“4+1, quasi come al superenalotto”. L’irriverenza tutta romana di mister Daniele Chilelli non si smentisce mai, il primo a scherzare su se stesso. Se non fossero le giornate in cui è costretto ai box, sarebbe un bel gruzzoletto che di certo faciliterebbe le cose di tutti i giorni.
Ma ce n’è ancora una di gara da assistere dalla tribuna. Conoscendolo, tribolando non poco.
“Non poter essere in panchina è certamente un’assenza importante per la squadra” lui, che è anima e cuore della Lazio, penso. “Non credo sia determinate però”, si affretta a precisare.
“Stiamo attraversando il primo momento della stagione che, come si può evincere, non è dei più positivi.
Non parlo solo di risultati, perché a prestazioni, tolta la gara con il Molfetta, tutte le gare sono state giocate sopra la sufficienza. Il problema è che la rosa è ridotta e le giocatrici sono costrette a giocare in condizioni fisiche precarie e con grande sforzo.
Stiamo lavorando molto – continua mister Chilelli – sull’inserimento tattico di Jessica Marques, giocatrice di livello ma che non ha avuto, nel corso della sua carriera, una preparazione tattica altrettanto efficace. C’è ancora un gap da colmare rispetto alle altre, ma tutto è finalizzato a che questo si appiani il prima possibile”. Le difficoltà però non sono tutte qui. “L’assenza di Cecilia quella sì che è determinante. Dentro e fuori dal campo. Toglierla è come togliere Renatinha al Bitonto o Taty al Falconara”.
L’assenza del capitano biancoceleste è rumorosa, tangibile. “Lei è il nostro ago della bilancia. E’ troppo importante la sua presenza. Il recupero procede bene, ha fatto passi importanti in avanti, ,a la strada è ancora lunga. Il suo rientro dipenderà non tanto dalla terapia, ma da come reagisce Cecilia. Mese dopo mese vediamo che succede. Chiaramente sotto il profilo mentale è scarica. Non giocare e vedere le compagne in difficoltà non fa piacere a nessuno. Ma dobbiamo andare tutti avanti e cercare di fare il massimo.
Anche le ragazze, costrette a giocare tanti minuti facendo i conti con fisici messi alla prova, non sono al massimo del morale chiaramente. Non è nella nostra natura un minutaggio così alto, abbiamo sempre avuto rotazioni in grado di fare giocare tutte al meglio delle proprie capacità. Sono un po’ spente perché siamo in emergenza. Mi piacerebbe avere più risposte da loro – continua con franchezza Chilelli – anche se so che stanno giocando oltre i propri limiti”.
Cosa si fa quindi? “Si cercherà di arrivare a dicembre al meglio che riusciamo. Nella finestra di mercato invernale poi, cercheremo di aggiungere due pedine allo scacchiere. Anche in base alle condizioni di Barca, fondamentali per capire quali profili di giocatori siano più indicati. Per il resto, non posso dire niente alle ragazze”. Sempre tolta la gara con il Molfetta.
“Quella dovevamo vincerla ma così non è stato. Certo, riguardandola e facendo il conto dei tiri in porta realizzati, ci si sarebbe aspettati un risultato diverso. Ma, come si dice, si vince se l’attaccante segna e il portiere para e quella partita è stata carente da entrambi i punti di vista.
Altro discorso è la gara con il Pescara ad esempio, dove abbiamo fatto una buonissima interpretazione difensiva. Ma se ci facciamo gol anche da soli inizia ad essere complicato risalire. Al momento non siamo una squadra che può recuperare, anche dal punto di vista mentale. Perchè un autogol mina il morale.
Ancora, ripenso al Pelletterie. Li siamo arrivati in condizioni drammatiche. Senza Cecilia e senza Beita, le uniche due in grado di difendere con intensità. Inoltre le gigliate sono una buonissima compagine che credo toglierà tanti punti a molte squadre, soprattutto in casa propria. Mi piacciono le interpreti che hanno e mi piace molto Pamela Presto come mister. E’ migliorata moltissimo. Secondo me sarà la squadra rivelazione del campionato”.
Dalle squadre affrontate, si arriva ad una considerazione generale del campionato. “Molto equilibrato. Credo che Falconara, Tikitaka e Bitonto abbiano una marcia in più, con un Pescara sempre da prime posizioni. Poi ci sono sei-sette squadre che ballano sullo stesso livello. Penso a noi, al Rovigo, alla Kick Off, allo stesso Tombolo che ha una squadra quadrata, un buon portiere, giocatrici d’esperienza e un allenatore bravo. Credo che possono puntare a più della salvezza. In questa fascia inserirei anche lo Statte. Senza Renata e Mansueto ha perso il gioco sul pivot, suo marchio di fabbrica, quindi è costretto a riiniziare da capo con una nuova impostazione tattica. Inoltre hanno perso tutte le italiane”.
Sulla questione italiane, giovanili e Nazionale, mister Chilelli ha un pensiero preciso e nessuna voglia di compiacere nessuno. “Per quello che riguarda la nostra under 19, abbiamo letteralmente ricostruito grazie a Giorgio Regni. Sono contento perché abbiamo ringiovanito una rosa composta da ben 18 giocatrici. E’ ancora tutto da scoprire e sono curioso di farlo. Non c’è nessun obbligo di vittoria se non quello della crescita, anche se non si scende mai in campo per non vincere quindi cercheremo di arrivare fino in fondo in ogni competizione sia in U19 che in prima squadra.
Sarà certamente più complicato.
Paradossalmente c’è carenza di giovani italiane nel Lazio, il che ci porterà ad affrontare diverse trasferte, la prima proprio contro il Pelletterie. Così diventa impegnativo anche dal punto di vista economico ma è giusto investire come loro chiedono e puntare sul giovanile.
Anche se, di Barca e Grieco non ce ne sono più. Loro sono figlie di un futsal iniziato da piccoline, oggi i primi approcci sono da adolescenti e la differenza è sostanziale. Purtroppo, l’italiano medio ha un livello scadente e di questo ne risente anche la Nazionale.
Guardiamo i risultati del Main Round. Non ci siamo qualificati nonostante la grande presenza di oriunde senza le quali, va detto, probabilmente non avremmo neanche partecipato a questa fase di qualificazione. Ma se siamo usciti nonostante loro, allora tanto vale provare a dare più fiducia alle italiane che abbiamo. Secondo il mio parere, Renatinha è l’unica che dovrebbe far parte di questa Nazionale. Non ci mancano gli interpreti credo. Penso ad esempio che se Roberta Giuliano giocasse con il Falconara, farebbe qualcosa come 30 gol. Putroppo, a mio avviso, stiamo facendo il percorso della Nazionale maschile ma al contrario”.
Per un momento immagino mister Chilelli alla guida delle Azzurre. “Non lo immaginare perché non è concepibile per come sono fatto io” ricevo come risposta. “A me piace allenare, vivere la squadra, il campo. Non riuscirei ad essere un selezionatore, uno che vede la propria squadra solo due volte l’anno. Se fosse possibile fare tre o quattro raduni ogni due mesi allora sarebbe diverso, ma non è così e secondo me, così non si può andare da nessuna parte. Non è questione di giusto o sbagliato, ma di mentalità. E la mia è questa”.
Pungente e senza mezzi termini, Daniele Chielelli o si ama o si odia. Sicuramente però, senza la sua Lazio il campionato come lo conosciamo non sarebbe lo stesso. “Siamo una squadra che ha abituato a sorprendere e vogliamo continuare a farlo. Sono contento del livello del campionato che regalerà partite sempre avvincenti, anche se sono e siamo ancora feriti per la questione Coppa Italia. Che non sia più Final Eight ma Final Four è una questione amara da mandar giù, ma – conclude – abbiamo detto che sappiamo stupire e faremo di tutto per regalare sorprese”