Serie A

Anastasia Di Marco tra U19 e prima squadra: “La Lazio è più viva che mai”

Quando Anastasia nacque, l’idea di una quartogenita femmina non andava molto a genio al capofamiglia. Ma, tant’è, non si può mica decidere il sesso del futuro nascituro. Guarda il papà di Lady Oscar che voleva un maschietto ma ahimè…
Torniamo ad Anastasia però.
Nonostante la linea genealogica fino a quel momento era tinta solo di rosa, il papà di Anastasia concesse l’amnistia a tutti gli studenti che erano stati imprigionati per aver partecipato ai moti di protesta di San Pietroburgo e Mosca l’inverno precedente. E’ proprio da questo episodio che nasce il suo nome, il nome della Granduchessa di Russia: Anastasia, ovverosia colei che rompe le catene.

Chissà se Anastasia Di Marco ha idea della storia che porta sulle spalle, in questo momento storico particolare poi, in cui pare sia una colpa essere sia ucraini che russi.
Lei però, è nata in Italia, venti anni fa, da una famiglia romana. Niente titoli nobiliari, solo un grande amore per il pallone “perché è la cosa più naturale e bella da fare“. E’ riduttivo nel confronto? No, se quell’amore spinge alla ricerca della versione migliore di sé. “Riuscire a rendere un minimo orgogliosa la mia famiglia, mi fa credere in questo sport“.
Cerco di immaginare i visi e le espressioni di mamma e papà Di Marco, è con lui che Anastasia ha scoperto la passione per il calcio, mentre la loro bambina si destreggia tra Lazio Under 19 “la mia squadra” e le grandi della prima squadra. Ammirazione e obiettivi sono allineati alle due diverse categorie ma uniti dallo spirito dell’aquila che vola alta nel cielo.

Poco dopo aver proposto al professore di educazione fisica di formare una squadra di calcio a 5 nella scuola – stiamo parlando delle superiori, l’altro ieri insomma – incrocio la Lazio, rimanendo totalmente affascinata da tutto l’ambiente. Inizialmente giocavo molto poco, in under 19. Ero alla mia prima vera esperienza e anche solo il vedersi allenare accanto a me giocatrici come Barca e Grieco era un traguardo. Volevo continuare ad allenarmi, a migliorare, a lavorare. E così è arrivata anche la convocazione in Serie A.

So benissimo chi sono: una delle tante giocatrici bravine del settore giovanile che non eccedono rispetto alle altre. Ma se ci unisci un po’ di volontà e testa, magari qualcosa di buono riesci a farla anche in mezzo ai fenomeni della prima squadra. Mi basterebbe un assist fatto bene o un bel recupero”.
La ricetta per raggiungere grandi risultati non è forse questa?
“Voglio continuare a lavorare e giocare per questa società, sfruttando e dimostrando qualcosa di buono nelle occasioni e nei minuti che ci mi presentano davanti. Con l’under 19, invece, voglio vincere“.

Non sono ammessi mezzi termini, non con le sue compagne, il suo gruppo, casa sua. “Alla 19 tengo tantissimo perché è la mia squadra, e oltre alle diverse ed innegabili qualità tattiche che ognuna di noi ha, c’è un gruppo che ha la voglia di dimostrare di essere maturato e di poter affrontare la pressione delle partite più importanti.
Ma abbiamo soprattutto voglia di giocare, con un minimo di continuità. Così magari riusciamo a mettere in campo gli schemi che proviamo in settimana e rendere quindi felice per un istante mister Cate“.

Le tante polemiche nate dalla riforma varata dalla Divisione Calcio a 5 sull’utilizzo di giocatori formati e non formati in Italia, le tante parole spese sulla necessità di un settore giovanile, credo si neutralizzino nelle parole di Anastasia. “Abbiamo voglia di giocare, con un minimo di continuità“. Intercettare questo desiderio, comune a molte più ragazze e bambine – nello specifico – potrebbe essere un punto dal quale partire no? Se poi si incontra anche la volontà di insegnare l’amore per lo sport, l’appartenenza, come in Di Marco, forse le cose potrebbero essere addirittura più facili.
Tra under 19 e prima squadra spero di imparare dalle grandi ed insegnare alla più piccole, non solo a livello di gioco ma anche riguardo l’approccio e la mentalità da Lazio, che viverle in prima persona nello spogliatoio prima di una partita è tutta un’altra cosa“.

L’ultima gara giocata dalle biancocelesti? A detta di tutti, un tripudio di emozioni. “La partita con il Bitonto credo che sia stata proprio una bella partita da vedere, figurati da viverla!
Si sentiva proprio che la squadra ci teneva a dimostrare le propria personalità in un contesto così magico. Per dimostrare a tutti che la Lazio è viva più che mai, in un ambiente inusuale per la femminile, che rappresenta sicuramente un punto di forza per loro ma  allo stesso tempo, ti da una carica pazzesca anche solo mettere il piede dentro al campo“.

Ne avrà sicuramente fatto il pieno la Lazio, tanto da immagazzinare emozioni e prestazione per riproporle al quadrato nel diciottesimo torno di campionato che prevede un anticipo di giornata in quel di Verona. “Con l’Audace ci aspettiamo una partita complicata. Sono una squadra da affrontare estremamente concentrate. Hanno qualità e soluzioni, basta guardare la partita giocata la settimana scorsa contro il Pescara. Per questo, avere un buon approccio e creare da subito soluzioni efficaci di gioco, può aiutarci a continuare la striscia di risultati e buone prestazioni. Per dire a tutti, ancora una volta, che la Lazio c’è ed è viva“.

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