Chissà se nel 2008, mentre la Torres affrontava e vinceva sul Bardolino Verona la finale di Coppa Italia di Serie A, Ilaria Canu era presente sugli spalti dello stadio del suo paese.
Il ritorno di quella finale, infatti, si è disputata proprio a Codrongianos, un piccolo paesino di milletrecento anime, distante solo pochi chilometri da Sassari.
(Si, c’era “ovviamente” come dice lei. “Quella partita la ricordo come se fosse ieri! Impressionata da Gabbiadini e Panico”)
E chissà se avrebbe mai immaginano di ritrovarsi, quattordici anni più tardi, a calcare i maggiori campi della Serie A di Calcio a 5, con la fascia di capitano dell’Athena Sassari al braccio.
Un gran numero di interrogativi, altrettante sliding doors possibili. La realtà dei fatti, però, consegna tutto alla meravigliosa ed imprevedibile casualità della vita.
Si dice che sia il caos a regolare il mondo alla fine, no?
“Papà è l’artefice della mia passione per il calcio. Deve certo dividersi il merito con i miei cugini, ma è lui ad avermi trasmesso l’amore smisurato per il pallone. Anche se, ufficialmente, ho iniziato “da grande”. Avevo 17 anni più o meno, in una squadra di Serie C regionale per poi fare una piccolissima esperienza in A2. E poi è arrivato lui, il futsal“.
Corsi e ricorsi storici, mi portano ad ascoltare parole che il mio cervello conosce già. “E’ stato un caso. Ero ferma e decisa ad abbandonare il calcio a 11. Giocavo a tennis per non star ferma e poi ho incontrato la Torres, il pallone a rimbalzo controllato e mister Mario Desole, mio attuale mister all’Athena. E’ iniziato così, e con lui, l’amore per questo sport“.
Non ho mai giocato a calcio, meno che mai a futsal. Ma lo sport è nella mia vita da sempre e mi ha insegnato presto che, i giusti allenatori, le giuste persone, hanno la capacità di riaccendere la fiammella della passione anche nei cuori sferzati dalla delusione. Con tutta evidenza, mister Desole appartiene a questa categoria.
L’amore ritrovato, vero e proprio balsamo per le ferite sportive, hanno portato Ilaria fino alla massima serie nazionale.
“Oggi mi ritrovo in questa enorme categoria e ne sono estremamente felice. Per me, è un traguardo personale raggiunto con tanti sacrificio. Così un sogno che a volte fatico ancora a crederci“.
Un sogno di quelli belli ma altamente impegnativi. “L’impatto dalla Serie A2 alla A è devastante. Per me è stato così almeno. E’ una serie che richiede infinite energie, fisiche e mentali in egual misura. Bisogna abituarsi a tanto, in fretta, a gestire la totalità dell’esperienza. Sia in settimana negli allenamenti, e dopo una giornata lavorativa spesso pesa, sia in partita. Soprattutto in partita. Su questo, ho ancora tanto da lavorare“.
La vita di molte giocatrici è un incastro al limite della follia, tra lavoro, sport e vita privata. Bisogna trovare l’equilibrio perfetto, che troppo spesso assomiglia all’equilibrio instabile cantato dagli Stadio “lui non sente ragioni, sono un equilibrista abile, schiavo delle mie emozioni”
“Sto cercando di dare il massimo per prendere e apprendere tutto quello che posso da questa esperienza, dalle mie compagne di squadra, dalle avversarie in campo. Si impara sempre, in ogni circostanza. Il mio intento quindi è quello di migliorare. E’ vero che vivo un sogno grazie alla Serie A ma sono ben piantata a terra con i piedi, cosciente e consapevole di ciò che sono e ciò che posso fare. Così, e solo così, il resto vien da sé“. E’ esigente la A, in termini di tempo e impegno. Comporta rinunce, investimenti emotivi e fisici, ripagando con la moneta delle esperienze, della scoperta costante di se, dell’opportunità di evolvere, degli incontri che permette.
E’ una partita doppia, con i suoi mastrini di dare e avere sempre aggiornati. Il bilancio sarà redatto a fine anno, nel mentre, si continua a registrarne i movimenti. Ora più che mai copiosi. “Stiamo iniziando un periodo di tante gare ravvicinante. Abbiamo affrontato il Verona domenica e abbiamo perso. Ma ci sono tanti spunti positivi da utilizzare come base di ripartenza. Innanzitutto, siamo riuscite a mantenere contenuto il passivo, subendo meno gol del solito. E’ proprio sulla difesa che stiamo focalizzando gli allenamenti e, riguardando la gara contro l’Audace, questo aspetto è venuto fuori. La strada è ancora lunga ma credo sia quella giusta per far bene, per far meglio“.
Non c’è giornata lavorativa che tenga, quando il campionato chiama. Ecco quindi che ci si deve organizzare in modo da essere di nuovo in campo questo pomeriggio. Calcio di inizio ore 15:30. A raggiungere Sassari per il recupero della tredicesima giornata di campionato, la Lazio. “Un’altra gara difficile, ma quale non lo è in fondo? Come l’affronteremo? Cercando di difendere come stiamo facendo ultimamente, provando a sfruttare le occasioni che avremo così da impensierire di più le avversarie. Stanchezza e panchina corta non aiutano, ma di certo non saranno un alibi per impegnarsi meno. Anzi, sarà proprio il contrario. Sono certa che nonostante le difficoltà si darà tutto“.
La linea che l’Athena Sassari ha intenzione di seguire è chiara, parte dalla consapevolezza carica della tensione positiva alla crescita costante. “L’esperienza gioca un ruolo importantissimo in questa categoria e noi siamo le meno attrezzate da questo punto di vista. Ma stiamo lavorando bene e intensamente. Ci siamo, siamo in ballo e vogliamo ballare, facendoci valere in tutti i modi. Perdiamo? Va bene, ma almeno usciamo dal campo senza rimpianti, senza doverci leccare le ferite tra un se e un ma.
Si prova a dar sempre tutto, ed è con questo atteggiamento che affronteremo la Lazio e tutte le avversarie che verranno. Non siamo pentite di nulla. Il girone di andata ci ha dato sei punti importanti e tanta esperienza. Ora c’è solo voglia di migliorare. L’impegno, da parte di tutte, non manca“.