Serie A

Marfil Errico, il diamantino del Bitonto: “Stupendo essere di nuovo qui”

Marfil Errico

Un anno con la Neapolis di Polignano, una partecipazione alla Rappresentativa Pugliese che funziona da volano per la chiamata sulla lista delle Azzurrine nei successivi raduni di Nova Siri e Roma, gli anni di Conversano e le partecipazioni al Torneo per lo Sviluppo Giovanile con tanto di vittoria a Campobasso e al Torneo di qualificazione ai Giochi Olimpici di Buenos Aires in Portogallo, oltre alla Marbel Bitonto prima e dopo la parentesi alla Pink. Questo, per sommi capi, il riassunto della carriera di Marfil Errico che – pensate – di anni ne ha appena 19.
“Il futsal è arrivato nella mia vita a 12 e da me è arrivato ai miei genitori, i miei primi sostenitori. Prima non sapevo neanche cosa fosse e mi sembrava strano che sotto i miei scarpini non ci fossero i tacchetti. Ma c’era la palla, e questo mi bastava”, sorride Marfil. Nome insolito che viene dalla crasi del nome della nonna paterna (Maria Filomena), così come insolito è il talento che l’ha portata giovanissima a vestire la maglia Azzurra.
“Ricordo ancora l’emozione del primo raduno a Nova Siri e poi di quello a Roma: a causa di un’allergia, ero quasi addormentata dagli antistaminici – racconta – ma Menichelli mi scelse lo stesso per il Torneo Sperimentale U17. Segnai il primo gol di tutta la competizione, qualcosa di surreale per me che di solito faccio capricci davanti alla porta e preferisco di gran lunga sfornare assist, ma andò proprio così con mia grande gioia e sorpresa”.

Nel frattempo, arriva anche il primo campionato di A2 col Conversano con Giancarlo Berardi.
“Era una squadra con l’obiettivo della salvezza e il mister mi diede subito grandi responsabilità e un ruolo da protagonista. La mia struttura di calcettista si è formata lì come laterale, mentre con Menichelli mi sono adattata come pivot, ma ho anche le caratteristiche da centrale. In realtà, mi sento universale: va bene qualsiasi ruolo, purché io giochi”. Veste di nuovo i panni dell’attaccante quando si aggrega alla Nazionale Under 19 appena affidata al CT Salvatore, in occasione del Torneo di qualificazione ai Giochi Olimpici della Gioventù a Caminha.
“Ho avuto l’onore di essere tra le pochissime atlete che hanno potuto rappresentare l’Italia in Portogallo ed è stata un’esperienza indimenticabile: da una parte c’era la rabbia nel vederci indietro ad altre Nazionali con una cultura del futsal più radicata della nostra, dall’altra la speranza di crescita data dal fatto che il tempo era dalla nostra parte. L’avversaria di casa era più forte, ma ricordo ancora le parole del CT: avevamo un’occasione di confronto con dei mostri della disciplina e dovevamo giocarcela fino in fondo, imparando il più possibile. Conservo tanto di quell’avventura”.

Al suo ritorno, però, c’è da fare una scelta: il Conversano deve ripartire dalla C, così Marfil si accasa alla Dona Five Fasano delle varie Fontela, Schubert (ora consulente di mercato neroverde) e Moreira, che diventa sua compagna di squadra proprio al Bitonto quando – nonostante la vittoria del campionato di A2 – anche per la Dona si presenta la necessità di ricominciare dal regionale. È un duro colpo sul momento, ma è anche il modo che il destino ha per aprirle le porte del Bitonto nella meravigliosa stagione del double.
“In fondo è stata una fortuna – commenta Marfil – perché quell’anno ho ottenuto il massimo, sia dal punto di vista personale che di squadra. L’asticella si è alzata grazie all’ambizione di Intini, ma io sono riuscita lo stesso a ritagliarmi spazio per poter giocare. L’emozione più grande? La Coppa Italia dedicata a Ciccio Marrone: ha sempre creduto tanto in me, mi chiamava “il diamantino del Bitonto”. Sono sicura che l’obiettivo di vincerla per lui sia stata la mostra marcia in più”.

Il futsal le ha dato tanto, ma la solita ambizione la porta a voler provare nuove esperienze. Il colloquio con Intini è sincero: le porte del Bitonto per lei saranno sempre aperte, così Marfil firma con la Pink Bari.
“Giocando con gli amici dopo la maturità, avevo visto che sui campi grandi me la cavavo bene. Avevo quella velocità di lettura tipica del calcio a 5 e buona tecnica, ma impiegai una sola settimana per capire di non aver fatto la scelta giusta. Nessun rimorso – rimarca lei – perché se non avessi provato, non avrei capito cosa mi rende davvero felice. Ed ora è tutto chiaro”.

Un solo grande amore a rimbalzo controllato, riaccesosi durante il derby Bitonto-Bisceglie che Marfil ha guardato dagli spalti.
“Per tanti si tratta solo di un campo piccolo, ma per me rappresenta un mondo intero. Sensazioni che sembrano banali, come respirare il profumo del parquet o sentire il rumore degli scarpini ad ogni contromovimento, per me sono stati segnali inequivocabili: dovevo tornare al calcio a 5”. Ed è di nuovo il destino a metterci lo zampino, perché dopo averci a lungo pensato, Marfil contatta finalmente la società: è il 30 dicembre. Lei non lo sa, ma il mercato si sarebbe chiuso di lì a qualche ora ed è con un’operazione lampo che il Bitonto la riprende con sé, tenendo fede a quanto detto pochi mesi prima.
“Qui c’è il massimo della professionalità e il miglior ambiente di apprendimento: ogni allenamento con Lucilèia e tutte le mie compagne è uno stimolo a fare meglio, rubando un po’ della naturalezza con la quale compiono gesti che fanno sembrare facili. Dietro tutto questo ci sono tanti sacrifici e tanta volontà: Lù ha vinto un Pallone d’Oro, ma quello che davvero mi stupisce è la sua capacità di lasciarmi ogni giorno a bocca aperta con qualcosa di mai visto prima. Confermarsi sempre come la più forte, secondo me, è la parte più dura di tutto quel che fa”. Ed è su questo esempio che Marfil ora vuole costruire il suo futuro in forza al Bitonto.
“Il Covid ha interrotto il cammino, ma – come dice Pinto – stiamo riattivando le gambe per arrivare pronte ad un mese di fuoco tra gare ufficiali e recuperi. Non sottovaluteremo il Padova e poi ci prepareremo al Pescara: la tensione di dover incontrare le tricolori e seconde in Europa potrebbe giocare brutti scherzi, ma – chiude la numero 88 – vogliamo divertire e divertirci trasformando la tensione in adrenalina”.

 

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