Prima sconfitta nella serie playoff per il Firenze, ma l’umore continua a rimanere alto. Un po’ perché essere arrivato in semifinale è già un traguardo che ha superato (e di gran lunga) le aspettative iniziarli e un po’ perché due reti da recuperare non sono nulla per una squadra che – anche in trasferta – ha saputo dire la sua contro una delle formazioni poi agguerrite del girone A.
“Sapevamo che il Padova sarebbe stata un’avversaria tosta, ma – ci dice Deborah Iaquinandi – abbiamo preparato la partita al meglio. Dobbiamo migliorare nella finalizzazione e chiudere al meglio le ripartenze, questo ci è mancato domenica, ma sinceramente l’abbiamo affrontata nel migliore dei modi”.
40′ per ribaltare il risultato e andare a prendersi quella finale per la promozione che, fino a pochi mesi fa, non era neanche nei progetti societari.
“La meriteremmo perché continuare questa scalata meravigliosa andrebbe contro ogni pronostico e a noi piace andare controcorrente – sorride la giocatrice -. Elena Galluzzi continua a farci galoppare con la parte fisica e mister Vannini sta curando con la parte tattica per una preparazione che sia ottimale: siamo tutte concentrate e sempre presenti, elementi che mi fanno pensare che domenica sarà di nuovo una bella sfida come quella che abbiamo appena disputato”.
E se il Firenze adesso è lì, tanto si deve anche al suo arrivo in corso d’opera dopo i saluti di inizio febbraio al Pelletterie.
“Purtroppo non potevo più permettermi un impegno così grande. Una decisione presa a malincuore in seguito alla quale pensavo sinceramente di smettere, ma questa squadra mi ha dato la possibilità di continuare a fare comunque un campionato importante, seppur con un impegno minore. Sono arrivata in punta di piedi perché non è mai facile entrare in un gruppo già unito e a campionato iniziato, ma devo dire di essermi sentita subito a casa e quello che abbiamo fatto fino ad oggi ha dell’incredibile. Cosa potrà riservarci il futuro? Viviamo attimo dopo attimo, con il giusto equilibrio tra ansia e divertimento”.
Ad attendere il risultato di domenica anche le due figlie, Irene e Noemi, gemelle di un anno e mezzo.
“Non nascondo che vederle giocare sarebbe un sogno, ma in realtà spero solo che si appassionino a qualsiasi sport perché lo sport è pieno di emozioni, unisce le persone e a volte ti salva la vita. Ti rende migliore, ti fa affrontare difficoltà, ti fa inciampare e rialzare, ma soprattutto – chiude Iaquinandi – ti rende libero e non c’è cosa più bella”.
Foto copertina: Kaios
