Serie A

Sara Iturriaga, alta quota col Granzette: “Ora dobbiamo essere intelligenti”

“Eccomi, sono qui, esposta a cielo, vento, spalmata sulla superficie immensa, le appartengo, sono una sua briciola fornita di intenzione. Così mi sento accolta. È strano ma è così per me in montagna, più sono indifesa più acquisto fiducia. Sei all’aperto che più aperto non si può e allora devi essere aperta, lieta, commossa della fortuna di trovarti lì. Se ho uno stato di grazia in alta quota è perché sono un “grazie” che cammina”.*

Invio questo estratto a Sara Iturriaga, mentre torna da una passeggiata ad alta quota ad Obereggen. Lo spazio di tempo e di mondo che ha ritagliato per sé. Ognuno ha un posto per ricaricarsi: quello di Itu si trova nell’area in Val d’Ega, tra le Dolomiti, ad un passo dal cielo.
“Scendo in pista con lo snowboard, niente sci: con le ginocchia che ho, meglio averle vicine ed allineate”, ride con quella risata fragorosa che è un po’ il suo tratto distintivo. Anche in campionato, col Granzette, il percorso è ad alta quota: secondo posto dietro alla Lazio, ma con una partita da recuperare il 12 e una da giocare 72 ore prima in casa contro il Città di Falconara.

“Qui ci vuole il paracadute… – scherza ancora – Tornando seri, incluso il raduno nazionale annullato all’ultimo momento, credo che ci sia stata una cattiva gestione generale della situazione che ora ci porterà ad incontrare le due squadre più forti senza il giusto recupero. Sabato avremo le pile cariche e ci proveremo anche se il Falconara può schierare tre squadre, ha tanti sistemi di gioco e non abbassa mai il livello nei suoi cambi, ma – continua la spagnola – martedì la vedo più dura, senza contare che torneremo in Veneto alle 5 del mattino e poche ore dopo saremo tutte ai rispettivi posti di lavoro. Cosa può fare il Granzette? Essere intelligente. Usare la testa, più del fisico. Quando dovrò correre dietro ad Ampi, proverò a dirlo al mio cervello. Se poi arriverà un risultato positivo, sarà da festeggiare, se – invece – sarà negativo, sarà perché le nostre avversarie avranno fatto una prestazione importante e penseremo alla prossima”.

Davanti anche Bitonto e Lazio, ma Itu non si scompone.
“Dalla nostra c’è la consapevolezza di aver già fatto tanto, perché stiamo conducendo un campionato anche superiore alle aspettative: le scelte estive si sono rivelate giuste, lavorare con Marzoli è un piacere, mi fa scoprire lettura di azioni che mai avrei immaginato, e i risultati portano gioia”. E Itu, così come Dayane alla prima di Salsomaggiore, si è già portata a casa anche il premio di MVP in diretta su Sky nella gara col Sassari. “Ti posso dire la mia? Non dovrebbero esserci premi individuali in uno sport di squadra e non è stata quella la mia miglior partita. È che spesso vengono visti i gol e non il “lavoro sporco” di chi fa tanto in difesa e si vede meno in attacco: per me Taty rimane la migliore al mondo, ma c’è un altro fenomeno che è Diana Santos. Il suo passaggio per Lucilèia vale meta del gol fatto all’Audace. C’è copertura, c’è intelligenza tattica. Un’altra giocatrice molto forte è Isa Pereira: con delle difese così attrezzate si vincono i campionati”.

E con squadre come il Granzette?
“Si può fare tanto, infatti mi dispiace che non sia nessuna delle nostre convocate in Nazionale: penso ad una Lisi Buzignani, una Longato, mancina e velocissima, un’Andreasi o una Ricottini, un portiere di 20 che in ottica futura è il massimo. Non è facile essere allenatore, ma mi ha sorpreso. Se guardo alla fine di questa stagione, spero di vedere questo gruppo tra le prime 8: non gioco la Coppa da 4 anni e mi piacerebbe tanto tornarci, soprattutto perché sarebbe un premio ad una società che lo merita”.

*Sulle tracce di Nives (Erri de Luca)

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