Futsal

Bergamo, Massimiliano Donadoni: “Super fiero di Erika e della squadra”

Donadoni

Anche lui ama il calcio e anche lui è stato centrale difensivo, “ma quando ero più giovane macinavo chilometri sulla fascia”, aggiunge sorridendo. Di padre in figlia, perché Erika Donadoni – ora capitano dell’Accademia Calcio Bergamo – sta seguendo esattamente le orme di papà Massimiliano.
“Sono un genitore iper critico – confessa -. In tanti le fanno i complimenti, io invece sono quello che vede il passaggio sbagliato e che difficilmente le dice brava, ma solo per non farla abituare e spingerla a dare sempre il meglio. In realtà, so bene quanto valga come giocatrice però la tengo sulle spine”.

Nel paese di Spino d’Adda, Erika è sempre stata l’unica ragazza a giocare a pallone.
“Di questo non ero molto felice, avevo paura che si sentisse un po’ sola. Le ho fatto provare basket, danza, ginnastica artistica, volevo che capisse bene quale fosse la sua strada, ma lei è sempre stata così testarda: se vuole una cosa, alla fine la ottiene. E contro tutto e tutti, alla fine ha continuato”.
È al Mozzanica, poi diventato Atalanta, che emerge davvero: tramite un talent scout che l’aveva nel mirino già da un po’, si aggrega alla sede di Trezzo e va avanti per 3 anni, fino all’Under 17. Non ci sono categorie successive, così Erika passa al calcio a 5.
“Sarò sincero, lo vedevo come uno sport di fine carriera ed invece mi sono dovuto ricredere: seguendo sempre Erika insieme a mia moglie, entrambi ci siamo appassionati. Io sono l’“hooligan” di famiglia, spesso in disaccordo con le scelte arbitrali: ogni tanto me la prendo anche con il mio migliore amico che, ironia della sorte, è arbitro anche lui… – ride -, mia moglie è una tifosa sfegatata ma più tranquilla di me. Cosa ci piace più del futsal? Che non è mai finita prima del triplice fischio, tutto può cambiare nel giro di pochissimo”.

E Massimiliano ha un esempio ben chiaro davanti agli occhi.
“Prendiamo la finale di Supercoppa. Poteva accadere tutto da un momento all’altro e infatti il titolo è arrivato nel giro di appena 10” nel secondo tempo supplementare, ad un passo dalla sirena”.
A segno Volpe e, un attimo prima, proprio Erika.
“È stata una delle volte in cui sono stato più orgoglioso di lei. Lì per lì ho semplicemente esultato, ma poi ci ho pensato a mente fredda e ho rivisto bene tutto quel che ha fatto a Genzano. Anche la finale di Supercoppa contro l’FB5 Team Rome è un bellissimo ricordo: nel primo tempo non tanto, ma nella ripresa è stata bravissima”. Tanto è vero che fu anche l’MVP del PalaBadiali.
“È tutto in vetrina in sala da pranzo: il premio di quel giorno e le medaglie vinte in questi due anni”, mi dice quasi senza farsi sentire. C’è un proverbio che dice: “i figli si accarezzano quando dormono”. E Massimiliano fa esattamente questo: forse vorrebbe urlarlo tutto quell’amore paterno, alla fine lo sussurra, ma non per questo il sentimento arriva meno forte, meno intenso.
“Ora sta prendendo la patente, ma anche quando sarà autonoma io la seguirò: mi piace trascorrere quelle due o tre ore al campo. Che si vinca o che si perda, conta solo che si diverta con la sua squadra. Se poi son rose, fioriranno: si allena duramente e gioca tanto, alla fine è sempre il campo che parla e che dirà fin dove può arrivare. Da genitore, sogno per lei la maglia azzurra. Sarebbe bellissimo, ma è giovane e deve vivere tutto in modo spensierato”. Che non vuol dire disimpegnato. “Anzi, credo proprio che quest’anno ci sia stato un salto di qualità grazie all’allenatrice: nonostante alcune partenze importanti, Caimmi è riuscita a compensare con la tattica. La strada è giusta, devono solo continuare a percorrerla”.

banner ok bergamo

To Top