“Attendevo dal 1998, era ora che si arrivasse a questo riconoscimento”. A parlare è Antonio Sergio della Rovigo Orange e la svolta epocale che lo rende (per ora) felice è il riconoscimento della figura di preparatore dei portieri all’interno dei quadri programmatici del Settore Tecnico della FIGC. Ma cosa cambia, di fatto, per questo tipo di ruolo? Quali sono i benefici?
“Bisogna vedere tante cose, ora è come quando vai a fare uno scavo archeologico: c’è lo scavo del 2000 e togli il primo strato, poi quello romano, ma per arrivare a quello etrusco devi scavare ancora tanto. Voglio dire che bisogna capire fino a quali fondamenta voglia arrivare la federazione. Perché questo riconoscimento sarà utile soprattutto ai livelli giovanili, quando si mettono le mani su atleti in formazione – che magari vengono dalla pallavolo o dal calcio a 11 – e si possono fare danni enormi, senza la dovuta preparazione. Andare a correggere dopo è un impegno enorme, oltre che non sempre efficace. Per troppo tempo questa figura è stata sottovalutata: basti pensare all’Arzignano vincitore dello Scudetto con Lucio Solazzi. In porta c’era Caio, portiere della Nazionale, e lo allenava un calcettista: Marcio Brancher, icona del futsal in attività fino a 50 anni in A2, ma comunque un giocatore. Oppure pensiamo ai corsi di settore, l’esplosione c’è stata col lock-down e i corsi da casa, ma per troppo tempo è stato tutto sottovalutato. Si preferiva adattare un giocatore già presente in corsa, piuttosto che investire su una figura di ruolo”.
Non ha avuto dubbi, invece, la Rovigo Orange nell’investire ancora su “Tony”, così come lo chiamano in società. “Mi ha fatto molto piacere perché, anche se ci chiamiamo in altro modo, le persone che compongono lo staff sono sempre le stesse e credo che sia proprio questa la nostra forza. Lavoriamo con serenità, ci aiutiamo a vicenda e da quest’anno c’è Alessio Bianco che mi darà una grossa mano: l’unico problema è che affrontare due pause di campionato proprio all’inizio significa dover riprogrammare costantemente gli allenamenti, non avere continuità si paga.
Ma per il momento le statistiche di gara mi dicono che la difesa sta reggendo bene, mentre manca ancora qualcosina in fase offensiva”.
Rovigo Orange con l’”X Factor” dopo tre partite, un andamento che Sergio analizza a 360° e ritiene sostanzialmente in linea col calendario affrontato.
“Con il Pescara è finita a reti inviolate per meriti di Nagy e Sestari, ma non mi sarei stupito se fosse stato un 2-2 o magari 3-2 per noi. Pari anche con la Vip ed è un risultato che ci può stare: hanno allestito una buona squadra con tante ex Padova e la nostra ex Troiano, molto importante anche nello spogliatoio, hanno entusiasmo e tra i pali c’è Denise Carturan, portiere con grandissime qualità che seguo sin dal regionale. E infine 2-2 con lo Statte, squadra che non mi è affatto dispiaciuta e che ha perso solo una volta perché De Berti ci ha messo davvero tanto del suo”, sorride Sergio.
Questo il bilancio del primo mese di gare ufficiali, ma quel che interessa – in fondo – è sempre la corsa sul lungo termine.
“Parto dal concetto-principe che è la salvezza, anche se – guardandomi intorno – la priorità è concludere il campionato, cosa che non riesce a tutti. La questione degli stipendi arretrati o addirittura mancanti alle giocatrici, ad esempio, dovrebbe essere centrale per il movimento. Per questo alla Rovigo Orange mi sento a mio agio: c’è un’idea ben chiara delle risorse disponibili e di come impiegarle. Non è stato facile allestire un roster quando tutti si erano già mossi, ma sono sicuro che sia stato fatto il massimo: attendiamo che anche le giovani finiscano il rodaggio e poi gireremo al completo, dando fastidio a tutti”.
Foto: Alessio Monaco Photography
