Serie A

Il segreto del successo di Brenda Bettioli: “Conoscere se stessi e lavorare sodo”

E’ un passaggio generazionale, un tuffo dove l’acqua è più blu. E’ la seconda giovinezza di Brenda Bettioli.
Pur rimanendo nella categoria dei millennials, L’esperienza calcettistica sovrasta e da il resto all’età puramente anagrafica. “Che si fa comunque sentire” sottolinea la brasiliana.

Vedendola giocare, è un dettaglio invisibile agli occhi. Intensità a tutto campo per quaranta minuti, corsa, fiato e tecnica. Il Tikitaka si fa forte delle prestazioni della numero 11, pedina fondamentale nello scacchiere giallorosso che, di intenzioni di smettere, non ne ha. “Giocherò ancora finché riesco. Non so quanto tempo sarà, ma se il fisico me lo permette, voglio continuare a vivere della mia passione. Amo troppo questo sport e senza non riesco a stare“. Come tutti gli amori, il sentimento compensa i sacrifici che richiede. “Mi mancano le abitudini di casa mia. Ogni volta che torno, rientrare poi in Italia per giocare è sempre difficile. Però sono scelte. Innanzitutto qui sto bene e soprattutto non mi vedo ancora senza futsal“.

I sacrifici non riguardano solo la sfera degli affetti. Le lune che passano e i soli che si rincorrono, generano la necessità di un lavoro fisico puntuale e costante. “So che per me è importante lavorare. Se non fisicamente non stò bene, il mio rendimento in campo scende troppo. Considerando il mio modo di giocare, che prevede ritmi sempre sostenuti, devo necessariamente avere la miglior condizione di forma possibile. La realizzazione di quello che penso quando gioco dipende da questo“. In attacco quanto in difesa, Bettioli è una giocatrice fondamentale nelle dinamiche di squadra.

Creare lo spazio di manovra per le mie compagne, difendere e soprattutto giocare senza palla. Questo è quello che faccio, quello che sono. E’ una mia caratteristica e punto di forza. Non tutti hanno la fortuna di avere capacità fisiche e tattiche per guardare il campo con un altro punto di vista, leggendo gli spazi e anticipando i movimenti. Per correre senza palla poi, bisogna essere davvero super performanti”. Il suo soprannome? “Kawasaki. Nello, uno dei nostri dirigenti, mi chiama sempre così. O polmoni d’acciaio”. Credo che tutti, vedendola giocare, almeno una volta abbiamo pensato “Brenda Bettioli è un motorino, non si ferma mai, non si stanca mai“.

C’è un trucco dietro tutto questo. La dedizione. Allenamenti, attenzione ad ogni fattore che possa concorrere ad una prestazione migliore, studio. Nulla è lasciato al caso. “E’ una routine necessaria. L’allenamento in palestra, a casa seguita da Paca più in campo con la squadra. Il ritmo è di due allenamenti giornalieri, ma solo se sto bene. Conosco il mio corpo, l’età aiuta in questo. Da giovane ero matta come si dice, mi allenavo tre volte al giorno, con il rischio di un sovraccarico. Pensavo di poter spingere sempre oltre, facendomi male.

Ora mi conosco meglio, so cosa fare e quando. So che riposare è importante tanto quanto allenarsi. Cerco di mangiare bene perché una corretta alimentazione è alla base di tutto. Se non si seguono questi accorgimenti, non importa quanto ti alleni, il tuo corpo non sarà in grado di lavorare. Devi fornirgli le giuste condizioni, altrimenti sarebbe come avere una macchina senza benzina. Sono certa che tutte le giocatrici 30+, come me, sentono la differenza rispetto ai vent’anni. Il tempo che si impiega per recuperare raddoppia, di pari passo deve andare quindi la cura per se stessi“.

Tanto nel corpo come nella mente. E’ un pallino, quello dell’aspetto mentale, per Brenda. Un argomento irrinunciabile. “Prima di tutto ognuno deve sapere i propri obiettivi. Se hai l’obiettivo di fare bene ed essere uno dei migliori, allora è naturale prendersi cura di se stessi. Vedo purtroppo che molte giovani non hanno un obiettivo chiaro e quindi non reputano importante l’aspetto della cura di sé. Da parte di noi più grandi, l’esempio è fondamentale, sacrosanto. Quando vedi una giocatrice che ti piace, guardi tutto ciò che fa, come lavora, cerchi di imitarla. Le parole sono sempre più facili da dire, l’esempio invece è quello che incide maggiormente e aiuta nella crescita delle giovani“.

Non è un segreto che, uno dei motivi che ha spinto il presidente Tiberio a scegliere di ingaggiare una giocatrice come Brenda Bettioli, sia proprio questo. Un esempio di dedizione e impegno, per aiutare le sue giovani calcettiste a crescere e migliorare, in un’ottica di costruzione di una realtà sportiva competitiva e duratura. “Mi rendo conto di quanto siano cresciute in questi mesi le nostre giovani. Sono molto più responsabili e attente, stanno dimostrando di essere maturate rispetto all’inizio della stagione. Hanno vent’anni, sono alla loro prima esperienza in A. Guardando in prospettiva futura, è una buonissima base su cui costruire“.

Un argomento, quello dello sviluppo della disciplina, del futuro del calcio a 5, tanto caro alla verdeoro che, non più tardi di qualche giorno fa, ha ribadito pubblicamente la sua posizione. “Centrare il discorso sulla under 19 è fallimentare, nel senso che iniziare a 15 o 16 anni, è già troppo tardi. Per poter lavorare sullo sviluppo delle competenze psicomotorie necessarie alla pratica della disciplina, è centrale iniziare già da piccoli. L’under 19 è importante ma come la conseguenza di una serie di azioni preliminari.

E’ la base fatta bene che rende roseo il futuro della disciplina. Guardiamo ad esempio a tutte le italiane tecniche e brave che ci sono ma che non riescono a fare quel salto di qualità che le porterebbe a diventare grandi giocatrici. Dipende dalla carenza di strumenti a loro disposizione. Lo sviluppo fisico, tattico e mentale viene costruito da bambini, iniziando da adolescenti, ciò non avviene“.

Una possibile linea d’azione in tal senso viene identificata nella sinergia tra realtà locali e quadri dirigenziali. “Credo ci sia la necessità di pensare a strategie efficaci sviluppate tra Divisione, comitati regionali e società. Gli slanci delle singole realtà sono da premiare, ma c’è bisogno di avere le condizioni per poter lavorare. Come posso creare una under 13 se poi non ho un campionato nel quale farla giocare? Se non c’è competizione, qual è il senso di tanto lavoro? La spinta deve partire dall’alto, agendo assieme alle singole realtà“.

Idee chiare per Bettioli che, prima di passare al futsal giocato, amplia il pensiero toccando un altro punto sensibile prendendo spunto da una recente dichiarazione di Catarina Pinheiro rilasciata proprio su queste pagine: la formazione. “Pinheiro ha perfettamente ragione, c’è bisogno di formare i formatori. In Brasile posso dirti che, per poter allenare, è necessaria una laurea in scienze motorie come minimo. Bisogna conoscere le esigenze dei giovani nelle loro fasi di crescita per poter pianificare allenamenti atti a sviluppare le competenze necessarie allo sport.

Crescono i ragazzi e, con loro, anche gli allenatori. Non ci si può improvvisare. Una pratica che, purtroppo, in Italia si vede troppo spesso. Così facendo, non si fa del bene a chi si allena, al contrario, si rischia di fare danni, insegnando cose sbagliate o che non servono, creando difficoltà. E’ tutta una questione di studio e conoscenza. E’ la base. In ogni ambito. Noi che amiamo questo sport, vogliamo che questo cresca, che sia più bello e più grande possibile. E’ difficile sviluppare se non si pensa nel collettivo.

E’ responsabilità di tutti. Io sono stata una bambina che ha sognato di giocare e ho potuto farlo. Ci sono tante bambine che sognano di diventare giocatrici guardano noi. Siamo responsabili nel fornire loro le condizioni per poter sognare. Mi vedo in loro e questo mi fa pensare che possiamo fare meglio“.

Cambiano le priorità delle persone che crescono, ma restano i sogni di quando eravamo più piccoli. Un passaggio dell’ultimo singolo dei Fask calza a pennello con i moti del cuore di Brenda Bettioli. Non importa l’età, continuare a sognare rende il cuore giovane. Di sicuro lo è stato la gara di domenica, disputata in un PalaPansini stracolmo. “L’ambiente bitontino è letteralmente da impazzire, è bellissimo. Quel palazzetto pieno, caloroso, rumoroso, è stato un’esperienza meravigliosa. Essendoci un ottimo rapporto tra le società, è stato anche possibile organizzare una giornata di festa per quanti hanno deciso di seguirci, fatta da una visita alla città per poi raggiungere insieme il palazzetto.

Passando al più strettamente al campo, abbiamo ben affrontato la gara, nonostante l’iniziale svantaggio. Il gol di Lucileia è stato una doccia fredda, soprattutto per quello che stavamo esprimendo. Siamo state molto brave a mantenere la concentrazione disputando una buona gara, intensa e intelligente. Una prestazione di carattere, utile per quello che sarà da qui in avanti. Partite come questa sono importantissime per crescere e per maturare esperienza, considerando l’appuntamento imminente con la Coppa Italia, di nuovo con il Bitonto. Ciò che dovremo fare però, non sarà guardare l’avversario, ma concentrarci su di noi per far si che ognuna tiri fuori davvero il meglio di se“.

Impostazione che non cambia in vista del prossimo impegno casalingo, ma in diretta Sky, con la Lazio di capitan Barca. “Certo che sarà una partita dura. La Lazio è una squadra arcigna. Noi non avremo Vanin e Tampa ma conosco le capacità del mio gruppo squadra. Sarà un’occasione per dimostrare chi siamo, anche senza due giocatrici così importanti. Scenderemo in campo con tutto il rispetto che l’avversario merita, ma senza paura. E’ la maniera in cui affronti mentalmente l’avversario che fa la differenza. Io penso solo a fare la mia miglior prestazione e farò di tutto per diventare un’avversario difficilissimo.

Non è mai importante vincere o perdere secondo me. Ciò che conta maggiormente è uscire dal campo sapendo di aver dato tutto, in pasce con la tua coscienza. Non c’è sensazione migliore di questa. Senza paura, perché la paura paralizza, non ti fa vedere e pensare bene, non ti permettere di prendere le decisioni migliori. L’aspetto mentale, ancora una volta, è tutto. Se saremo brave in questo – conclude -, qualsiasi cosa accada, avremo comunque vinto“.

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