Serie A

Le origini di Alessia, la forza di Grieco: “Famiglia, Lazio e carattere, i miei regali”

alessia grieco

Ha 23 anni da qualche giorno, eppure se dici Alessia Grieco, non si fa nessuna fatica ad individuarla come giocatrice e bandiera della Lazio C5 e della Nazionale. La sua grinta, le sue giocate e il suo accento romano sono patrimonio del futsal nostrano. Di lei si è scritto e letto molto e intervistandola si corre sempre il rischio di essere riduttivi.

Eppure basta qualche semplice domanda per scoprirne una nuova sfaccettatura, una nuova peculiarità espressa con quella genuinità di cui si fa portavoce e che, a volte, utilizza come scudo. Leggendola, non ho potuto fare a meno di pensare che stesse parlando a se stessa piuttosto che a me, come in una lettera personale spedita un bit alla volta. Per questo non voglio contaminarla esageratamente con le mie parole, ne ho utilizzate già troppe forse. Il palcoscenico è tutto di Alessia.

Il regalo più bello che la vita privata mi potesse dare? La mia spensieratezza e la mia famiglia e ti spiego perché. Grazie alla mia spensieratezza sono riuscita ad affrontare a scarsi sedici anni una finale di Coppa Italia dove non conoscevo nessuno, non sapevo le regole della competizione e ho giocato titolare la finale contro l’Isolotto“. Io c’ero a quella coppa, era la mia prima seguita con AGS. Pala Giovanni Paolo II, Pescara. Vinse l’Isolotto, 1-0. In questo caso il risultato racconta molto della gara. Pensandoci a posteriori, quella è stato il primo secondo posto in Coppa Italia per Alessia. Quasi una maledizione. E forse più di una persona, come me, attende con ansia l’inizio della Final Eight. A ben pensarci, il carattere della Lazio è sempre lo stesso.

Sicuramente dipende dalle interpreti, molto però credo sia nel dna della squadra. “La Lazio è per tutti ma non tutti sono per la Lazio”. Nel caso di Alessia, lei è senza dubbio per la Lazio, nella stessa misura in cui la 20 biancoceleste è per lei. Questione di carattere, appunto. E spensieratezza. “E’ sempre grazie a lei che ho affrontato l’esordio in nazionale, contro la Spagna in casa loro, a diciotto anni, seppure, in quel momento avevo alle spalle solo le mie due prime partite in campionato ed era il mio primo vero anno di serie A“.

Ci si potrebbe ora chiedere da dove nasca l’attitudine di Grieco. La risposta è racchiusa nel suo secondo regalo della vita. 
“La mia famiglia. Perché veniamo dal nulla e loro non mi hanno fatto mancare mai niente, anche quando magari non se lo potevano permettere, trattando me e mia sorella alla stessa maniera. Forse proprio questo mi rende la persona che sono e spero che continuerò ad avere un cuore grande per il prossimo proprio come lo hanno loro“. E’ un libro aperto, Alessia, di quelli che però, per essere davvero scoperti, bisogna leggere con attenzione, andare oltre il senso letterale delle parole, leggere tra le righe. La bontà e l’allegria ne sono il filo conduttore.

Provate a passare qualche ora con lei e rischierete di tornare a casa rinfrancati. Un rischio che vale la pena correre e del quale sono sicura mister Chilelli non voglia fare a meno. Importante e funzionale per tutte le dinamiche di squadra. 
Se però in campo non si risparmia mai e il calcio a 5 è l’aria che riempie i polmoni grazie alla quale il campo viene letteralmente macinato sotto i piedi, a casa la musica è profondamente diversa. Questione di necessità.

Dentro casa parliamo di tutto tranne che calcio a 5 perché già lo affronto tutta la settimana e ho bisogno mentalmente di staccare perché fa bene farlo. Bisogna liberarsi! Infatti non mi piace rivedere le partite, sia se ho giocato bene sia se ho giocato male. O se ho vinto o perso. Ho bisogno di staccare“.

Eppure, per quanto si voglia staccare, il futsal di regali ne ha fatti e da quelli, non ci si stacca mai.
Ovviamente il regalo più bello chela vita sportiva mi abbia fatto, sono le amicizie che ho costruito con il passare del tempo e che spero di riuscire a non rovinare, perché nei momenti no, anche se ci fidiamo solo di tre o quattro persone al massimo, a me bastano per confrontarmi e sfogarmi!

Sono una persona forte mentalmente o almeno così il mio carattere lo fa sembrare, ma ti assicuro che questo carattere ti fa passare sopra a molte cose negative. Altre volte invece non ti aiuta perché ti chiudi dentro e non parli dei tuoi problemi. Per questo che ti dico che bisogna sfogarsi con le persone di cui ci si fida veramente, anche se abbiamo o dimostriamo un carattere solare e forte“. Si fa squadra, appunto. Una selezionatissima e incrollabile squadra di vita. Se i legami allacciano con un fiocco la vita dentro e fuori del campo, è facile immaginare quanto anche la prestazione ne sia colorata. Ed ecco che si gioca per chi si ha accanto, per le compagne con cui si divide il campo, per la squadra. E i tanti gol segnati, vicini ad una cifra a tre numeri, diventano così un aspetto secondario.

 

 

Chi mi conosce sa che a me dei gol interessa veramente poco. Quando mi chiamano “bomber”, mi giro e dico “ma con chi ce l’hai, con quella dietro di me?!”
Ci scherzo su perché per me non è la cosa più importante. Ovviamente mi fa super piacere. Sarei una stupida e bugiarda se ti dicessi il contrario, ma ad Alessia Grieco piace lasciare il segno diversamente. Mi piace che venga ricordata per altre cose in campo, poi il gol viene in secondo piano!
Mi piacerebbe poter sentire dire un giorno “quanto mi piace veder giocare Grieco” e non “quanto mi piace veder segnare Grieco”. E’ difficile trovare una giocatrice della sua età con la stessa maturità e voglia di far sempre meglio che brucia nelle vene. C’è tutto l’orgoglio di sapere chi si è, ma senza traccia di ostentazione o spocchia. Ha le sue radici a tenerla piantata al suolo mentre i rami e le foglie del suo personale albero crescono sempre più cercando di lambire il cielo. Sarà questo il suo segreto?

Dietro al successo sportivo di me cosa c’è?! C’è che anche quando vinciamo o giochiamo bene, secondo me c’è sempre qualcosa che ho sbagliato e mi rode. E se provano a farmi cambiare idea, meglio non avvicinarsi neanche, perché tanto non cambio parere.
Questo spesso mi porta ad essere troppo severa nei miei confronti, ma allo stesso tempo mi fa pensare che ogni giorno devo migliorare e quindi non posso accontentarmi mai. Ho 23 anni, devo imparare ancora troppe cose”.

Imparare anche ad andare in diretta nazionale sul maggior broadcaster sportivo in circolazione. Come il suo idolo Del Piero, anche Alessia infatti avrà l’onore di essere trasmessa su Sky. Sabato, contro il Tikitaka.

“Io chiedo già in anticipo scusa all’emittente perché andrà su Sky gente di Centocelle come Grieco, Caldaro, Chilelli.
Scherzi a parte, è un’emozione unica ma ti assicuro che per me era entusiasmante anche giocare per strada a Viale Alessandrino con i giacchetti che formavano due porte e ginocchia rotte e pantaloni bucati. Per quanto riguarda Del Piero, già che me l’hai nominato mi si sono illuminati gli occhi. Lasciamo perdere.

Sulla gara in se. Sarà difficile. Punto. Anche se loro hanno giocatrici impegnate in nazionale, non vuol dire che sono una squadra debole e la classifica lo dimostra quindi scenderemo in campo come se fosse una finale, come sempre per noi, perché non ci possiamo permettere di affrontare diversamente le partite, noi della Lazio“. Se il segreto del successo di Alessia è il non accontentarsi mai, quello della compagine di capitan Barca è spirito di sacrificio e agonismo, evidente e tangibile in ogni gara, che si alimenta proprio grazie a giocatrici come Grieco. Un dare e avere, un passaggio di linfa vitale, dove gli obiettivi personali sono funzionali ai traguardi di squadra. 

alessia grieco

Il mio obiettivo in squadra è sempre quello di aiutare la società per cui gioco e le compagne che ho affianco a me. Mi metto sempre nei panni di chi arriva qui magari come primo anno o magari non sa bene la lingua. Insomma, provo ad aiutare e spero sempre che a qualcuna possa davvero servire.

Personalmente invece, lo hai capito bene già nelle domande precedenti, penso solo a migliorare sempre di più.
Io ancora non ho fatto nulla. Non ho vinto nulla e i gol non sono importanti. Quindi cosa ho fatto? Niente. Quindi Alessia ne ha ancora di strada da fare e spero che riesca a continuare a lavorare così perché anche se non sono ancora arrivata da nessuna parte, qualche soddisfazione sono riuscita a togliermela“. Dì la verità Ale, stai aspettando la Coppa anche tu. Ma non diciamolo troppo forte, shhhh…

Si potrebbe mai aggiungere altro? Forse si, forse qualcosa. Un consiglio, come se la Alessia di oggi parlasse alla sé stessa bambina. “Io le direi di godersi quei momenti, perché grazie a quei momenti e grazie a quello che a me sembrava poco o nulla rispetto a qualche bambino che aveva un pallone più bello o un pantalone più nuovo, io sono riuscita a costruire una personalità troppo importante e sono e rimarrò sempre con i piedi per terra perché so da dove vengo“.

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