Serie A

Berté, una questione di carattere: “Contro il Falconara per dare spettacolo”

“Se puoi sognarlo, puoi farlo” diceva Walt Disney.
No, non è vero, non è una sua citazione, anche se tutti lo pensano. Povero Tom Fitzgerald.
Sta di fatto che questo aforisma è entrato di diritto nel “compendio delle citazioni motivazionali” dal quale spesso attingiamo.

Fortunatamente Adrieli Berté non gli ha dato troppo retta quando, in una notte di mezzo autunno, ha sognato quella che sarebbe stata la partita contro il Pescara. “Era di giovedì se non ricordo male. Mi sono svegliata di soprassalto durante la notte rendendomi conto che stavo sognando la gara della domenica. Credo sia normale, perché ci si allena per giocare proprio partite di questo livello, durante la settimana ci pensi in continuazione, ce l’hai sempre in testa. E alla fine, capita che metabolizzi tutto nei sogni. Solo che nel mio perdevamo“.

I sogni diventano realtà? No. E questa ne è la prova secondo Adrieli. Ma che non si interpreti l’affermazione in chiave negativa. “Sognare serve, pone avanti una meta, ma il sogno più grande è la realtà che ci si costruisce allenamento dopo allenamento. Perché stiamo lavorando tanto e bene ed è bello vivere e vedere quanto siamo cresciute da inizio campionato, quanto siamo diventate davvero squadra.

Ci aiutiamo a vicenda, sempre. Sappiamo che anche se commettiamo un errore, abbiamo accanto una nostra compagna pronta ad aiutarci, sostenerci, sopperire alle carenze quando serve. Ci siamo, l’una per l’altra. Certo, un risultato del genere contro il Pescara non me lo sarei mai immaginato, veramente neanche nei sogni, ma è stata la nostra attitudine a spingerci verso questo piccolo risultato. Per noi la gara era sempre come fosse zero a zero“.

Da aforisma ad aforisma, sembra che il TikiTaka abbracci piuttosto la filosofia di Carlino: non vende sogni, ma solide realtà. Ai tifosi soprattutto. “Le persone che sono accorse al Palarigopiano per sostenerci, ci hanno dato e ci danno sempre una spinta in più. Per me personalmente poi, entrare in quel palazzetto è un po’ come tornare a casa, nonostante tutto. Gli anni di Pescara non sono stati semplici. Francavilla è un riscatto con il territorio, con questa regione che avevo lasciato con tristezza. Sono fiera di aver abbracciato il progetto TikiTaka, anche se all’inizio devo ammettere ero titubante, avevo tanti dubbi, ma posso felicemente affermare che mi sbagliavo.

Stiamo facendo un passo alla volta, costruendo per rimanere, non per essere una realtà passeggera, E vedo che tutti qui ci mettono il cuore in quello che fanno, si impegnano al massimo per raggiungere questo obiettivo. A mio avviso, la strada intrapresa è proprio quella giusta e la squadra creata con intelligenza. Un doveroso ringraziamento per questo va a Marco Troilo, l’acquisto più importante del TikiTaka, altro che Vanin“.
Ridiamo. Un po’ immaginando la reazione di Debora quando leggerà queste parole, un po’ perché non si pensa mai abbastanza a tutto il lavoro necessario ad organizzare un’impresa eccezionale come questa, impegnata a raggiungere risultati sportivi e creare legami sociali.

Credo non ci sia tempismo migliore per soffermarsi su questa riflessione.
Con Adri ci siamo fermate a fare quattro chiacchiere nel post allenamento della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il termine intervista non piace a nessuna delle due, preferiamo perderci in discorsi e ragionamenti. Le chiedo se, in merito alla giornata in questione, c’è qualcosa che loro, come giocatrici, possano fare, quale può essere il contributo che possono dare.

Io no so cosa si possa fare nello specifico, non so se esista una risposta, quantomeno non riesco a dartela. Credo che ognuno di noi lotti contro la violenza ogni giorno, nelle piccole cose, impegnandosi ad essere una persona per bene. E’ una questione di rispetto. Se noi, nel nostro piccolo, continueremo a “fare il nostro”, potremo contribuire a creare una cultura centrata sulla persona e sulla dignità che ognuno di noi ha, senza distinzioni“.

Riflettiamo come spesso, al di là della violenza fisica, sia proprio la discriminazione legata all’appartenenza ad una categoria, il terreno fertile per episodi e situazioni mortificanti. “Guarda ad esempio nello sport, nel calcio. In quanti pensano che non sia una cosa da donne? Poi però capita che, per una serie fortuita di situazioni, ci si imbatte in una partita come quella di domenica e qualcuno riesce a cambiare prospettiva proprio grazie a noi che su quel parquet ci stiamo mettendo tutta l’anima. L’esempio posso fartelo proprio qui, in casa.

Ultimamente è bello girare per Francavilla e vedere che la gente si sta innamorando di questo sport grazie a noi. Un nostro sostenitore mi ha detto che si è annoiato vedendo Inter – Napoli dopo aver visto la nostra gara. E ancora, una signora mi ha fermata questa mattina per dirmi che il figlio, convinto a venire alla partita, l’ha ringraziata per averlo portato. Non mi era mai capitato di vedere persone che non aspettano altro che la domenica per venire al palazzetto“.

Eccolo. Ecco la risposta alla domanda “cosa possiamo fare per cambiare le cose”. Grazie mamma che mi hai portato al palazzetto.
Che poi, una sola partita è capace di cambiarti la vita. Per me, prima di Montesilvano – Lazio, Coppa Italia 2015, il futsal non esisteva. L’ho conosciuto lì, al PalaRigopiano, per caso, e da allora la vita non è stata più la stessa. “La mia prima Coppa Italia” mi dice. “Anche io ero al palazzetto. Con il Portos non ci eravamo qualificate, ma ero presente e ricordo quanto fosse stata entusiasmante“.

Anche Bertè, da quei tempi, ad ora, di crocevia ne ha incontrati. Almeno quattro, tanti quanti i suoi infortuni. “Se oggi sono la persona che sono, lo devo a quelle quattro operazioni. Pensandoci, non è facile tornare a giocare dopo un infortunio, ma dopo quattro ti assicuro che è difficile davvero.

C’è stato un momento, alla Kick Off, in cui ho pensato di mollare, era tutto troppo. Ma la passione mi ha spinto oltre, la forza di volontà e il sacrificio mi hanno temprata e, con il senno di poi, mi hanno consegnato una nuova visione delle cose. A Milano, stando fuori dal campo, ho avuto la possibilità di capire meglio il gioco del futsal. Ho sempre dato per scontato tante cose, movimenti, situazioni tattiche, era tutto automatico per me. Stando fuori, ho potuto davvero capire meglio, acquisire consapevolezza di cosa bisogna fare in campo. E così, eccomi qua, e non sono mai stata meglio di ora“.

Adrieli Berté

Di tutto questo ne farà tesoro anche il TikiTaka che, domenica, affronterà un altro gigante del futsal: il Città di Falconara. Davanti troverà Taty, compagna di squadra ai tempi del Pescara. “Sarà dura” ammette senza mezzi termini la giallorossa. “Non so cosa poterti dire più di questo.

Domenica scorsa siamo scese in campo con l’intento di essere competitive a prescindere dal risultato. La gara ci ha dato la fiducia giusta per far bene anche contro il Falconara. I punti sono importanti, ovviamente, ma ciò che volgiamo fare è dare spettacolo e dimostrare a noi stesse e al nostro pubblico, di esse una squadra di carattere. Dipende solo da noi. Le nostre avversarie non ci renderanno la vita facile, lo sappiamo bene. Taty poi, sembra che ogni anno che passa ringiovanisca e migliori sempre di più. E’ una giocatrice unica, molto forte a livello mentale soprattutto.

Ecco, noi dobbiamo raggiungere questa forza, così da poter affrontare e superare ogni situazione ci si ponga davanti, anche un gol, una sconfitta, un momento no. Siamo cariche – conclude – e non vediamo l’ora di poter accogliere i nostri tifosi al PalaRoma domenica“.

Una donna, una calcettista, fuori da ogni stereotipo. Ma, se non avesse giocato a futsal? “Sarei stata di certo una contabile“. Mi stupisco della risposta ma, vedendola amministrare il gioco in campo, direi che le capacità le ha tutte.

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