Futsal

Accademia Calcio Bergamo, Riccelli e la Supercoppa-bis: “Per i miei genitori e per i nonni”

Da Falconara a Genzano. La “super-festa” dell’Accademia Calcio Bergamo non finisce mai, grazie al successo bis nel trofeo inaugurale della stagione. Un altro titolo in bacheca, il terzo in due anni: le rosanero continua a stupire persino se stesse, con un’altra prestazione da sogno contro le baby citizens.
“Quale Supercoppa mi rende più felice? Forse questa, perché ci siamo arrivate per merito completamente nostro. Sinceramente non ce l’aspettavamo – è il commento di Nicole Riccelli, una delle migliori in campo al PalaCesaroni – perché sapevamo sì della nostra forza e dell’ottimo lavoro che sta facendo mister Caimmi, ma c’era da fare i conti con le assenze delle Teani così come dall’altra parte mancava Praticò. Alla fine, è andata bene e siamo contentissime così, davvero, perché questo successo ci dice che a livello di gruppo ci siamo rinforzate”.

C’è un aneddoto che accompagnerà per sempre questa finale.
“La sera prima, il mister ci ha fatte riunire tutte in una camera per rifare i passi del balletto di Mercoledì della Famiglia Addams: questo compito ci ha confermato che se giochiamo a calcio e non siamo ballerine c’è un motivo ben preciso, siamo troppo scoordinate, ma ha portato bene e ormai ci toccherà ripeterlo ogni volta per scaramanzia – sorride -. Appena Caimmi è arrivata devo ammettere che ci aveva un po’ spaventate, ci sembrava troppo autoritaria: invece, la trasferta in casa Santu Predu ci ha permesso di conoscerla meglio e di unirci, mentre il balletto è stato il tocco finale. Caimmi una di noi”.

E a rendere ancora più bella la giornata, è stata la sorpresa di mamma e papà Riccelli.
“Non sai cosa hanno organizzato. Un mese prima dell’evento, hanno iniziato a parlare di un week end in montagna proprio in quei giorni, sono partiti il venerdì e hanno iniziato a mandarmi foto di paesaggi innevati che in realtà ricevevano da amici, ma io ero sicura che non ci sarebbero stati. E invece, eccoli lì, ad esultare con me”.
Ma come si dice? Chi la fa, l’aspetti.
“Loro sono ripartiti in treno il lunedì, io la domenica con la squadra e poi ho raggiunto casa dei nonni a Milano, sapendo che tanto sarebbero passati di lì a riprendere la macchina. Quando sono arrivati, io ero con nonna Raffaella e nonno Damiano: gli avevo già messo la mia medaglia al collo. In fondo, questa Supercoppa è proprio per la mia famiglia, genitori e nonni”.

Solo Raffaela sa quanti danni ha combinato la sua amata nipotina, con un semplice pallone di spugna. E quando glielo nascondeva, ecco pronta una palla fatta di carta e nastro adesivo. Sapete com’è finita? Che alla fine la nonna si è messa a giocare a calcio con lei ed ora è la sua prima tifosa. Anche papà e mamma si sono convinti in fretta.
“All’inizio volevano che facessi la ballerina, ma tutto quel che sono riuscita a fare in quel campo è stata la famosa danza nella stanza d’albergo – ride -. Nel calcio, invece, sono sempre stata a mio agio. Ho iniziato intorno ai 7 anni, poi – durante una partita all’oratorio del mio paese col Pro Lurano– mi ha notata un osservatore dell’Inter, Lussana, ora una specie di zio per me e una delle persone che mi stanno più a cuore”.

Quindi Inter, Atalanta, Brescia, Cremonese e, a seguire, il fortunato incontro con l’Accademia Calcio Bergamo, prima a 11 e poi a 5, fino all’ultimo successo ai supplementari contro un Falconara mai domo.
“Ci è tornato il sorriso, dopo la delusione nelle fasi di qualificazione di Coppa Italia. Non essere passate ci aveva demoralizzate. È brutto uscire pur avendo altre due squadre a pari punto nel girone, ma ora attendiamo tutte il campionato per poterci riscattare: Santu Predu e Kick Off saranno partite molto sentite, da giocare al massimo delle nostre capacità”.


Farà lo stesso anche in Rappresentativa, dopo la convocazione condivisa con Donadoni e Volpe, e fa lo stesso nella vita: oltre al Bergamo, ci sono gli studi in Scienze Motorie e il lavoro come insegnante di sostegno, per non pesare sui genitori.
“Ma la parte più bella della giornata è sempre l’allenamento, ci penso sin dalla mattina. È una valvola di sfogo enorme e le soddisfazioni che sono arrivate mi fanno capire che valgo. Magari in futuro passeranno altri treni, ma io rimarrò sempre la stessa: quelle che mette testa in tutto che quel fa e quella che non si arrende mai, cercando di diventare qualcuno in questo sport”.
Proprio come ha fatto il suo idolo: Zanetti.
“Ho anche il libro. Per me è stato fonte di ispirazione. Ognuno ha la propria storia che può essere d’esempio per qualcuno. Per me c’è stato Javier e chissà che un giorno non possa essere il mio stesso percorso ad ispirare qualcuno che voglia avvicinarsi al futsal”, chiude Riccelli.

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