Serie A

Susy Nicoletti: “Felice della scelta, così Marzuoli mi ha convinta a dire sì al Bitonto”

Bitonto, Nicoletti

Sua la prima rete in amichevole e ancora sua la prima rete in campionato, contro l’Audace Verona, sotto l’occhio di Sky Sport. Difficile immaginare una partenza migliore per Susy Nicoletti, ex capitano del Bisceglie ora in forza al Bitonto, ma la numero 5 – come d’abitudine – tiene i piedi ben piantati a terra. Lo ha fatto da quando quella terra diventava polvere sotto i suoi dribbling, continua a farlo ora che le viene chiesto di mettere ordine in difesa: un cambio ruolo interpretato alla perfezione già da qualche anno.
“Credo di aver iniziato discretamente, per me fare gol o meno non è determinante nel giudicare la prestazione. Ho commesso diversi errori, e ci devo lavorare tanto, sono una che pretende molto da se stessa. Però devo ringraziare di cuore tutte le mie compagne per l’aiuto e il sostegno che mi danno negli allenamenti, ho trovato un gruppo maturo e umile che vuole solo il bene della squadra”.

Attorno a lei tanti volti nuovi, si tratta di reunion – invece – con Gianluca Marzuoli, mister col quale condivide la vittoria della sua quinta coccarda. Caso unico nel panorama nazionale.
“Per quel titolo ci ringraziamo ancora a vicenda – sorride -. L’ho ritrovato in gran forma e molto carico. Il primo anno a Montesilvano era il primo in assoluto nel femminile e immagino che abbia dovuto affrontare diverse difficoltà, soprattutto nel rapportarsi col gruppo: noi donne a volte siamo proprio come complicare la vita agli altri… Adesso si vede che conosce l’ambiente e lavora in maniera più serena. Lo ammiro molto per la scelta che ha fatto, non so quanti avrebbero accettato una sfida così. Lavora su un filo sottile: se vince non avrà fatto niente di eccezionale, mentre se non dovesse vincere niente passerebbe per quello incompetente che non ha saputo guidare una squadra costruita per vincere. Come mi ha convinta ad accettare la proposta del Bitonto? Mi ha colpito proprio sul mio punto debole: “non ti sei stancata a lottare per la salvezza? Perché non proviamo a vincere un’altra Coppa Italia?”, tutto rigorosamente detto in abruzzese. Da quel momento ho capito che la voglia di tornare a provarci era più forte di tutte le difficoltà logistiche. Non finirò mai di ringraziarlo per questo”.

E grazie a quel sì, il suo percorso sportivo si è arricchito di altre due presenze fondamentali: quella di Silvano Intini, presidente neroverde, e quella di Paka Marques, preparatrice atletica anche della Nazionale brasiliana.
“Il presidente vive la squadra al 300%, non si perde un solo allenamento e, anche quando non parla, fa capire l’importanza di questo progetto per lui. È letteralmente di Bitonto e della sua gente. Ce lo ha detto il giorno primo: per lui conta solo che la gente che ci segua, si diverta e si senta orgogliosa della propria squadra. E poi Paka: non credo ci sia bisogno di aggiungere nulla sulle sue qualità come professionista, quello che vorrei rimarcare è infatti la sua qualità umana. Ci ha messe tutte sullo stesso piano, con lo stesso impegno ha lavorato con una giocatrice come Lu e con la giovane al primo anno in Serie A. Ha creato un ambiente sereno, dove si suda… e tanto, ma col sorriso. In cui al primo posto c’è la persona e poi l’atleta. Riesce a tirarti fuori delle cose che non pensavi neanche di avere, da vera motivatrice. Sinceramente non vedo l’ora che ritorni, anche se in realtà resterà – con tutto il lavoro che ci ha lasciato da fare – in qualche modo resterà sempre vicina alla squadra”, ride Nicoletti.
Guardo la sua carta d’identità e fatico ancora a crederci: 39 anni e 17 giorni di vantaggio su “the Queen” Lucilèia, la più esperta del gruppo di leonesse. Tra loro e alcune delle giovani leve bitontine ci sono circa 20 primavere di differenza.
“Non sono la più vecchia, l’hai sottolineato abbastanza? Scherzi a parte – continua Susy – in squadre ci sono delle future promesse davvero in gamba, soprattutto perché hanno la capacità di ascoltare i consigli di noi “diversamente giovani”: se comprenderanno fino in fondo la grande fortuna che hanno a potersi allenare e a vivere lo spogliatoio con persone come Lù, Renata, Carol e Diana, allora potranno veramente avere un futuro nel futsal. La differenza la fa sempre la testa, poi viene il talento”.

Anche lei è stata una promessa, capace di realizzarsi fino al punto da vestire la maglia azzurra e la fascia di capitano, sin dall’istituzione dell’Italfutsal femminile.
“Quando sento parlare di Nazionale, avverto una certa aria di sfiducia. Si sottolinea il fatto che siamo ancora dietro a squadre come Spagna e Portogallo, per esempio, ma credo che sia doveroso pensare ai passi in avanti compiuti e alle difficoltà, prima di tutto culturali, che sono state affrontate e superate. Altrove si gioca a calcio a 5 già nelle scuole, e questa non è cosa da poco. Nonostante i pochi raduni effettuati, io credo che la Nazionale in questi anni sia cresciuta tantissimo: c’è un gruppo giovane e allo stesso tempo esperto, capace di tener testa ad un determinato tipo di sfide, e – con Renatinha e Pato in particolare – c’è stato un salto di qualità non indifferente. Bisogna crederci e dare a questa Nazionale il tempo di dimostrare il proprio grande valore”.

 

 

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