C’è l’emozione della Coppa Italia, la prima per il Tkitaka Francavilla. Ci sono i chilometri che separano Piazza Sirena dal PalaDolmen. C’è la frenesia della trasferta, colma di speranze e aspettative.
Ma c’è anche la vita che scorre nonostante tutto e chiede di essere vissuta nel momento in cui si presenta.
E’ così, nella strada verso Bisceglie, a bordo del pulmino della squadra, con le sue compagne accanto, che Brenda Bettioli ha tenuto uno degli esami del suo corso di laurea. “Per entrambi gli appuntamenti – esordisce la brasiliana – non potevo decidere io. Erano date fissate in fondo. L’unica cosa che potevo fare era prepararmi per l’esame e per la Coppa” che, a pensarci, sempre di un esame si tratta.
Prove superate a pieni voti, anche se fermarsi in semifinale non ha fatto piacere a nessuno. Si è visto però un Tikitaka che non ne vuole sapere di essere una matricola. Ci sono voluti 24 rigori per decidere il passaggio del turno. “E’ stata la giornata più bella e più frustrante della mia vita sportiva al tempo stesso. Dopo il pareggio a due secondi dalla fine, di cui l’emozione ci ha totalmente travolte, ero convinta potessimo arrivare più in là. Forse quel rigore sbagliato è dipeso dall’aver pensato troppo alla sua esecuzione. Però è andata così. Si guarda, si impara e si va avanti“, poche parole per una dichiarazione cristallina di intenti.
Andare avanti significa affrontare nuovamente il Bitonto nei quarti di palyoff. “Credo sia la squadra che abbiamo incontrato più volte quest’anno“. Corsi e ricorsi cercando il passaggio del turno. “Sono felice di giocare contro di loro, perchè con le neroverdi è sempre spettacolo. Le partite sono difficili da giocare ma molto affascinanti, stimolanti e divertenti. Il pubblico credo lo abbia notato. L’obiettivo è chiaramente vincere, non si scende in campo che per questo, ma anche interpretare la gara nel miglior modo facendo una buona prestazione“.
Tornerà a disposizione Brenda, che ha saltato l’ultimo turno di campionato contro il Verona avendo esaurito il bonus cartellini. “Ho avuto la possibilità di guardare la partita da fuori e rendermi conto che si vedono cose completamente differenti rispetto a quando sei in campo. Un’esperienza utilissima per avere un’idea ancora più precisa di cosa siamo, come giochiamo e cosa e dove possiamo migliorare“. E’ proprio sul cambio dei punti di vista che si potrebbe giocare una partita vincente secondo Brenda. “E’ utile per noi giocatrici riuscire a pensare in modo slegato dal nostro ruolo, avendo una visione complessiva più ampia. Apre ad un ventaglio di soluzioni creative e funzionali e allena il cervello a non adattarsi ad un’unica realtà.
Credo che questo valga in tutti gli ambiti. Una specializzazione troppo grande è controproducente, non facilita il pensiero elastico e rischia di rinchiuderti nel tuo mondo pensandolo l’unico possibile. In sostanza, non aiuta il confronto, fattore centrale per lo sviluppo del gioco, della squadra, dello spogliatoio, della vita in genere”. Un futuro futuribile, nel quale tutto torna utile. “Sono fisioterapista, mi piace il mio lavoro, ma non mi dispiacerebbe allenare in futuro, stare dall’altra parte della riga bianca della banda laterale. Mi ci vedo, sto studiando anche per questo in fondo” E allora ben vengano gli esami in pulmino e il tempo a disposizione gestito nel modo più intelligente possibile.
Ma, siamo alla vigilia dei quarti di playoff dicevamo, con davanti ancora il Bitonto. E Zeudi Papponetti in meno. “L’infortunio occorso a Zeudi mi ha coinvolta emotivamente domenica. Siamo tutti parte di un grande gruppo e quando accadono cose così non si può rimanere indifferenti. Lei però è giovane e capace e so che rientrerà più forte di prima. Per il resto, stiamo bene. Abbiamo tutte una grande voglia di affrontare la parte di stagione più difficile e bella. Quella che conta e quella per la quale ci siamo tanto preparate durante l’anno. Spero i tifosi riempiano il PalaRoma domenica, e facciano altrettanto nella gara di ritorno. Dobbiamo prenderle con estrema convinzione e serietà, ma anche con tanta leggerezza, perché stiamo facendo ciò che più ci piace, siamo fortunate e dobbiamo esserne grate“.