L’Infinity Futsal Academy rallenta la capolista Med e sfiora anche il clamoroso colpo in extremis con Gloria Tomat, che chiude comunque il match con due gol e un assist nel 5-5 di rientro dalle vacanze.
“Era appunto una prova del 9 dopo le feste – spiega Fabio Coletto, preparatore dei portieri biancazzurro – ed è stata ben superata. Eravamo arrivati alla fine dell’anno con un po’ di stanchezza sia fisica che mentale, poi c’è stata l’ottima preparazione nella breve pausa e abbiamo ripreso con un pari a due facce: da una parte, sappiamo che si tratta di un risultato importante perché ottenuto contro la prima in classifica, dall’altra – però – eravamo davvero nella condizione di portarla a casa… Pazienza. Il nostro obiettivo ora è salvarci, ma soprattutto far crescere la squadra in tutte le sue componenti ed è esattamente quel che stiamo facendo. Se guardiamo alle prime tre in classifica, abbiamo ottenuto due pareggi e una vittoria: il passo tenuto fino ad oggi ci dice che ce la possiamo giocare con tutti”.
Un punto prezioso, quindi, che lascia aperta anche la possibilità di qualificarsi in Coppa Italia, ma ad una condizione: la vittoria col Pero, prossima rivale sul calendario.
“La striscia di risultati positivi inanellati nell’ultimo periodo dopo una partenza zoppicante e la posizione in classifica (quarta forza del girone A, con tre punti più dell’Infinity, n.d.c) ci dice che sarà un’avversaria molto dura e poi dobbiamo aggiungere il solito fattore trasferta al quale non siamo abituati e che ci crea ancora grosso stress emotivo. Sensazioni? Noi andremo lì a viso aperto e quel che deve accadere, accadrà. Se ripetiamo la prestazione di domenica, non dobbiamo avere paura di nessuno, ma sono già molto felice di noi: se mi avessero detto ad inizio anno che a fine girone di andata saremmo stati lassù, ci avrei messo la firma”, sorride.
Il ruolo è vicino a tutta la squadra, ma è con i portieri che Coletto vive il suo legame più intenso.
“Curare soprattutto mentalmente, e poi fisicamente, Silvia Avella ed Anna Campanaro (ex Grisignano, n.d.c.) mi mette tutti i giorni sotto gli occhi il motivo per cui ho scelto questa passione: per veder crescere chi ho davanti. Sia chiaro che non si pretende da nessuno la Nazionale, ognuno ha le proprie doti, ma è bello vedere le giocatrici riuscire ad esprimersi al massimo delle potenzialità. Silvia, ad esempio, viene da un infortunio alla spalla che l’ha tenuta fuori un anno: vederla domenica scorsa fare quelle parate che sono assolutamente nelle sue corde quando è in forma, mi ha dato tanta soddisfazione, perché so che ha superato quegli “spettri” di chi viene da un lungo stop. Anna viene dalla C, non aveva mai avuto esperienze importanti, ma è testarda, si impegna tanto e ha già ottenuto miglioramenti importanti. Entrambe seguono i miei consigli ottenendo i risultati sperati e questo, per un preparatore, è la miglior situazione possibile”.
Anche Coletto è stato un portiere, con molto genio e poca regolatezza.
“Inizialmente nel calcio a 11, poi, non essendo cresciuto oltre il metro e 75 di statura, ho dovuto necessariamente rimpicciolire la porta – ride -. Nei tornei estivi mi vedevo portato, poi sono passato nella Juniores del Cadoneghe con buone possibilità di finire in prima squadra in B, ma un po’ per problemi lavorativi, un po’ perché non avevo testa, non è successo e alla fine ho mollato. Quando ho ripreso, a 32 anni, pensavo di poter essere lo stesso di 10 anni prima, ma l’attimo era passato. Per questo alle mie ragazze dico sempre di avere testa e non farsi influenzare dagli agenti esterni: vivono una passione che ha solo lati positivi, devono alimentarla e godersela. Senza se e senza ma. Uno dei complimenti più belli mai ricevuti? Cicheri, nostro ex portiere, mi ha detto che le ho fatto tornare la voglia di giocare a certi livelli: era in un campionato amatoriale prima di passare all’Infinity. Con noi ha condotto una grande stagione e ha deciso la Coppa Italia a Brandizzo con una doppietta”.
E’ col Padova di mister Caporello, 6 anni fa, che inizia come preparatore dei portieri, ma tre stagioni dopo è il primo contatto per lo staff che Marta Carluccio ha in mente.
“La società era appena nata, non c’erano neanche i palloni. Ricordo che si è commossa quando ho detto sì: con quella risposta vedeva partire il suo sogno, è stato un momento molto intenso. Causa pandemia, il primo anno ci ha visti fare pochissimo, ma già dal successivo abbiamo messo tutto in bacheca”, dice con un pizzico di orgoglio.
Infinity ormai è un po’ come casa sua e in biancazzurro ha ricevuto sin dal primo giorno quel riconoscimento della figura professionale che il Consiglio Federale ha dato solo da pochi mesi ai preparatori dei portieri.
“Il mio piano di lavoro è coordinato con il lavoro della squadra, ma ho sempre avuto il giusto spazio ed è perfettamente compresa l’importanza di un’adeguata preparazione specifica di chi è in porta. Al contrario, non capisco come da altre parti possa essere ritenuto un aspetto secondario, soprattutto nel futsal, in cui un estremo difensore allenato è determinante. Tanto da arrivare a pesare per il 60-70% su un risultato. È evidente come sia un ruolo diverso rispetto al resto del gruppo, tanto a livello di gioco che mentale: se tra le giocatrici di movimento, ad esempio, il quintetto titolare cambia spesso, non è così tra i pali. Essere lì, richiede una forza interiore di un certo livello e coscienza delle proprie capacità. Capita un errore? Ti riscatti l’attimo dopo, per questo per me è il ruolo più bello di tutti. Posso sbagliare, nessuno è perfetto, ma tra un minuto sono di nuovo fondamentale: smorzare l’urlo di gioia dei tifosi avversari è una delle sensazioni più belle mai provate. È un peccato – continua Coletto – che nel femminile non ci sia preparazione tra le più piccole e che si arrivi ad un’età ormai adulta senza dei fondamentali che avrebbero permesso uno sviluppo diverso, se appresi prima. Per questo ho sposato il progetto dell’Infinity, perché – oltre a puntare sul sociale – si pone l’obiettivo di crescere in casa i propri talenti e di portarli su col tempo e con la dedizione. Acquistare la campionessa di turno, nell’immediato può anche darti qualcosa, ma il nostro sport ha bisogno di progettualità, di una mission seria e sostenibile, senza un solo passo che sia più lungo della gamba. Bisogna crescerà dal basso o la torre crollerà”.
