Serie A

Sofia Florentin, dalla Pampa al Veneto con l’amore per il futsal

Sofia Florentin

Ai limiti della Pampa, sulla riva destra del Rio Della Plata, si estende la Parigi del Sudamerica: Baires, meglio conosciuta come Buenos Aires.
Da qui, dalla capitale della nazione d’argento, arrivano a noi il tango, la riccia bambina dallo spirito ribelle e preoccupata per l’umanità Mafalda e Sofia Alejandra Florentin.
Laterale classe 1997, la calcettista argentina è al suo primo anno nel Bel Paese. La meta scelta per il debutto nella massima serie italiana: Padova.

Non la conosco, non so praticamente nulla di lei. A volte mi chiedo come sia possibile intervistare qualcuno che non si conosce. In fondo, le domande “da gara” sono molto spesso scontate, le risposte forse anche di più. Argomento di discussione, questo, che ritorna spesso tra gli addetti ai lavori, confrontandosi tra una birra e l’altra.
Eppure, si può sempre cercare di andare oltre, socchiudere gli occhi per cercare di vedere meglio.
“Mi chiamo Sofia Florentin, detta Tana, visto che il soprannome di mio padre è Tano. Ho 24 anni e sono argentina. Ho dato i primi calci ad un pallone molto presto, nella squadra del quartiere che, tutt’ora allena mio padre. Tutti noi fratelli ci abbiamo giocato”.

E’ così che scopro che Sofia ha sette fratelli che condividono tutti la passione per il calcio. Il pallone è il filo che lega la famiglia Florentin, quello che, a ben vedere, ne ha reso possibile l’esistenza. “Siamo quattro fratelli e tre sorelle. Il mio fratello più grande e quello più piccolo giocano in due squadre argentine. Anche la mia sorellina gioca, ma nel “barrio”. Nessuna squadra, non le piace allenarsi – sorride -.

Io, se sono qui, è tanto grazie a mio padre. A 14 anni mi ha detto che se avessi voluto dedicarmi davvero al calcio, avrei dovuto farlo in una squadra seria, visto che il calcio femminile non era ben visto nella mia città. Ho sempre giocato con i maschi difatti, fino a che non sono arrivata al River Plate. Dopo due anni sono passata al San Lorenzo e lì ho conosciuto il futsal. E’ stato amore a prima vista”.

Di nuovo River Plate, praticando entrambe le discipline, per poi approdare al Kimberley, squadra con la quale ho vinto tutto negli ultimi tre anni: Libertadore, Copa America e convocazione con la albiceleste. E’ stata un’esperienza davvero emozionante”.

Continuo a socchiudere gli occhi. Più la ascolto e più scopro dettagli che mi appassionano.

“Siamo una famiglia di appassionati del calcio. Pensa che mia madre e mio padre si sono conosciuti in un campo da calcio”.
Solo io vedo quanto sia romantico tutto questo? Mi piacerebbe raccontare di una passione condivisa con la madre, vorrei narrarla questa storia, ma il mio piccolo desiderio si scontra con una realtà che non avrei immaginato. “Nel 2020 ho preso la decisione di giocare solo a futsal e a marzo ho scelto di andare in Brasile. Poi il covid e la necessità di tornare a casa. E’ stato un anno sportivamente frustrante, che mi ha moralmente messo alla prova. Fortunatamente però, ad inizio 2021 ho avuto un’offerta da una squadra spagnola e così ho giocato con la Amarelle per quattro mesi”. Un tempo breve. Come quello della vita che spesso non riusciamo ad apprezzare, sfruttare, vivere davvero.

Lo sa bene Sofia. “A giugno sono tornata a casa. Ho vissuto uno di quei momenti che nessuno si augura di vivere: la perdita di un genitore. La mia mamma. Per tanto tempo ho pensato di non tornare più a giocare”. Ma, come sempre, la vita ha in serbo strade sconosciute. Sempre.
“In quello stesso mese ho ricevuto l’offerta del Padova. E’ stata una decisione difficile da prendere, perchè mente e cuore erano da tutt’altra parte. E’ stato grazie a mio padre che ho scelto di partire. E’ stato lui ad aiutarmi a farmi fare quella che oggi posso dire sia stata la scelta giusta”.

Una lunga storia che ha portato Sofia dall’Argentina al Veneto, per vestire la biancoscudata neopromossa in Serie A. “La mia prima volta in Italia – sottolinea – Sportivamente è un’esperienza bellissima. Poter vivere di ciò che più mi appassiona è un privilegio. E’ una sfida per me questa stagione, per quello che ho vissuto nell’ultimo anno, per la cultura così differente dalla mia, per le differenze di gioco e, soprattutto, per la lingua. Ma ho tantissime sensazioni positive e buone aspettative. Il Padova è una squadra che parte dal basso e, ovviamente sarà un campionato difficile per noi. Però sono convita che, così come nella vita, l’attitudine fa la differenza. Se davvero vogliamo, riusciremo a scalare la classifica passo passo, così da arrivare il più in alto possibile”.

L’attitudine è tutto, soprattutto quando la stagione parte con due sconfitte. Lo scotto della neo promossa penso. “Dobbiamo continuare a lavorare per migliorare. La differenza, nel bene e nel male, la fanno i dettagli. Ma, come detto, sono fiduciosa che riusciremo a dire la nostra”.

A mettere ulteriormente alla prova il Padova, ci sarà il Bitonto nella terza giornata di Serie A. La sconfitta contro il Falconara sicuramente farà da sprone alle neroverdi, ma le biancoscudate non sono da meno. Parola di Sofia. “Certo che sarà un avversario difficile. Tutte le squadre che incontreremo lo saranno. Ma noi andremo li per giocarcela alla pari, da “igual a igual” per cercare di fare una buona prestazione e, se la fortuna ci accompagna, portare a casa qualche punto”.

Ci sarebbe ancora così tanto da raccontare. Mi perdo in chiacchiere con lei. Ne racconteremo. Per il momento, testa al Bitonto “y que la suerte nos acompane”.

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