Esordio senza subire gol in casa delle vice-campionesse d’Italia. Per Tünde Nagy una “prima” da incorniciare con la nuova maglia della Rovigo Orange, società scelta proprio quest’estate dopo aver difeso la porta dell’Audace Verona nell’anno dell’arrivo in Serie A. Il “köszönöm” (grazie) è stato reciproco tra l’ungherese e il club, ma ora il presente è tutto neroarancio.
“Ho apprezzato tanto l’ex Granzette come avversaria: è una squadra grintosa, che lotta sempre fino alla fine. Credo che tutti ne abbiamo rispettato il carattere. È stato bello giocarci contro, ma ad un certo punto – sorride – mi sono chiesta come sarebbe stato giocarci insieme, ed eccomi qui: volevo vedere cosa avrei provato a stare dall’altra parte. C’è un gruppo di base già affiatato, ma ho visto grande apertura verso tutte le nuove”.
Secondo pareggio consecutivo per la Rovigo Orange, anche se il punto conquistato al PalaRigopiano ha tutto un altro sapore.
“Se dopo il 3-3 con la Vip ci era rimasto l’amaro in bocca perché ci aspettavamo qualcosa in più in un derby con tante occasioni non concretizzate per fare bottino pieno, a Pescara abbiamo avuto una sensazione completamente diversa: probabilmente c’è chi firmerebbe per un pari su quel campo, ma – sorride Nagy – se andiamo a rivedere la partita, ci è mancato solo un pizzico di fortuna in più. Sestari ha fatto 2/3 interventi stratosferici e ci ha negato la vittoria, anche loro hanno avuto la possibilità di spuntarla: nel complesso – però – è stata una bella prestazione da parte nostra”.
Bene così, in attesa di poter gioire a pieno per la prima volta in questo campionato. Magari davanti al proprio pubblico. Magari proprio contro una grande squadra come lo Statte.
“Sarà una bella sfida per noi, perché è vero che qualche pezzo da 90 è andato via, ma gli arrivi di Bruninha, Nona e Guti hanno sicuramente ben compensato. Quello che faremo sarà concentrarci unicamente su di noi, correggere gli errori e impegnarci, sperando nel miglior risultato possibile da condividere con chi verrà a sostenerci. Il ballottaggio tra i pali? Non è affatto un problema: se ci sarò io, darò il 200%; in caso contrario sarò comunque la più grande tifosa della squadra. Se ci penso bene – aggiunge Nagy con una risata – ho rischiato di prendere più cartellini gialli in panchina che in campo, da fuori me la vivo con troppa adrenalina”.
Ma oltre alla bandiera della Rovigo Orange, Nagy sventola con orgoglio anche quella della Nazionale ungherese che tra poco – così come quella Italiana – partirà per la qualificazione all’Europeo di marzo. Dopo aver saltato l’ultimo per una frattura allo sterno, la speranza dell’estremo difensore è di poter prendere parte al Main Round del Gruppo 4.
“Più lo spavento, che la pericolosità dell’infortunio – ricorda – ma purtroppo mi è costato la Final Four nella quale l’Ungheria era rientrata al posto della squalificata Russia. A breve ci saranno le convocazioni per la fase di metà ottobre e mi piacerebbe poter leggere il mio nome, anche se negli ultimi c’è stato un grosso cambio generazionale: rispetto alla “Notte magica” del 2015 ci sono solo 4 ragazze ancora in attività nella Nazionale, e tra queste ci siamo io e il capitano Adél Varga”.
Non è facile avere una lunga carriera in una terra come l’Ungheria.
“Ad una certa età è necessario lasciare il calcio a 5 e iniziare a lavorare, nessuno riesce a vivere di sport, se non in qualche raro caso nel calcio a 11, in cui qualche giocatrice riesca a ritagliarsi anche qualche ruolo nello staff, ad esempio come fisioterapista. Se ci fai caso, poi, non ci sono molte giocatrici ungheresi all’estero. A parte me e Moczik non ci sono altre presenze in Italia. Per questo mi ritengo molto fortunata: tra pochi giorni spegnerò 31 candeline e sono ancora qui, perché il futsal è la mia passione ed il mio lavoro”.
Foto: AGS e Alessio Monaco Photography
