Pare che il primo importante traguardo di una coppia sposata, si raggiunga al quinto anno di matrimonio. I beneinformati le chiamano nozze di legno. Man mano che aumentano gli anni che legano due persone tra loro, il materiale scelto come simbolo, aumenta di solidità e preziosità.
Allora legno perché? Perchè è solido, resistente, ma plasmabile, duttile. Non è ancora prezioso, ma può essere trasformato in qualcosa di splendido e inestimabile con lavoro e pazienza.
Credo non ci possa essere metafora migliore per Lorenzo Mondini, avvocato e DG del Città di Falconara, al suo quinto anno nell’organigramma della società falconarese. E, in cinque anni, quanta strada hanno percorso insieme. “Sono a Falconara da quarantaquattro anni, al Città di Falconara da cinque. E’ senza dubbio amore vero, così a lungo non ci sono stato neanche con una donna” dichiara in un misto di ironia, allegria e orgoglio. “In questi anni sono cambiato, invecchiato certo, ma ho avuto modo di vivere tantissime emozioni. Sono partito vivendo una retrocessione, ora siamo una squadra che lotta per lo scudetto. Sono cambiate tante cose in questo arco di tempo. Su tutto, il nostro atteggiamento nei confronti dello sport. Stiamo lavorando, e vogliamo continuare a farlo, per dare a questa disciplina ciò che merita: rispetto e credibilità“.
A festeggiare il traguardo delle nozze di legno, assieme all’Avvocato Mondini, c’è anche la Pupilla di Falconara: Erika Ferrara. “Siamo arrivati nello stesso anno – mi racconta, mentre il rumore di aerei sullo sfondo mi fa capire che si trova nei dintorni del PalaBadiali – abbiamo percorso insieme la strada che ci ha portato fin qui.
Ti racconto un aneddoto – adoro gli aneddoti – il giorno della vittoria della Coppa Italia, al fischio finale sono sceso in campo e la prima persona che ho incontrato è stata proprio Erika. Ci siamo guardati e siamo scoppiati in lacrime. In quel momento siamo stati inquadrati dalle telecamere della tv. Poco dopo mi arriva un messaggio di mia sorella nel quale mi chiedeva perchè stessi piangendo. Chiedilo a Erika, le ho risposto. Perché sappiamo noi quanti sacrifici abbiamo fatto per arrivare alzare al cielo il primo trofeo nazionale del Città di Falconara. Abbiamo combattuto con le unghie e con i denti. Per questo, oggi, mi dispiace immensamente che lei non possa prender parte alla Supercoppa, non in campo quantomeno“.
L’infortunio accorso alla numero 21 qualche settimana fa, terrà infatti la pupilla lontano dal parquet ancora per qualche tempo. “Giocarsi questo trofeo senza Erika Ferrara è un dispiacere grande, ma lei è comunque con noi, vive con noi, il suo apporto lo si percepisce sempre. Devo confessarti che un po’ mi sento in colpa per il suo infortunio: il pomeriggio di quel giorno, siamo stati al Coni a ritirare un premio. Lei era in auto con me e sono stato troppo preciso con i tempi, siamo arrivati al Palas in perfetto orario per l’allenamento. Sarei dovuto essere imperfetto come al mio solito, ritardare qualche minuto, così forse non si sarebbe fatta male“.
Quando accade qualcosa di brutto, analizziamo sempre tutto, pensando che magari se avessimo detto o avessimo fatto cose differenti, il risultato sarebbe stato diverso. In questo caso, sappiamo entrambi che ritardo o puntualità non hanno condizionato in nulla, che è successo e basta. Avvocà, come ti chiamano i tuoi assistiti, qui nessuno ha colpe. Anche il suo non essere fisicamente troppo presente nell’ultimo periodo è una colpa. “Eppure mi sento in colpa con gli amici e con la società perché ho vissuto un momento delicato e questa cosa mi ha impedito di stare vicino alla vita del CdF come avrei voluto. Avrei voluto fare di più per la squadra ma essere coinvolto in prima persona in un episodio di stalking, è stato difficile da affrontare.
Purtroppo un balordo ha reso la vita della mia compagna e la mia davvero un inferno. Ultimamente si parla sempre più spesso di combattere ogni forma di violenza sulle donne e questa tematica, ora più che mai, mi tocca da vicino. Spero che attraverso quello che stiamo facendo con il Città di Falconara, riusciamo a divulgare questo messaggio ancora di più, perché avendola vissuta in prima persona, posso dire che fa male. Spero che attraverso lo sport possiamo avere un arma in più per contrastare fenomeni di questo tipo. Ci si deve impegnare tutti, senza distinzione, e vorrei utilizzare queste righe per incoraggiare quanti subiscono violenze di ogni genere, a non aver paura di denunciare“.
Il 22 dicembre, sarà un’occasione in più per fare in modo che un evento sportivo di tale rilievo, diventi cassa di risonanza di valori che vanno oltre lo sport, che abbracciano la vita di ognuno di noi. Essere limitati nella propria libertà, vivere nella paura, non dovrebbe essere realtà di nessuno. “Mi auguro che l’atmosfera natalizia, la sana rivalità sportiva, riescano a coinvolgere tante persone e che, anche la Supercoppa, diventi veicolo per trasmettere valori che vadano al di la dei risultati sul campo. che siano di coesione, rispetto, tolleranza, uguaglianza. Ci aspettiamo una festa che abbia il massimo risalto possibile, che trasmetta più valori positivi possibile, gridando forte, ancora una volta, no alla violenza.
So per certo che il nostro pubblico, i nostri sostenitori, combattono al nostro fianco in questa direzione. Abbiamo avuto una dimostrazione della loro caratura morale già in gara 3 di Finale Scudetto, quando abbiamo ricevuto i complimenti delle forze dell’ordine che, pur comprendendo la difficoltà del momento, sono venuti a complimentarsi x l’ordine nel palazzetto. Avevano segnalato loro una partita potenzialmente difficile, invece non si è creato nessun disordine, anzi.
I nostri tifosi hanno applaudito i vincitori e sostenuto le loro beniamine. Per noi, questa è la vittoria più importante, anche se il risultato del campo non è stato quello che ci aspettavamo. E’ un grande orgoglio poter dimostrare che Falconara è all’altezza di ospitare manifestazioni di alto profilo. E’ proprio questo che ci ha spinto a chiedere di ospitare anche la Supercoppa, perchè la città, è all’altezza dello sport“.
Il numero dei biglietti già venduti per il primo trofeo stagionale, è quasi da record. C’è tanta voglia di assistere ad una gara sicuramente appassionante, con un tale tasso tecnico in campo capace di assicurare un grandissimo spettacolo. “E’ inutile negarlo, per noi sarà un po’ come una rivincita. Chiunque credo voglia fortemente tornare, o rimanere in questo caso, a casa con la Coppa. La grande affluenza che prevediamo, mi preme dire sempre rispettando la normativa anti covid, è la dimostrazione del fermento che c’è. E’ il nostro piccolo orgoglio nella nostra piccola città, siamo fieri di riuscire a scaldare il cuore di così tante persone, nonostante il freddo di questi giorni”.
Stempera sempre i grandi discorsi l’avvocato Mondini. Riesce, con il suo innato umorismo, a rendere ogni ragionamento, estremamente profondo ma leggero di spirito. E’ una qualità che invidio personalmente.
Mi accorgo che la nostra chiacchierata potrebbe continuare come fossimo davanti ad una birra, e forse, anche se a distanza, un po’ è così. Perchè ricevo, giustamente, un appunto sulle mie domande. “Bella la Supercoppa, ma non dimentichiamoci che domenica c’è l’ultima gara di campionato dell’anno. La nostra attenzione e il nostro impegno, sono tutti per la partita contro lo Statte in questo momento, una società di assoluta serietà e con in rosa la giocatrice, a parer mio, più forte al mondo“.
L’occasione è buona per fare un piccolo punto della situazione sulla squadra guidata da mister Neri. “C’è ancora tanta strada da fare. Se è vero che abbiamo un telaio consolidato di giocatrici, cambiare quattro elementi ha portato ad un fisiologico cambio di equilibri nello spogliatoio. Non abbiamo preso solo Janice e Fifò, dobbiamo inserire anche le giovani Praticò e Apolloni.
Ci sono persone, prima che calciatrici, che si devono ambientare nella nostra squadra e nella nostra città. Inoltre, tra infortuni e convocazioni in Nazionale, di cui siamo orgogliosi, abbiamo avuto tutta la squadra al completo solo da qualche settimana. Lavorare insieme sul campo fa la differenza, e credo si sia visto. Posso dire che, senza ombra di dubbio, il meglio di noi il meglio deve ancora venire“.