Serie A

Da Villareia al Tikitaka, il cuore a Milly di Martina Merlenghi

Se non fosse un mercoledì di un giorno lavorativo, i chilometri che sto percorrendo per raggiungere Martina Merlenghi, potrebbero essere quelli di una scampagnata in collina. Di quelle con il cielo terso, il sole ad illuminare i piccoli paesi dell’entroterra abruzzese, la prospettiva di un bicchiere di vino seduta in piazza al bar.
Perchè la strada che percorro è proprio così. Destinazione: Villareia frazione di Cepagatti. Un viaggio di venti minuti da casa che mi porta davanti al Bar Milly.

No, non vado a prendere un bicchiere di vino, vado ad intervistare Martina. Di professione imprenditrice e portiere del TikiTaka Francavilla.

“Benvenuta nel mio bar”. Così mi accoglie la 90 giallorossa. Si, il bar è suo, proprio suo suo.
Entro e la prima cosa che mi indica, come se poi ce ne fosse bisogno, è una cornice con la sua maglia, incorniciata assieme alle foto del Francavilla dei miracoli, quello che a dicembre non raggiungeva i playoff mentre a giugno conquistava la promozione diretta nella massima serie nazionale.

Facciamo sempre cose inaspettate” mi dice guardando quello che potrebbe quasi essere considerato un figlio. “Spesso ci diciamo che “volere è potere”, ma a volte bisogna capire le situazioni che ti si pongono dinanzi, analizzarle, comprendere le circostanze. E capire cosa puoi fare, nel momento in cui ti trovi, con i mezzi che hai a disposizione. E’ da questa concretezza che arriva l’inaspettato. Questo bar ne è la prova“.

Mi offre un caffè, al bancone si avvicendano clienti che Martina conosce per nome, stupiti di sapere che quella ragazza seduta li, con un computer in mano, non sta lavorando – o meglio, si – ma la sta intervistando. “Sei famosa allora”. Si ride, si scherza un po’.
Questo bar è la soddisfazione più bella della mia vita. Mio padre frequentava questo posto quando ero bambina. Dopo la morte del titolare, la moglie ha continuato l’attività ed è proprio qui che ho fatto il mio primo caffè, a 16 anni“.

A quell’epoca Martina giocava come portiere nell’Ariete Calcio a 11, squadra proprio di Villareia, in più aiutava la signora del Bar Milly. “Il primo calcio ad un pallone l’ho dato proprio qui. Villareia è l’inizio di tutto per me“. Poi il raduno con la Nazionale U17, titolare in serie B, fino alla chiamata del Potenza C5.

L’anno prima che arrivassi a Potenza, la squadra aveva collezionato ben zero punti. Nella stagione in cui ne difendevo i pali, di punti ne abbiamo fatti sedici, raggiungendo la salvezza. Come si suol dire, eravamo una squadra di tutto cuore. E’ lì che ho avuto l’occasione di innamorarmi, oltre che del calcio a 5, anche di questo lavoro. L’anno successivo mi sono trasferita nel Rionero e poi la decisione che ha colorato la mia vita fino ad ora: quella di tornare. Avevo un solo desiderio: festeggiare i trent’anni nel mio locale. Che ovviamente era solo nei sogni“.

 

Come sfondo, immancabilmente, il Futsal, crocevia di vita. “Una volta rientrata a casa, ho indossato la maglia del Nora, ed è proprio durante una trasferta che mi è capitata sotto mano l’occasione della vita“.
Facciamo sempre cose inaspettate, nel momento in cui ci troviamo, con i mezzi che abbiamo a disposizione.
Esatto, un mantra di vita. Ricordo che stavamo partendo per andare a giocare quando ricevo la chiamata della vecchia titolare del Bar Milly. Eravamo rimaste in contatto, in fondo era una persona di famiglia. Mi avverte che il bar è in vendita. Immediatamente lo cerco su Facebook il proprietario di quel momento, gli scrivo e, di ritorno dalla partita, lo incontro . Per me, era già fatta“.

Volare sulle ali dell’entusiasmo permette di raggiungere grandi mete, ma poi arriva la realtà a rimettere ogni cosa al proprio posto. “Quando sono entrata qui, per la prima volta da titolare, mi sono ritrovata dentro un vecchio bar di paese. I primi mesi sono stati durissimi, ho pensato spesso di mollare il colpo. Aveva un volto che non mi piaceva, questo posto, un ambiente che volevo cambiare con tute le mie forze.

Dovevo renderlo esattamente come lo immaginavo, dentro e fuori e mi sono impegnata con tutte le mie forze per riuscirci. Ma, sai, a volte i sogni diventano realtà“. Poi è arrivato il Covid. “Si sfruttano le occasioni no? I tempi che si prospettavano erano bui, ma mi sono fatta coraggio e rimboccata le maniche: ho scelto di investire i mesi di chiusura per rinnovare totalmente il locale. A marzo ho chiuso, come tutti, il mio vecchio bar. A giugno l’Italia ha riaperto ed io con lei, in una veste del tutto rinnovata“.

Ci vuole coraggio penso, da vendere. Essere imprenditore in questo Paese che palleggia con la burocrazia, è una faccenda quanto mai complicata, da folli. Esattamente come fare il portiere. L’unico ruolo che, a ben vedere, avrebbe potuto rivestire Martina. “Mi chiedo ancora perché ho scelto proprio di fare il portiere“. La risposta non tarda ad arrivare. “E’ stata lei a consigliarmi di giocare in questo ruolo, al termine di un’ora di educazione fisica. E’ da quel momento, avevo 13 anni, che la porta è casa mia. Mamma non era molto contenta, avrebbe preferito un ruolo più attivo, ma a me piaceva. In mezzo ai pali è come se avessi il mondo in mano. E’ una grandissima responsabilità che da giovane ammetto fosse più semplice da gestire. Tornassi indietro però, lo sceglierei di nuovo, anche se comporta molta solitudine e indifferenza a volte. Necessita un costante combattimento con te stesso, devi essere molto forte. Davvero tanto“.

E, soprattutto, avere la consapevolezza che si possono sempre fare cose inaspettate. “Arrivare nel Francavilla è stato come rinascere sportivamente. Dentro me pensavo di aver raggiunto il mio equilibrio, il livello massimo al quale poter arrivare. Poi la proposta di Marco Tiberio. Disputare la Serie A2. E’ stato un ricominciare. Dal momento in cui ho preso il Bar, ho pensato di non poter più giocare ad alti livelli, anche volendo. Invece mi sono rimessa in gioco, di nuovo. Riiniziare in A2 a 29 anni non è facile, da titolare poi. Non ho mai vinto trofei o premi, ma credo di non aver mai perso per attitudine e mentalità. Queste sono le più grandi vittorie della vita. Ho sempre vinto, in un altro modo, e sono soddisfatta“.

merlenghi

Ai trenta è arrivata. Ha festeggiato nel suo Bar, con una promozione diretta in Serie A. Un gran bel regalo di compleanno no? “Ecco perchè quella maglia è incorniciata e messa in bella vita. Racconta una storia nella storia. O più storie legate tra loro se volgiamo“. Che portano tutte alla A. “Un sogno nel sogno. Quando si smette di sognare si muore un po’. Una categoria che mi sono e ci siamo guadagnate, meritatamente. E’ stata davvero una grande promozione.

Ora stiamo facendo un bel campionato. Anche se le prime partite ci avevano dato indicazioni non veritiere, di cui sentivo tutta la responsabilità.  Non ti nascondo che, personalmente, ho passato momenti non semplici. Anche la panchina bisogna saperla fare. Soprattutto alla mia età e dopo il campionato dello scorso anno. Ma sto prendendo coscienza. La squadra sta rispondendo bene al campionato ed è la cosa più importante. Adesso so che, anche dalla panchina posso dare una grande mano, che quando si vince, non lo fa solo chi va in campo, ma tutta la squadra, ognuno dando il massimo.

Sto lavorando tanto in allenamento, per migliorare ancora, così da farmi trovare pronta quando servirà. So che, se siamo arrivate fino a qui, è anche grazie al mio contributo, e questo è un grande orgoglio” così come essere tra i 192 migliori portieri d’Italia, “Sapevo che sarebbe stato tutto molto difficile quest’anno, soprattutto nel far conciliare allenamenti e lavoro. Oramai o sono al Bar o sono al campo oppure in macchina guidando per raggiungere queste due mete“. Di quanti chilometri è fatto un sogno? Guardando il tachimetro della mia Panda, riesco facilmente a rispondermi.

Veloci come la strada che scorre sotto le ruote dell’auto, passano anche i minuti e il tempo a disposizione inizia a scarseggiare. Ho ancora un sorso d’acqua per tornare alla gara interna contro il Falconara. “Per assurdo, abbiamo rischiato di vincerla. Il Falconara è una squadra fortissima, con giocatrici stellari e ha un ottimo possesso palla. Forse l’unico neo che ha è che finalizza meno di quel che crea. Da portiere, non posso che fare i complimenti ad Angelica Dibiase. Ha fatto una gran partita, essendo decisiva in più di un’occasione. Se entri nella top five della giornata, vuol dire che le tue parate hanno tanto il sapore di un gol. Dal canto nostro, abbiamo fatto ciò che dovevamo, difendendo con intensità e sfruttando le opportunità presentatesi. Abbiamo saputo soffrire, il che, nella vita come in campo, conta più di tutto“.

Bisogna darle ragione. Le difficoltà possono rivelarsi molto utili. “Anche il mister credo abbia sofferto un po’ domenica. A lui piace molto quando è la sua squadra ad avere il pallino del gioco. Ma ci rendiamo tutti conto che siamo in quella fase di crescita in cui lo scarto necessario da fare è sui tempi di reazione. Pensare più velocemente. Lui lo sa, e ci prepara molto bene in settimana. Anche se è alla sua prima esperienza in A, sta facendo molto bene. Esattamente come è stato un ottimo giocatore, può diventare un allenatore di categoria top. Soprattutto nel femminile. Lui ci ha capite, ha trovato la chiave corretta di dialogo: ascolto e motivazione, il giusto equilibrio per continuare a crescere tutti insieme“.

merlenghi

Progressione. Credo sia il termine adatto per definire il momento del Tikitaka. La prossima meta, Padova. Ma, per Merlenghi, bisogna fare attenzione. “Il Padova viene dal primo punto conquistato grazie ad un pareggio che ha dell’amaro in bocca. Nelle ultime giornate si è vista una crescita nelle prestazioni, inoltre, il cambio di guida tecnica sarà sicuramente una motivazione in più per dare il centodieci per cento contro di noi. Per questo non abbiamo nessuna intenzione di sottovalutare la gara. Saranno aggressive, ma noi abbiamo lavorato tanto in settimana per giocarcela e cercare di fare risultato per continuare il trend positivo“.

E’ tempo di partire. “Fai quel che puoi, con quel che hai, nel posto in cui sei, per continuare a fare cose inaspettate”.

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