Compagne di squadra, poi avversarie e ora allenatrici in Serie A. C’è stato un bellissimo incrocio, domenica scorsa, in Toscana: quello tra Pamela Presto e Cely Gayardo, due delle ex calcettiste più titolate, che si sono riabbracciate nel corso della quarta giornata, rispettivamente alla guida di Pelletterie e TikiTaka Planet. L’ultima volta insieme con la stessa maglia? Alla Lazio di Calabria prima e di D’Orto poi. Quattro titoli nazionali vinti a braccetto e una stima reciproca, che tempo e distanza non potranno mai scalfire.
“Le darei il mio ginocchio per farla giocare ancora un po’. I miei piedi no, perché non sono un granché – ride Presto. È la più forte che abbia mai conosciuto. L’unico ricordo triste che ho di lei, risale a quando è venuta salutarmi durante il mio ritiro in Nazionale per dirmi che partiva e non sarebbe più tornata in Italia. Smetteva di giocare e inizia un nuovo lavoro in Brasile. In quel momento, ho sentito un vuoto enorme”.
Ed invece, eccole di nuovo qua: avversarie legate da una stima infinita, in una sfida tutta al femminile vinta 5-3 (non senza faticare) dalle abruzzesi.
“Ho sempre rubato tanto con gli occhi dalle mie compagne e lei, senza saperlo, mi ha dato tantissimo. Come la descriverei? Intelligente, di grande personalità e pignola: se un’esercitazione non le andava a genio, era capace di chiedere spiegazioni per ore. Io mi avvicinavo e bisbigliavo: “Che ti importa? Andiamo a casa”. Lei niente, stava lì finché non ne capiva l’utilità”.
Anche miss Cely Gayardo ha parlato di questa insolita reunion.
“È stato un piacere immenso aver condiviso il campo con lei. È sempre stata molto brava a gestire qualsiasi problematica della squadra, sia a livello di gruppo che di organizzazione vera e propria, anche di trasferte. Qualsiasi imprevisto succedesse, lei era la prima a trovare le soluzione o almeno a provarci… Un leader che si è fatta sempre ammirare per il suo modo di essere e di fare. Ora siamo ancora colleghe, in qualità di allenatrici, e vederci alla guida di due squadre di Serie A non può che riempirmi di orgoglio”.