È sin dall’inizio della cavalcata in Serie A uno dei personaggi più in vista del Bitonto C5, dopo il presidente Intini e il direttore generale Cariello. Un personaggio che non viene dal futsal, che viene dal marketing e dalle sperimentazioni di internet applicato alle televisioni. Viene considerato l’inventore di alcune delle iniziative più riuscite legate all’immagine del Bitonto ed è sempre attento allo sviluppo del futsal femminile. Parliamo di Francesco Cambione, che abbiamo incontrato per un bilancio del 2022 del suo Bitonto e un punto sullo stato del futsal, del quale ci ha parlato con schiettezza e senza infingimenti.
“Direi che è stato un anno positivo. Abbiamo concluso al secondo posto a pari punti con altre due squadre la regular season e solo la classifica avulsa (3 pareggi e una sconfitta, n.d.r.) ci ha retrocesso al quarto posto e poi abbiamo disputato i quarti sia in Coppa che ai playoff. Fuori dal campo è stato un anno altrettanto positivo. Avevamo l’obiettivo di colmare il gap di visibilità del nostro marchio rispetto a quelli storici presenti nella serie A di futsal femminile. Abbiamo sempre dichiarato che il nostro obiettivo è entrare nel gotha del futsal italiano e farci riconoscere come tali. In questo senso, la brand awareness – sia on line che off line – è cresciuta in maniera esponenziale e non solo sul mercato italiano. Sui social il 24% del traffico complessivo proviene dall’estero, di questo ben il 16% viene dal Brasile dove viene condotta una specifica attività anche in considerazione della numerosa pattuglia brasiliana nel roster che attira molti appassionati da alcune regioni del Brasile. Nelle scorse settimane abbiamo avviato la “Wordwide Campaign” che ha l’obiettivo di allargare i confini di “visibilità” del marchio Bitonto C5 puntando sia sugli emigrati italiani che sui nativi. Ritengo che in questo processo siamo in anticipo rispetto alla time line disegnata due anni fa e questo è merito sia della società che della squadra. L’anno, poi, lo stiamo concludendo addirittura con una partita con una squadra con sui siamo primi a pari punti. Credo che il percorso stia continuando bene”.
Anche per il futsal in generale il quadro è roseo.
“Siamo usciti da un paio d’anni di chiusura totale, alcune iniziative della Divisione hanno sicuramente contribuito a far conoscere a tanti la bellezza del futsal femminile. La stessa partnership con Sky ha contribuito molto sebbene in tanti, secondo me, non abbiano ancora capito a cosa serve veramente. Vedo ancora pochi che pensano in termini di “sistema” e tanti che si fermano alla polemica del numero di passaggi Sky lamentando problemi con gli sponsor, dimenticando, per esempio, che gli sponsor di ciascuna squadra girano ugualmente, chiunque scenda in campo. La visibilità Sky va affrontata e gestita come sistema. In questo bisogna guardare alle altre Leghe che sono più avanti di noi e cercare di imitare il loro approccio”.
Tra le iniziative della Divisione, il progetto Futsal TV, piattaforma interamente dedicata al pallone a rimbalzo controllato.
“La creazione di una OTT è sul tavolo di tutte le leghe sportive. Il futsal ci arriva forse con un po’ di ritardo, anche se non bisogna dimenticare che già negli anni scorsi era possibile seguire praticamente tutte le partite di Serie A, in streaming. Piuttosto bisogna lamentare che, nel segnare la nuova strada, la Divisione non si è preoccupata di proteggere tutto il materiale degli anni scorsi, tanto che nessuno di noi può rivedersi, per esempio, una partita della passata stagione se non si è scaricato il file nei mesi scorsi. La nuova Futsal TV nasce, probabilmente, con qualche esitazione, è chiaro dove si vuole arrivare, vedo invece tentennamenti sulle strategie per arrivarci. Al di là dei problemi tecnici, inevitabili per una start up, non si può non sottolineare che la pagina Facebook ha soli 200 mi piace, rispetto alle decine di migliaia della pagina usata fino allo scorso campionato. La stessa obbligatorietà della registrazione al sito per vedere le partite andrebbe accompagnato con una strategia di marketing che spinga gli utenti a “desiderare” l’iscrizione al sito che non può essere solo la possibilità di vedere tutte le partite. Anche sulla disponibilità dei file ci sono criticità: noi avevamo ben due emittenti con copertura sovra regionale che erano interessate a realizzare dei format sul futsal partendo dalla trasmissione registrata della partita, ma i file non sono mai nella disponibilità delle società. E questo vale sia per gli highlights per il diritto di cronaca che per il file della partita integrale. In questo credo che le società e la Divisione debbano sedersi per definire insieme le regole di accesso e utilizzo di Futsal TV più performanti in termini di gradimento e di fruibilità dei contenuti. Ancora una volta: osservare quanto stanno facendo altre leghe può esserci d’aiuto. E gli sport a cui guardare sono gli sport che si giocano negli stessi spazi in cui giochiamo noi come basket, volley, handball, qualcosa dell’hockey”.
E mentre si guarda al futuro, la Nazionale – con tre neroverdi partite per Madrid – ha ben fatto contro la Spagna. Prima uno storico pareggio, poi una sconfitta a testa alta.
“Riguardo al mondo azzurro, vorrei analizzare la situazione dal punto di vista gestionale. Il problema della nazionale femminile non è legato alla squadra in sé, ma al complicato rapporto che esiste tra la Divisione e la FIGC. Rapporti che pare, per anni, siano stati addirittura inesistenti e fa viaggiare di fatto su strade parallele le attività del Club Italia con quelle dei campionati. Basta guardare il calendario di questo mese di dicembre: una tournée in Spagna della Nazionale che inizia subito dopo la Supercoppa e subito prima della Champions. Di fatto tutte le date sono state prese dai vari organismi senza consultarsi tra di loro. E questo problema penso può essere risolto solo attraverso l’ottenimento dell’autonomia dalla LND, la creazione di una Lega ad hoc che ci consenta di dialogare direttamente con Club Italia e pensare di pianificare tutta l’attività, anche quella giovanile. Non è accettabile che la Divisione lanci il progetto di crescita degli italiani e la nazionale femminile non abbia neanche la rappresentativa under19. Purtroppo, è un problema che non si può risolvere nel breve, ma necessita di gente che creda veramente in questo percorso e abbia competenze e capacità in grado di portare avanti la trattativa ai livelli più alti. In Divisione hanno iniziato a far cadere il muro creato, ora è il momento di iniziare a dialogare sul serio con l’interlocutore”.
Quale sarà, quindi, l’evoluzione del Bitonto all’interno della disciplina?
“Il mio oroscopo – sorride Cambione – dice che sarà un anno di crescita e quindi sono ottimista. A parte questo, sono molto fiducioso sullo staff tecnico, l’entusiasmo con cui sta lavorando, l’unità di intenti e il grande feeling che hanno creato con la città e i tifosi. Noi non dimentichiamo mai che il nome del progetto è “la squadra e la città”. La nostra avventura deve rappresentare un momento di crescita di promozione del nostro territorio. Quando siamo stati invitati dal Navalcarnero per partecipare al torneo che festeggiava il trentennale lo abbiamo fatto sia con i nostri partner tradizionali, ma anche e soprattutto con il nostro Comune portando sulle magliette i nostri monumenti più rappresentativi e il logo della municipalità. Resto fortemente convinto che in cittadine come Bitonto, squadre di eccellenza negli sport al coperto possano rappresentare un’occasione straordinaria di promozione del territorio e riuscire a creare una simbiosi fortissima con la gente. E’ da questo radicato convincimento che si sviluppa tutto il nostro percorso di comunicazione e di marketing: il progetto Bitonto, una volta maturo, deve essere in grado anche di produrre ricavi non solo dalla attività sportiva e dagli sponsor ma anche da tutte quelle voci che stanno diventando voci di ricavo importanti per le società sportive professionistiche. Così come deve essere una priorità, l’essere presenti nelle principali battaglie di valori, sulla parità di genere, contro qualsiasi forma di violenza di sottoposizione delle donne, nelle battaglie a difesa dei più deboli”.
A proposito di questo, il Bitonto è stato presente in prima linea in numerose attività negli ultimi mesi.
“Ci crediamo molto. Lo sport crea modelli da seguire e le nostre atlete sono dei modelli cui guardano soprattutto le bambine. La loro testimonianza diventa importante per riflettere su certi temi e su certe problematiche. Abbiamo partecipato con entusiasmo al progetto della Regione Puglia contro la violenza sulle donne (insieme al Bari calcio, Lecce Calcio, Flavia Pennetta e alcuni altri atleti olimpici pugliesi). Essere coinvolti in questi progetti significa che siamo credibili nel diffondere certi messaggi e che il lavoro che facciamo funziona e porta i suoi risultati. Esattamente come l’attenzione verso la scuola, con una presenza periodica delle nostre atlete in assemblee e dibattiti. Giocare nel Bitonto significa anche diventare un esempio e chi arriva non può non condividere certe battaglie”.
Bitonto come progetto a 360° e fortemente legato al tessuto sociale, così come voluto dal presidente Intini.
“Silvano è un vulcano di idee e progetti, con cui mi confronto ogni giorno ma non per farmi dire cosa fare, ma per avere gli spunti per pensare e progettare nuove cose. Una delle paure principali quando ho accettato il suo invito – racconta Cambione – era proprio quello di non essere abbastanza libero di progettare e fare. Invece la chiave del successo del Bitonto è proprio quella che mi e ci lascia liberi di pensare, creare, progettare e realizzare. In questo ho conosciuto un Silvano Intini che non conoscevo e che, nella capacità di delega, si dimostra essere un grande imprenditore. Lui è nei fatti il primo tifoso del Bitonto e come tale vive in maniera passionale questa esperienza ma poi sa separare il tifo dalla corretta gestione del progetto. Quando gli dissi: “l’obiettivo è diventare un modello nel mondo del futsal del domani”, pensavo mi guardasse male invece non fece una piega e rispose: “ok, vai e fai quello che serve”. Uno dei motivi per cui mi sono innamorato di questo percorso è stata quella risposta”.
Veniamo dunque agli obiettivi: perché idee, passione e sacrifici portano tutti verso una stessa direzione.
“Il nostro obiettivo è sempre fare bene e di divertirci facendo quello che ci piace. Molti sottovalutano che noi ci occupiamo di “intrattenimento” e in quanto tali noi dobbiamo cercar di allestire uno spettacolo che faccia divertire e faccia passare due ore diverse alla gente che ci viene a guardare. Se alla fine della stagione la gente ci riconoscerà questo, avremo raggiunto il nostro traguardo. Se poi mi chiedi se ci piacerebbe vincere un trofeo ti dico: chi si iscrive ad un torneo, sogna di vincerlo. Ecco, noi sogniamo un giorno di vincere. Ma che questo succeda domani o dopodomani è una cosa che nessuno di noi può prevedere. Quello che possiamo fare è impegnarci allo spasimo ogni volta. Poi raccoglieremo quello che ci siamo meritati”.
