Era da poco passato lo scotto della sconfitta in semifinale scudetto under 19 contro il Florida sul parquet del PalaRoma. Una partita spettacolare, piena di emozioni, forse troppe. I rigori hanno dato ragione alle abruzzesi e la Lazio si è ritrovata in un caldo pomeriggio di fine primavera, con una delusione da metabolizzare.
La forma dei cristalli di sale che scendono dagli occhi differisce in base alle emozioni e quelle delle ragazze di mister Pinheiro a fine partita le ricordo bene. Le ricorda anche Daniela Testoni che, uno di quei rigori l’ha sbagliato, come dice lei. “Ho chiesto scusa alle mie compagne per tutto il giorno“, ricorda.
In quei giorni, con un esame per la patente da preparare e la maturità da conquistare, si scriveva un pezzo del suo futuro. Con un sogno nel cassetto: essere convocata in prima squadra. E prendere la patente.
“Se vuoi qualcosa, devi letteralmente farti il mazzo, come si dice, per conquistarla. Per me almeno, è sempre stato così”.
Lavoro. Dentro e fuori dal campo, per raggiungere quei traguardi intermedi della vita che hanno il sapore di un punto di arrivo e la dimensione di un cancelletto di partenza. Tutto vissuto sotto, dentro e con i colori della Lazio nel cuore.
Qualche mese dopo, con una tessera rosa nel portafoglio, a bordo della sua nuova auto, Daniela si ritrova a percorrere i 45 minuti che la separano da Fiano Romano non solo per gli allenamenti della sua amata Lazio under 19, ma anche per quelli della tanto sognata prima squadra. Quelle “grandi” che solo una stagione prima vedeva con ammirazione seduta sui seggiolini degli spalti, ora sono le sue compagne di squadra.
L’emozione della prima convocazione in Serie A, le prime trasferte, fino al tanto sperato quanto inatteso esordio. “Amo la Lazio e amo questo sport. Si può facilmente intuire la mia reazione alla chiamata in prima squadra con questa maglia. A dire il vero, non ho mai pensato di poter arrivare a farne parte. In fondo, gioco per passione e perché ho un particolare legame con questi colori.
Devo ancora imparare tanto, tantissimo, ma con le mie compagne mi trovo molto bene perché, prima di essere grandi giocatrici, sono persone fantastiche. Mi aiutano, mi spiegano le “cose del campo” – e fidati che me ne devono spiegare tante – Ride divertita con il futuro negli occhi. “Mi sento parte di questo gruppo, fin dal primo momento e questa è la cosa più bella. Allenarmi con loro mi permette di migliorare, crescere e poter contribuire maggiormente con l’under 19“.
C’è tutto l’entusiasmo di una giovane donna alla conquista del mondo, del suo mondo. “E’ un gruppo pazzesco quello biancoceleste e credo che questo influisca molto sui risultati della squadra, basta vedere il bel girone di andata disputato prima dello stop causato dal Covid. Personalmente, rubo tantissimo con gli occhi, penso che sia uno dei modi migliori per imparare. Ma con loro sto crescendo anche a livello mentale.
Cecilia Barca, il nostro capitano, ad esempio, mi sta aiutando a gestire la mia impulsività e spero di migliorare presto questo sotto questo punto di vista. Per non parlare di Beita, Pinheiro, Grieco, Marchese, sempre pronte a dare consigli e indicazioni a livello di gioco. Dovrei farti il nome di tutte però, perché davvero ognuna di loro è sempre disponibile ad aiutare me e quante come me hanno tanto ancora da imparare”
La parola di certo non manca a Daniela, anche se non è abituata alle interviste. E agli esordi in Serie A. La partita che l’ha vista segnare la sua storia personale, era il recupero contro il Granzette. 26 gennaio 2022. Una data che rimarrà fissa nella bacheca dei ricordi. “Sono entrata in campo con talmente tanta ansia addosso che il primo passaggio l’ho completamente lisciato” Commenta, sorridendo di se stessa, quei primi “veri” secondi di gioco.
Ho subito sentito le mie compagne incoraggiarmi. Mi hanno infuso tranquillità e da lì ho cercato di fare meglio. Il ritmo che c’è nelle partite di Serie A è completamente diverso. E’ un continuo movimento, è tutto veloce. Devi pensare ed agire quasi allo stesso tempo e questo a me manca. Inoltre, non mi aspettavo proprio di entrare in campo. Tanto è vero che, quando mister Chilelli mi ha chiamata, mi sono guardata intorno come per cercare un’altra Testoni in panchina. Non pensavo ce l’avesse con me”.
L’incredulità lascia però spazio alla consapevolezza. E alle emozioni. “Non saprei che parole poter usare per far capire le sensazioni provate in quel momento. Carica, adrenalina, paura, ansia. Un mix potentissimo di tutto. Forse certi miscugli emozionali li provi solo in questi momenti. Entri in campo con la squadra che hai sempre tifato, con giocatrici che hai sempre stimato. C’è davvero una parola che riesca a racchiudere tutto questo? Anche se mancavano due minuti al termine del match, quegli attimi durano un’eternità bellissima. Fidati“.
Questi giorni che precedono il prossimo turno di Serie A, però, sono a connotazione tutta giovanile.
La gara in casa contro l’FB 5, poi la Nordovest e poi ancora una doppia trasferta marchigiana. Ma andiamo con ordine. “Sono stra felice della gara contro l’FB5. Non era semplice, soprattutto perché non abbiamo giocato per tanto tempo, l’ultima partita era stata proprio contro di loro e non era andata bene. Avevamo voglia di riscattarci e lo abbiamo fatto da squadra. Primo tempo a mio giudizio molto buono, nel secondo abbiamo avuto un piccolo calo ben sfruttato dalle avversarie. Nel complesso penso che abbiamo meritato la vittoria considerando anche le tantissime occasioni avute“.
La Nordovest è l’avversario che le giovani laziali stanno affrontando proprio nel momento in cui vengono scritte queste parole. Il verdetto sarà sempre e solo quello del campo.
Andando avanti veloce, c’è il Falconara ad attendere Daniela e compagne. Grandi e piccole.
“Eh si, per una settimana siamo abbonate al PalaBadiali. Saranno due partite difficili senza alcun dubbio. Per quel che riguarda la prima squadra, è chiaro a tutti che il Falconara è la squadra da battere quest’anno. Con la mentalità Lazio però, penso che niente è impossibile. Ci siamo preparate al meglio per domenica, questo è sicuro.
Per quanto riguarda l’under 19, abbiamo già affrontato il Falconara a Fiano ed è andata bene. Abbiamo giocato come sa fare la Lazio e faremo lo stesso giovedì. Sono un po’ scaramantica, quindi non mi sento di fare pronostici. Certo è che sarà una bella partita, studiata per ripetere quanto fatto all’andata“.
Se con la prima squadra c’è quel timore reverenziale da ultima arrivata, con l’under è tutt’altra storia. “L’under 19 per me rappresenta una cosa speciale, non so nemmeno il perché, ma è importante. Forse perché so di essere una fuori quota, una che potrà fare eventualmente solo un’altra stagione nella categoria. Cerco sempre di dare il cento per cento ad ogni partita.
Penso che la Lazio abbia un po’ scritto la storia del movimento giovanile. Con Barca e Grieco ha vinto tutto ciò che c’era da vincere.
Ciò che è stato costruito da loro va conservato e continuamente alimentato. Dobbiamo dare sempre il massimo per questa squadra, questa maglia e questo campionato. Siamo una squadra che, se riesce a giocare con la testa, senza perdere la concentrazione, può fare tanto, tantissimo. Molto più di quanto abbiamo dimostrato finora e credo che, adesso, lo abbiamo capito. Siamo un gruppo in gamba, buffo, un po’ sopra le righe, ma capace di fare tanto. Puntiamo al massimo. Questo, posso assicurarlo“.
Non c’è una parola che non brilli di passione, slancio, euforia. Che non illumini di bianco e di celeste l’avventura della numero 26. “E’ tutto così speciale e bello per me perché io laziale ci sono nata. Mi sono innamorata del calcio da piccola, successivamente del calcio a 5. La Lazio la seguivo in tv e andavo a vederla dal vivo ogni volta che potevo. Questa maglia, questi colori, sono qualcosa di speciale, che mi sta davvero tanto a cuore.
Spero di avere l’opportunità di indossarli per tanto tempo ancora, assieme alle mie compagne, perché ciò che c’è dietro l’aquila sul petto è troppo grande. Va oltre il semplice amore per il gioco. Immaginavo di indossare questa maglia, per gioco, quando in giardino facevo i tiri al muro con mio fratello. Non avrei mai sperato che quella fantasticheria diventasse realtà. Essere qui è un sogno continuo. Ed è favoloso“.