Oltre 14000 spettatori unici in diretta su Sky Sport per la finalissima tra Statte e Città di Falconara, PalaDolmen strapieno e numeri da capogiro sui social. Passano le ore, ma è ancora difficile fare mente locale su quanto visto: una macchina organizzativa perfetta, il Futsal Village per unire ancora di più la grande famiglia del futsal (che avrà presto una propria community) e una Coppa assegnata dopo colpi di scena che manco lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock. Cercatelo nei trend di Twitter: Oscar giù, futsal su.
IL PIU’ GRANDE SPETTACOLO dopo il Big Bang è stato proprio la Final Eight PuroBioCup di Bisceglie, con 6 gare su 7 sviluppatesi al di fuori di ogni logica. Due (una ai quarti e una in semifinale) sono state definite dal dischetto dopo rimonte concretizzatesi a 2″ dalla sirena, con uno strepitoso Statte-Tiki Taka deciso dal secondo portiere rossoblu al 12° penalty della sequenza. Altre tre, finale compresa, si sono decise di misura e in extremis: mancavano solo 0.7 decimi quando Marta ha piegato la Lazio e 7″ al termine del secondo tempo supplementare quando Pato ha portato in trionfo il Falconara. Qualcosa di unico, con una sola grande assente che avrebbe reso tutto ancora più speciale: Lucilèia. Anche andando a guardare nel maschile, vi ricordate altre competizioni così pazzesche?
AMARE il futsal femminile è diventata la conseguenza più naturale del mondo. È come avere sete con 40 gradi all’ombra e cercare una fonte: il calcio a 5 concede lunghe sorsate di acqua fresca e cristallina. È un’oasi popolata da italiane – anche giovanissime – che giocano come brasiliane (Barca, Grieco, Giuliano, Marino, Luciani, volete voi sposarci? Non dimentichiamo poi Polloni, 2002 con una semifinale da “big” sulle spalle), da straniere che seppur a mezzo servizio il resto del mondo ci invidia e da tifosi che per loro andrebbero ovunque, tanto che questo sport è diventato appuntamento domenicale fisso, non solo quando la propria squadra gioca in casa. Il Bitonto ha mosso verso la vicina Bisceglie la sua ondata neroverde, ma non è diverso quando le leonesse escono fuori dai confini pugliesi. Gli occasionali non esistono più: ci sono le famiglie, quella di Dibiase e Margarito per esempio, e accanto a loro – come in una famiglia allargata – ci sono volti ormai amici, sempre presenti. Che si vinca o che si perda.
GLI UOMINI CHE AMANO le donne del futsal e che con loro e per loro piangono, poi, sono una parte meravigliosa del pianeta futsal. Penso a Chicchiricchi che si trattiene a fatica e ad Edgar Schurtz, che invece non riesco a consolare. Senza giacca, con la cravatta allentata, gli leggo negli occhi gli ultimi secondi della semifinale e quella infinita lotteria dei rigori che ha dato ragione allo Statte. Quanto fa male perderla così? C’è poi papà Dibiase che dice solo mezza frase alla volta per paura che la voce tremi, quando parla della figlia. C’è Marzella (e dietro di lui c’è Maggi) col suo pianto a dirotto mentre tutti i riflettori sono puntati su santa Margarito di Patù. Ci sono quei presidenti che ti vengono incontro con una frase comica, così quando smetti di ridere non sai mai se gli occhi fossero lucidi già da prima. Ci sono le emozioni di uomini, fatti e formati, che reggono come se fosse nulla la pressione di un evento enorme del quale sono responsabili, che però devono fermarsi un secondo quando Valentina riceve il premio, perché certe scene sono “troppo” e accostateci voi l’aggettivo che volete.
“Parla tu”, dice Matteo Santi con la voce del papà di Dibiase mentre si rivolge a Mennini, soltanto che Daniele è in lacrime già da un po’.
Così la parola torna al futsal e alle sue interpreti.
Quelle che ormai hanno fatto breccia del cuore di chiunque.
