Serie A

Marta Bernardelle: “Mi sento cresciuta, anno difficile ma formativo”

Marta Bernardelle

5 punti complessivi, 4 dei quali incamerati nelle ultime due giornate con tanto di pareggio contro il ben più quotato Granzette. Si è visto quando era ormai troppo tardi, il miglior Padova della stagione. Un paradosso a tinte biancorosse, al quale Marta Bernardelle – 5 gol in regular season e una nomination in Top 5 per chiudere in bellezza – prova a dare una spiegazione a mente fredda.
“Forse è scesa la pressione di dover fare assolutamente risultato e abbiamo pensato solo a divertirci, anche se – a dire il vero – avremmo potuto farlo anche prima. Si dice sempre che non è finita finché non è finita e davvero ci abbiamo provato fino all’ultimo, ma dentro di noi un po’ di consapevolezza c’era. Rimane sempre quella sensazione di “e se…”, quei ragionamenti col senno di poi che sono facili a campionato concluso. Ripeto, davvero ci abbiamo provato, ma la sensazione generale è quella di rammarico”.


Bel altra sensazione, invece, accompagna il racconto dell’excursus personale.
“Se all’inizio non sentivo molta fiducia, con l’arrivo di mister Campana c’è stata un’inversione di tendenza: ho avuto subito minutaggio già dalla gara interna col Tiki Taka e nel primo mese e mezzo ci siamo allenate fortissimo, alzando notevolmente lo standard, così come richiesto dalla categoria. Ci sono stati alti e bassi e qualche uscita di troppo, ma il fatto di essere rimaste in poche alla fine ha unito lo spogliatoio, il che non è affatto scontato, e ci ha fatto andare avanti. Una partita che ricordo in particolar modo? Quella col Pescara. All’andata non avevo neanche visto il campo, al ritorno è stata una di quelle in cui ho giocato meglio: sono così abituata a seguire le biancazzurre che non mi sembrava neanche di giocare contro avversarie, come magari mi succede davanti a Pato o Taty. È stato come giocare contro compagne di squadra che vedi tutti i giorni”.

Al club tricolore è legato anche un cimelio sportivo: la maglia di Amparo.
“Non l’ho neanche appesa per paura che possa rovinarsi, ma è ben protetta nell’armadio. Sono molto triste che abbia smesso, è stata la prima giocatrice che ho notato quando ho iniziato a guardare le partite di futsal. Non c’è un vero perché e a dirla tutta – sorride – anche a questo sport sono arrivata in modo casuale: giocavo da piccola con mio fratello, in seguito ho praticato pallavolo arrivando anche in Prima Divisione e poi, un giorno, mia madre – che nel frattempo era stata contattata da un suo amico, dirigente del Grisignano – tornò a casa dicendomi che il venerdì successivo sarei andata ad un allenamento. Non mi aspettavo nulla sinceramente, ma c’era Iturriaga che dirigeva la seduta ed è scattato subito qualcosa. Da lì, ho iniziato a seguire il calcio a 5 e Ampi, poi Ampi e ancora Ampi. Ma chi mi ha fatto crescere, oltre alla stessa Itu, sono stati anche Lovo e Kim Serandrei, che mi ha fatto esordire in A”.

E anche se Marta ha solo 20 anni è già ora di guardare alla prossima stagione.
“Prima di tutto attendo di capire quali saranno gli sviluppi del Padova, ma considerando che Ampi si è fermata a 36 anni, penso che sia bellissimo avere ancora tanto tempo davanti – sorride -. Penso di essere migliorata, non ho la pretesa di voler giocare stabilmente, ma quella di dimostrare di poter avere il mio spazio. Per il momento mi concentro sugli esami, poi vedremo. Peccato per la frequenza obbligatoria… Se dovesse chiamarmi il Pescara, non potrei andare”, scherza prima di chiudere l’intervista. L’attendono i libri, l’attende il futuro.

Foto: Denise Nicolato

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