Serie A

A Sud del Fiume. Giorgia Verzulli, Pescara e il suo TikiTaka

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Pescara è una città che nasce a cavallo dell’omonimo fiume. E’ il centro più importante d’Abruzzo, uno dei suoi quattro capoluoghi di provincia. E’ un centro urbano che ha fatto del suo corso d’acqua e del suo mare, il centro nevralgico delle attività sociali e commerciali.
E’ un unico agglomerato urbano chiaramente.
Ma, al suo interno vivono almeno due sensi di appartenenza differenti: quello di Castellammare Adriatico, che fu comune a se stante fino al 1927, e quello di Pescara, che si estende a sud del fiume.
Il Vate ci ha provato a rimarcare l’unica bandiera pescarese, dichiarando “Sono Castellammarese da sempre, non meno che Pescarese”, ma, non appena si attraversa il Ponte Risorgimento, ci si rende conto delle differenze che ancora intercorrono tra i due territori.

Tra gli abitanti della zona sud, forte è la voce della marineria pescarese. Borgo sud, colloquialmente chiamato “la marina”, identifica la porzione di Pescara abitata prevalentemente dagli operatori della pesca, da sempre. L’ingresso del porto commerciale è proprio da quel lato, a sud del fiume, e la vita nel quartiere è caratterizzata da uno smisurato amore per il mare e per le cose semplici. Se ne può leggere uno scorcio nelle parole di Donatella Di Pietrantonio, che ha intitolato proprio così uno dei suoi romanzi.

Tutto questo prologo è solo per provare a spiegare il fervore di Giorgia Verzulli, capitano del TikiTaka Francavilla.
Credo di non aver ancora conosciuto qualcuno con più orgoglio per le proprie origini come lei.
28 anni, una laurea in criminologia e una quasi conquistata in scienze politiche, pescarese verace e giocatrice di futsal. Un mix quasi inusuale a sud del fiume.
Abbiamo tanto in comune: entrambe figlie di pescatori, entrambe con un nonno che nel mare ha trovato il suo ultimo letto e il cui nome, iscritto sul marmo del monumento ai caduti del mare, accoglie quanti entrano in porto, entrambe con una formazione umanistica e uno smisurato amore per il mare.

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E per il futsal, anche se vissuto in modi differenti.
Gioco da quando avevo 11 anni, grazie a Maurizio Blasetti“. Se questo nome vi dice qualcosa, si, tante delle protagoniste del calcio a 5 femminile abruzzese sono cresciute con lui. “Sono una persona semplice, con un forte senso di famiglia, a cui piace giocare e alla quale non piacciono le cosiddette follie“.

La sua durezza a volte potrebbe essere scambiata per saccenza, la verità invece è che “ho semplicemente un modo di vedere le cose che spesso non mi fa essere capita. Preferisco la sostanza all’apparenza, sono una donna libera che non rinuncia ad esprimere il proprio pensiero. Sono ferma nelle mie convinzioni e, fortunatamente, ho una grande coscienza di me stessa“. Tutte queste caratteristiche, unite ad un’etica del lavoro quasi incrollabile e all’impegno profuso negli anni, l’hanno portata sul palcoscenico della Serie A, giocando da protagonista nel suo Francavilla dopo aver percorso il cammino tra Città di Pescara, Az, Portos e poi di nuovo Az.

Indossa i colori giallorossi dall’inizio della vita sportiva della società di Marco Tiberio. Con questa ha vinto campionati, scalato categorie, diventando una giocatrice solida e sulla quale poter fare fiducia. Italiana per giunta. Un doppio orgoglio da condividere con la sua famiglia.

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Soprattutto con mia madre, il mio punto fermo. E’ lei che mi sostiene e sprona, è sempre presente ad ogni gara. E’ il mio centro. E’ grazie a lei se sono la donna che sono. Pensa che papà invece, seppur non manca mai di dimostrarmi il suo orgoglio, sugli spalti non viene quasi mai. Un po’ come dovesse seguire la direttiva sociale per la quale le donne non possono giocare a calcio. Infatti due delle sue figlie giocano a calcio a 5. Ironico quasi“.

E non rinuncerebbe a giocare per nulla al mondo, o meglio, per nulla che non sia futuro “Sono consapevole che non esiste futuro nella disciplina purtroppo. Non è un mondo che offre grandi possibilità una volta smesso di giocare. Per questo studio e mi impegno per costruire il mio futuro. Dipende solo da me“.

Credo sia uno dei tratti caratteristici della marina, la tigna. Probabilmente la chiamerei “self made”, la coscienza che senza il duro lavoro non si va da nessuna parte.
Con queste premesse, immagino il morale e il livore nelle vene al termine della partita contro il Città di Falconara della settimana scorsa. Sonante sconfitta per otto a zero.  “Perdere fa parte del gioco, ma non è ammesso farlo con atteggiamento arrendevole e senza grinta; bisogna sempre metterci la faccia, lottare, saper comprendere che dalle sconfitte si apprende molto di più che dalle vittorie e tenere sempre bene a mente che il futsal è uno sport di squadra e come tale contemplarlo e analizzarlo“.

Così scriveva poco dopo la gara sui suoi canali social. A mente fredda e analizzando tutti i fattori Giorgia la vede così. “Abbiamo incontrato la migliore squadra del campionato, in casa loro, con due assenze importanti. Non intendo affatto giustificarmi, non è mio abito. Perdere contro una squadra simile credo che, alla fine, possa averci fatto bene“.

Il riscatto è infatti arrivato un paio di giorni più tardi, nella gara di recupero disputata in terra sarda contro l’Athena. La soddisfazione però non è ancora piena. “E’ un momento della stagione in cui un calo fisiologico è più che comprensibile, per noi almeno. Abbiamo iniziato l’anno con due sconfitte, abbiamo avuto bisogno di tempo per rodare e trovarci. Proseguire a ritmi ed intensità sempre più alti, con conseguenti risultati positivi.

Poi il covid e la necessità di riiniziare da capo. Stiamo inoltre cercando di fare turn over per dare fiducia in se stesse anche alle giocatrici meno esperte così da arrivare alla parte calda della stagione nella maniera migliore.“.

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Il prossimo step di campionato, previsto per questo pomeriggio alle 18:00, vede il Francavilla contrapposto al Padova fanalino di coda. “In questo campionato si può e si deve tener conto di tutto tranne che della classifica.  Le insidie sono nascoste in ogni angolo di campo e dietro ogni avversario. Bisogna saper guardare, studiare e agire di conseguenza. Il Padova, come il Sassari, è una squadra che punta tutto sulla difesa.

Giocare quindi diventa meno spettacolare, forse più lento da seguire, e ti mette in difficoltà in quanto una difesa così bassa è un’ottima chiave per scardinare il livello di pazienza di gioco. In definitiva, non è quindi importante l’avversario, il quale merita il massimo rispetto sempre. La partita vera la giochiamo contro noi stesse. Ognuna contro i propri limiti. Sta a noi saper sfruttare ogni occasione per dare una spinta in avanti alle nostre competenze e al nostro senso di squadra“. Mi vien da pensare che, in fondo, è come quando si sta in mare. A lui si deve il massimo rispetto, perché prende e da senza chiedere il tuo parere. Ma tu, tu devi essere tremendamente preparato.

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Lo devi conoscere, devi conoscere te e devi “allenarti” per navigare nelle sue acque, che siano calme come in un giorno senza vento o tumultuose come durante la tempesta. Bisogna conoscere alla perfezione la propria barca. Che, in questo caso, si chiama TikiTaka Francavilla. “Ognuna di noi ha un ruolo, così come accade su una vera imbarcazione. Navighiamo su una rotta che non possiamo perdere, sappiamo dove vogliamo approdare.

Oggi vogliamo capitalizzare il turno di campionato, senza discussione, gettando le basi per l’appuntamento più importante di stagione. A noi è toccato in sorte il Bitonto – squadra che sarà l’avversario di campionato nel prossimo turno -. Sono contenta perchè credo che sarà una gara bellissima da giocare e da vedere. Però il pensiero, oggi, ora, è tutto centrato sul Padova. Pensiamo a giocare bene e vincere, tutto il resto troverà il modo per essere analizzato a tempo debito“.

 

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