“Benvenuta, era ora. Era l’ora migliore. Inaspettata”.
Avrà di certo dormito abbracciata alla coppa Silvia Praticò, fresca del titolo di campionessa d’Italia under 19 e di miglior giocatrice della stagione. Provate. Provate a chiederle come ci si sente il giorno dopo. Esattamente come quello prima, vagamente incredula ed estremamente felice. Anche se la sveglia suona per gli impegni universitari, gli stessi che l’hanno costretta a percorrere il tragitto che separa Città di Falconara e Salsomaggiore più di una volta.
“Non riesco ancora a crederci. Ma cosa abbiamo fatto?” Inaspettata, appunto. “Se mi avessero detto che la stagione sarebbe terminata così, non ci avrei creduto. Il fatto è che me l’hanno detto davvero e qualche dubbio, a 53 secondi dalla fine della finale contro la Kick Off, devo ammettere di averlo avuto. Cosa ho imparato quindi? A fidarmi di chi ne sa più di me, di chi ci vede meglio, più avanti degli altri e di me“.
La stagione delle baby citizens potrebbe entrare a far parte dell’epica sportiva nazionale: un gruppo estremamente eterogeneo per età, esperienza e provenienza, dislocato tra Falconara e Civitanova. Pendolare. Da zero partiva ma, in nove mesi, è arrivato sulla cima del monte del futsal giovanile. Come fosse una gestazione, una vita che prende forma, con tutto quello che ne consegue, soprattutto l’imparare ad essere. Con tanto di tribolazione finale, le “doglie del parto”, che diventano la più piacevole delle sofferenze davanti alla gioia che nasce.
Con buona probabilità, un giorno, potremmo incontrarla nelle corsie di un ospedale, con un camice bianco e un fonendoscopio al collo. Dottoressa Praticò, è per questo che studia. “Anche se da ragazzina studiare non mi piaceva per nulla. Poi, come fosse un momento catartico, ho capito cosa avrei voluto fare”. Oltre (e dopo) giocare a calcio. “Una serie di scelte sportive e di vita mi hanno portato fino a qui. Avere la possibilità di studiare e giocare praticamente nella stessa città non è cosa da poco.
Ci si stanca parecchio ma è anche un’immensa soddisfazione, soprattutto se tutti gli sforzi conducono a momenti come quelli di martedì pomeriggio. Non li dimenticherò mai, non potrò mai allontanare dalla memoria l’esperienza vissuta quest’anno, le sconfitte di inizio campionato, le velate parole di scherno sentite nei “corridoi” del futsal, la gioia incontenibile della vittoria. Siamo la squadra migliore d’Italia, quella che partiva più in basso di tutte, ci si può credere?”
L’Albo d’Oro non ha dubbi, Scudetto 2021/2022 U19 – Città di Falconara. “Posso solo ringraziare mister Mosca, senza di lui tutto questo non sarebbe mai accaduto. Ha avuto il coraggio di prenderci ad inizio stagione e portarci fino a Salsomaggiore una partita alla volta, un allenamento alla volta. Il lavoro che ha svolto è encomiabile, dando a noi più esperte un motivo per crederci anche quando i risultati non arrivavano e alle giovanissime gli strumenti per iniziare a costruire il loro percorso nel futsal. Se tutte continueranno non lo so, di certo quest’anno sarà una delle pietre d’angolo del loro cammino tanto sportivo quanto personale.
Assieme a lui – continua Praticò – più di un pensiero è per Anthea Polloni. Senza di lei avrei e avremmo potuto fare poco. In ultimo ma non per ultimo, tutto il gruppo. Dal capitano, Alice Sabbatini, alla più piccola, Sgariglia. Fossimo state un gruppo differente da questo, non staremmo qui a raccontare questa storia. Inoltre, personalmente, non posso che dire grazie alla prima squadra. Se non fosse per loro, compagne e mister, non sarei la giocatrice che sono, non sarei nulla e non starei qui a parlare con il tricolore sul petto. Il primo e non l’ultimo della stagione, spero“.
Infiniti sono i messaggi di congratulazioni e tanti, tantissimi, quelli che danno appuntamento ad un sogno ancora più grande: il double.
Perchè non è mai accaduto che la stessa società conquisti il titolo di campione d’Italia sia con la under 19 che con la prima squadra.
Ci proverà il Città di Falconara. Come dice Pereira, ha imparato tanto dalla sconfitta in gara -3 dello scorso anno e vuole dimostrarlo.
Scenderanno in campo sabato sera le ragazze di mister Neri, contro il Pescara, in quel del PalaRigopiano. Sarà di nuovo finale, come lo scorso anno. Stesso avversario, alla ricerca di un risultato diametralmente opposto. “La mia occasione, lo so bene, era con la under 19. Era in questa categoria che ero chiamata a fare la differenza e sono felice di esserci riuscita. Consapevole che avrei potuto fare meglio in determinate occasioni ma certa di aver dato sempre il massimo in campo”. I crampi, a 19 anni quindi si possono avere. “A fine partita dopo aver corso praticamente per tutto il tempo? Si, si possono avere“.
In prima squadra la musica è differente, lo sa bene Silvia. Una cosa non cambia: l’attitudine a dare tutto, anche dalla panchina. Un gruppo, una squadra, una vittoria, passano dal contributo di tutti e ognuno. “Vivere la Coppa Italia, festeggiarne la vittoria arrivata in quel modo, giocarsi la chance per lo Scudetto con un gruppo di giocatrici eccezionali, a vent’anni, non è da tutti. Mi considero fortunata. Molto. So bene che il minutaggio in prima squadra è inferiore per me, ho dei mostri sacri davanti. E’ sacrosanto. Ma quello che accade in questo gruppo è proprio questo, vivere insieme tutto quello che accade, sentirsi parte di una grande realtà, avere la percezione di scrivere assieme pagine bellissime di storia sportiva di Falconara.
La Calabria è nel mio cuore orgoglioso, ma è in questa e per questa città che do e diamo tutto ciò che abbiamo. Per questo sono convinta che sarà un’eccezionale finale scudetto, contro un degno avversario. Con il Pescara escono fuori sempre partite sensazionali e sono certa sarà così anche questa volta. Noi vogliamo vincere, ovviamente. Tutto quello che facciamo è in virtù di questo traguardo. E’ il momento più bello della stagione questo, nel quale si da fondo ad ogni riserva personale e di gruppo per assaporare ancora il dolce sapore della vittoria. Non sarà facile ma siamo il Città di Falconara. A noi – conclude la numero 5 – le cose facili ci annoiano“.
La festa, per ora è terminata. Silvia ha passato il primo esame da “grande” e io ho studiato.
“Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutt’e due gli occhiali da sole”.