Serie C

Omar Dal Maso: “Serie C veneta livellata verso l’alto, ma poca attenzione ai vivai”

Ultimi spiccioli del campionato di serie C veneto. Il torneo avanzava due recuperi che puntualmente si sono disputati: in un paio di giorni il Dueville ha affrontato il Cus Padova con il pareggio 3-3 finale con reti di Rebecca Bergozza, Maria Elena Casa e Maria Brazzale da una parte e bis di Laura Perozzo e gol di Gloria Prando dall’altra) e il derby col Noventa, in cui le dreamine sono state sconfitte di misura: 1-2. A a segno Michela Rama per il Dream Five, Francesca Basso e Federica Mutta per le noventane. Nessuna post season in regione. Infinity mattatore di questa stagione alla Final 4 di Coppa Italia e Hurricane che si giocherà i play off nazionali per un posto in A2.

OMAR DAL MASO Al termine del campionato abbiamo rivolto alcune domande al tecnico del Dream Five Dueville: Omar Dal Maso.

Ciao Omar che bilancio trai da questo campionato? Quali squadre hanno a tuo parere soddisfatto le attese della vigilia e quali invece avrebbero potuto fare di più? Qual è la tua opinione su questo equilibrio?

“Da parte in causa è sempre un po’ antipatico dare giudizi, quindi parlo solo di impressioni a titolo personale. Di sicuro, pur senza definirla squadra rivelazione, direi che l’Hurricane ha completato una stagione da lode ed è stata l’unica rivale effettiva dell’Infinity: senza questo exploit duraturo del club trevigiano la vincitrice avrebbe alzato il trofeo a due terzi del torneo. In tutta onestà mi aspettavo Cus Padova e PSN come principali outsider del quintetto governato da Marta Carluccio, ma l’Hurrycane di Ermes Tondato forse era quello che conoscevo meno nel lotto delle partecipanti, pur conoscendo il valore dell’ex Sanve Mille. Magari qualcuno pensava a una frenata da parte loro, vista la rosa corta, ma l’affiatamento e la compattezza oltre alle qualità delle singole, credo abbiano tenuto alto morale e ritmo fino al meritatissimo pass per i playoff. Poi va lodato il percorso dell’Annia, che ha sfoderato un girone di ritorno strepitoso: bravo Veneran e tutte le ragazze veneziane. Riguardo alla leader, l’Infinity, ha sicuramente soddisfatto le attese di cui parli, ma lo ha fatto con un’autorità tale da rendere quasi ingiocabile il confronto, almeno per noi, che pecchiamo di inesperienza e di “chili” da mettere nell’arena agonistica. Questa squadra mi ha dato l’impressione di non aver alcun punto debole: chi ha fatto punti contro Turra e compagne deve essere stato per forza nella propria giornata migliore, e viceversa in casa Infinity. Poi, giocare contro di loro è come avanzare sapendo di dover superare due portieri: uno di ruolo, e l’altro Lory Turetta specializzata a “parare” gli assist delle avversarie. In certi momenti credevo di vederci doppio, invece era sempre lei a chiudere da ogni parte.

Comunque è stato un campionato sui generis, o meglio dire strampalato, tra stop e ripartenze che hanno scombussolato i valori in campo: ma è stato bravo chi si è saputo adeguare in tempi rapidi, cosa che la mia squadra invece non è riuscita a fare, tardando a recepire le necessità di dover mettersi a confronto non più con il livello medio della serie C pre-Covid – il nostro primo anno da “adulte” per quanto giovanissime, che stava procedendo ben oltre le aspettative – ma con una serie di club strutturati e con una sfilza di giocatrici provenienti dal nazionale. La serie C si è livellata verso l’alto, chi era rimasto in piedi ha costruito rose con ambizione, ha catalizzato verso di sé le giocatrici migliori e tante tra quelle che prima erano “da serie C” e giocavano abitualmente non hanno trovato nemmeno spazio. Non nascondo che trovarci di fronte una Gloria Prando, una Lorena Turetta o una Valentina Laurenti per citare qualcuna tra le big contro le “Dreamine” che vengono ad allenarsi ancora accompagnate da mamma o papà in macchina prima di prendere la patente, fa un certo effetto. Ma è stata un’occasione di crescita ogni volta.

I verdetti di classifica sono chiari, certo, e rispecchiano quanto visto in linea di massima. Il generale equilibrio lo dimostrano ad esempio l’altro numero di pareggi che noi come Dream Five Dueville e Real Grisignano abbiamo fatto registrare nell’arco del torneo: 7 segni X a testa. E da notare come questo “record” sia condiviso da una squadra nel lato destro (noi) della classifica e da una nel quintetto delle migliori. Poi ricordo che nelle prime giornate si era capito subito che ogni match sarebbe stato aperto a più risultati: nelle prime tre giornate ben 12 incontri su 15 si sono conclusi con scarto di massimo un gol. Sono dati molto indicativi.

Cosa può fare il movimento del futsal femminile veneto per aumentare il numero di squadre iscritte, per far ripartire il movimento giovanile e per essere protagonista anche ai vertici del nazionale ?

C’è un altro verdetto, però, ancora più chiaro ed esplicito, e cioè che il movimento femminile veneto è in crisi cronica, e lo dimostrano le sole 10 squadre iscritte in serie C. Non è disfattismo, sono dati reali. La contrazione da 15 a 10 club al via , che segue a quella della scomparsa del primo scalino della serie D – complice il varo dei campionati nazionali – e l’azzeramento del giovanile rosa in Figc ormai non è più un campanello d’allarme, ma un requiem. Troppo facile dire “colpa della pandemia”, non è affatto così, basta parlare con chi ha chiuso i battenti. Si paga il vuoto assoluto degli investimenti di tempo e risorse nei vivai, la mancanza quindi di ricambio e si nota nelle distinte di gara in C per l’età media. E’ possibile che noi a Dueville siamo gli unici a presentare un team di età media sotto i 23 anni, 20 e mezzo nel nostro caso a inizio stagione? Per fortuna, almeno, ci sono società venete che hanno cominciato a seminare, come Cus Padova tra quelle di serie C, ma per 10 anni ormai si è trascurato questo aspetto e gli effetti sono gli occhi di tutti. Con il risultato che il calcio femminile ha più appeal tra le ragazzine per le riforme e gli investimenti fatti, mentre qui siamo fossilizzati, soprattutto per colpe o demeriti delle società che dovrebbero essere di “punta” in Veneto. Finché non cambierà la mentalità dei club di A2 e A1, che preferiscono ingaggiare una straniera spendendo 10 mila euro tra vitto, alloggio e compenso in 6 mesi anziché con lo stesso budget sostenere per un anno lo sviluppo di una squadra giovanile – e e ne avanzano pure per esperienza nostra… – non ci sarà un’inversione di tendenza. Sono gli stessi grandi maestri del calcio a 5 che poi vogliono portarsi in squadra le ragazzine più brave, magari gratis e pure vincolandole fino ai 25 anni come fossero una proprietà privata, promettendo mari e… minuti e poi le vedi a tenere la casacca delle compagne in panchina.

Nonostante bisogna essere propositivi. Le strade a mio avviso per migliorare la situazione, rispondendo alla domanda finale, sono quelle che abbiamo provato a percorrere a Dueville e dintorni: promozione nelle scuole, gratuita, andando classe per classe a far conoscere il futsal senza la pretesa di “monetizzare” poi con le iscrizioni. E poi dei camp estivi aperti a chi pratica anche altri sport, senza pretesa di esclusività. Si tratta di un impegno che però necessita di programmazione e “testa dura”, abbinando la figura degli allenatori a quella di animatori. Spero che un giorno venga istituito un corso per allenatori di calcio a 5 giovanile, fatto bene e con modalità diverse: si parla tanto di discriminazioni in più ambiti, ma quella di tenere corsi in certi orari preserali non discrimina chi svolge determinate professioni e non può certo prendersi due mesi di permesso per frequentarli? Siamo nel 2022, qualcuno deve svegliarsi. Infine l’atteggiamento di chi insegna è importante, non si deve mai perdere di vista che tra i piccoli chi entra in palestra a provare il pallone a rimbalzo controllato deve divertirsi prima di tutto, nel contempo apprendendo le basi e lo spirito del gioco di squadra e dello stare insieme.

Un secondo tassello indispensabile, secondo me trascurato, è quello di avvicinare e attirare le squadre del “sottobosco” dell’amatoriale per attrarle in federazione, ricostituire un primo livello di partenza accessibile come era la serie D, organizzato con cura e non con finali di campionato che si giocano nei campetti all’aperto dei villaggi turistici dove lo sport lascia spazio ad altre… priorità. Ci deve essere una sana competizione tra queste due sfere, e in FIGC si deve trovare il modo di offrire proposte migliori di quelle offerte dagli enti di promozione sportiva.”

Grazie Omar e buon finale di stagione con le tue squadre giovanili.

Articolo di Enrico Guidotti

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