”.
Foto: Federica Arca (Audace Wave)