Serie A

Emma Mantovani, dal Bardolino al futsal col Granzette nel cuore

Emma Mantovani

Nel 2011/2012 il primo sì al Granzette, cioè vuol dire che – esclusa qualche breve parentesi – il cuore di Emma Mantovani è nerorancio da 10 anni esatti. Quei colori non l’hanno abbandonata neanche nell’anno al Santu Predu in A2: nel borsone del club sardo, c’era sempre spazio per la sua ex maglia. Come la coperta per Linus. Quella sull’isola è stata anche un’esperienza lavorativa, terminata dopo un anno col ritorno in Veneto e nella sua casa sportiva preferita. Calcio e lavoro perennemente alternati, fino ai 22 anni quando la carriera da business-woman ha avuto la priorità, nonostante l’ottimo percorso nel Bardolino e in azzurro.
“Avevo solo 16 anni e mio padre – fisioterapista nel calcio, da 4 anni al Sassuolo – mi portava da Ferrara e Verona, circa un’ora mezzo di strada, per gli allenamenti settimanali. Ci sono stati momenti indimenticabili, come la disputa della Champions League con 15000 persone al Bentegodi e la convocazione con la Nazionale U19, insomma ero lanciata – sorride – ma poi è arrivata la possibilità lavorativa che cercavo e, a soli 22 anni, ho fatto una scelta. Per 3 anni ho smesso completamente e quando sono tornata, chiaramente, non era più come prima”.
A parte il rammarico di aver interrotto proprio nell’anno dell’istituzione della Nazionale di futsal, anche il pallone a rimbalzo controllato le ha fatto vivere emozioni intense, soprattutto grazie al Granzette, squadra con la quale (molto probabilmente) chiuderà a fine anno la carriera.
“Sono serena perché, sebbene ora ci sia meno spazio, mi sono tolta tante soddisfazioni e so di aver fatto il mio. La decisione di vivere qui la mia ultima stagione è stata naturale, per me significa chiudere un ciclo che mi ha dato tanto sotto tutti i punti di vista. Che ambiente ho ritrovato? Una squadra sempre unita a livello di spogliatoio, con totale fiducia in un mister che potrebbe chiederci di giocare in qualsiasi modo, tanto troverebbe appoggio da parte di tutte. Andiamo avanti consapevoli della nostra forza perché i risultati hanno parlato chiaro, al di là dell’oggettivo momento di stanchezza dato da tanti impegni ravvicinati”.
Ne ha sicuramente risentito la prestazione infrasettimanale contro il TikiTaka, ma Mantovani non fa drammi.
“Post Covid ci sta non avere quella forma tale che permetta di giocare più gare in pochi giorni e se ci mettiamo anche un pizzico di sfortuna, il risultato è comprensibile. Ora dobbiamo rifarci contro il Sassari, dimostrando la forza che si è vista nelle gare passate. Mi aspetto un finale di campionato importante da parte di tutte perché possiamo giocarcela contro chiunque, anche in Final Eight: forse non siamo la squadra più forte, ma mai dire mai”.

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