Si interrompe in trasferta, contro il neo-promosso Futsal Irpinia, il buon momento di un’Audace Verona che finora aveva ceduto solo all’armata del Bitonto. Una frenata che nessuno in casa rossonera si aspettava, ma sulla quale ragionare per riassestarsi in vista dello scoglio pescarese.
“Partita di difficile interpretazione con errori individuali e tecnici generali che ci hanno penalizzate – dice lucida Benedetta De Angelis. – Sappiamo di aver fatto una partita molto al di sotto delle nostre possibilità, ma – allo stesso tempo – sappiamo anche di non aver raccolto nulla rispetto a quanto creato. Da parte nostra, sia come giocatrici che come staff tecnico, c’è forse il deficit di non aver potuto lavorare al completo per assodare determinati meccanismi e mettere in pratica quanto preparato, fattore che su una squadra fondamentalmente rinnovata ha sicuramente influito. Un campionato è fatto anche di passi falsi, ma sono molto fiduciosa perché stiamo lavorando bene e sono certa che a breve verrà fuori l’identità, di gioco e di squadra, che il mister sta cercando di definire e di trasmetterci. Per il terzo anno consecutivo, infatti, stiamo cercando di ripartire ex novo: squadra (quasi) nuova e staff nuovo implicano cambi di regime e basi diverse da costruire insieme, con serietà e dedizione. Tuttavia, anche se negli anni alcune cose possono e devono cambiare, quel che rimane e rimarrà sempre costante è l’umiltà dell’Audace, sapere di non essere più una matricola ma avere la consapevolezza di lottare in una fascia di mezzo particolarmente ampia: lì ci rosicchiamo punti a vicenda, cercando poi di andarcela a giocare con squadre più avanti rispetto a noi”.
Tra queste, al momento, c’è appunto il Futsal Pescara Femminile vice-campione d’Italia.
“Non entreremo in campo sconfitte, anzi. Mi aspetto una partita come sempre ostica, qualche colpo duro, Ortega che infila il 2-1 di punta proprio in extremis – sdrammatizza con una risata il brutto ricordo della scorsa stagione – ma una bellissima gara. Loro hanno una rosa più lunga e una base tecnica più elevata, ma – in quanto ad indole – siamo sulla stessa lunghezza d’onda”.
-“Che ha fatto il Pescara?”
Quando Benedetta decideva di stuzzicare nonno Edmondo, era questa la domanda di rito.
“Solo quella squadra gli ha dato più dispiaceri di me – sorride -. Ogni volta che tornavo a casa, mi chiedeva se avessi segnato e puntualmente gli rispondevo di no. Il mio rammarico più grande è quello di non essere stata un grande capocannoniere, perché il suo unico parametro era il gol. Il resto non contava. Si deve anche dire, però, che il magro bottino non era mai dovuto a me: o era colpa del mister che non capiva niente o delle compagne che mi passavano male la palla. Ci penso sempre, quando gioco: lui mi ha regalato il primo paio di scarpe da calcio, le Pantofola d’oro gialle, e accompagnava me e i miei fratelli a scuola calcio. Ci portava con la Nissan Serena 8 posti di mio padre e tornava indietro con la macchina piena di amici da riportare a casa, fungeva praticamente da pulmino. Era molto conosciuto, un po’ per questo e un po’ per il suo modo diciamo veemente di inveire contro gli arbitri – sorride ancora -. Anche quando la vecchiaia si è manifestata con la sua faccia più brutta, il suo sguardo non è mai cambiato: “Ecco la Cicinella”, mi diceva. E si illuminava”.
Foto: Federica Arca (Audace Wave)