Audace Verona alla resa dei conti e pronta a guardare in faccia la realtà. Playout o salvezza diretta? Importante sarà anche il risultato sull’isola tra Athena Sassari e Bitonto, ma Benedetta De Angelis concentra le energie sul fattore principale: la reazione che il gruppo rossonero avrà in casa del Tiki Taka Planet, nell’ultima giornata di regular season.
“Affrontiamo una delle migliori squadre del campionato, con l’unico svantaggio di una panchina non molto lunga se messa a confronto con quella di altre avversarie con le quali si giocherà lo Scudetto, ma mi aspetto un cambiamento radicale rispetto alla partita dell’andata, psicologicamente molto dura da metabolizzare”.
Sentimenti contrastanti alla vigilia.
“Da una parte la forte speranza di una salvezza diretta, dall’altra – e credo di interpretare il sentire di compagne e società – la profonda delusione per l’andamento complessivo di un anno al di sotto delle nostre aspettative. Detto questo, cerco sempre di prendere il buono che c’è: siamo una squadra alla prima in A a livello di club e per molte delle giocatrici, e sono sicura che, con calma e lucidità, ci saranno tante occasioni per riflettere e per migliorare quello che non è andato bene. Ora c’è frustrazione, ma penso che – fermandoci un attimo – ne uscirà fuori qualcosa di propositivo perché tutta l’Audace Verona lo merita”.
L’altro aspetto positivo della trasferta di domenica? Il ritorno in patria, l’Abruzzo, con la “curva De Angelis” pronta a riabbracciarla: 4 fratelli e altrettanti nipoti, più nonno Edmondo (91 primavere il prossimo 15 maggio, proprio il giorno in cui Benedetta spegnerà le 30 candeline) che l’attende a casa.
“Il calcio è sempre stato un affare di famiglia e tutti i nipoti, ad eccezione di Jacopo che ha solo 6 mesi, giocano nel centro sportivo di mio fratello Giacomo, il Fairplay di Collecorvino. Tommaso ha 6 anni e usa già il periodo ipotetico – sorride Benedetta – non credo che lo sport sarà il suo mestiere. Chi ci prova ancora è Matteo, anzi MDA 10, che poi sarebbe il corrispettivo meno famoso di BDA22 – scherza la calcettista. – Gioca nella UISP, nel “Sottomarino” e lui – per una sorta di leggenda che autoalimenta – è “il Divino”: tecnicamente è forte, ma la popolarità gli viene più dal post-gara e da interviste senza filtri, in cui sottostima puntualmente i suoi compagni”.
4 De Angelis maschi a giocare sotto casa, più Benedetta.
“Sarebbe stata una perfetta squadra di calcio a 5, se soltanto mi avessero considerato – ride. – In realtà, fino a 14 anni mi contendevo il ruolo di raccattapalle con mio fratello più piccolo, poi per me è iniziata la Serie A di calcio, è arrivata anche la Nazionale, e a quel punto hanno iniziato a guardarmi con occhi diversi”.
Più che le parole, sono stati i gesti a farglielo capire.
“Soprattutto da parte di Andrea. Quando giocavo a Roma, veniva a vedere tutte le partite, ma ha deciso di smettere quando si è innescata una connessione per cui sentiva esattamente quello che sentivo io. Ricordo una finale di Supercoppa ad Albano Laziale, vinta con gol di Lisi: a fine partita tremava come una foglia. Ma sono tutti molto orgogliosi, Giacomo ha addirittura la mia maglia esposta al centro sportivo. Inutile dire quanto sarà bello rivederli domenica e poi spero di riuscire a segnare: nonno Edmondo paga 10 euro a gol”.
Foto: Federica Arca (Audace Wave)
