Final Eight

Discaro – Soldano. Generazioni a confronto in Final Eight

Soldano Discaro

Da quando la Serie A femminile ha assunto la formula attualmente in uso, si sta trasformando uno sport molto più vicino al professionismo. Perdendo i suoi connotati di passatempo, di hobby. Più generazioni di giocatrici si sono avvicendante, una sorta di passaggio di testimone, in piena regola. Tra le calcettiste ancora in attività c’è chi può raccontare di un passato fatto di allenamenti in tarda serata, divise prese in prestito, trasferte organizzate con le sole proprie forze trascinate sulle ali della passione. In questi anni, sempre più giovani giocatrici hanno conosciuto e stanno conoscendo uno sport che cerca di definire la propria forma finale, attraverso un’organizzazione attenta del lavoro, della società, degli allenamenti, delle competizioni.

La Coppa Italia al via tra poche ore vedrà scendere in campo entrambe queste realtà. Ci saranno giocatrici veterane a condividere il campo e sogni con giovani promesse della disciplina.
La squadra più giovane? La Lazio di mister Chilelli, con una media età di 23 anni. Tra le società che maggiormente in questi anni ha puntato sulla formazione interna, del proprio futuro. La più navigata invece è il Montesilvano, che vede attestarsi a 31 l’età media, della propria rosa.
Ma le medie aritmetiche, sebbene raccontano molto, non dicono proprio tutto.

La giocatrice più giovane che prenderà parte alla Coppa Italia 2021 indossa infatti la maglia dell’Italcave Real Statte. Stiamo parlando di Alessia Discaro.
Nata nel 2005. Io bazzicavo ancora i corridoi dell’università Gabriele D’annunzio. Alessia, a discapito della sua giovane età, è una giocatrice sicura di se e consapevole delle proprie qualità. “Mi chiamo Alessia Discaro, sono nata a Taranto il 17 ottobre 2005 e vivo a Monteiasi. Frequento la classe seconda del liceo scientifico sportivo di Taranto“. Così, con la premura di una adolescenza appena iniziata e il rispetto per l’età (la mia), si presenta la giovane rossoblù. Lei che ha iniziato a tirare calci ad un pallone, da piccolissima.

Ho iniziato a giocare a quattro anni, come tutte, in una scuola calcio di maschietti. A nove anni, dopo aver sostenuto un provino, sono entrata a far parte della famiglia del Real Statte. Così è iniziata la mia avventura nel settore giovanile, ho avuto anche la fortuna di vincere alcuni campionati di categoria. Nel 2017 ho avuto un riconoscimento come miglior giocatrice del torneo UISP. Da quest’anno, mister Tony Marzella mi ha chiamata per entrare a far parte della prima squadra. Per me, un riconoscimento che mi ha resa molto felice“.

Essere compagna di squadra di giocatrici come Valentina Margarito o Renatinha, citando così le prime che mi vengono alla mente, è una fortuna che non tutti possono condividere. Ne ha piena consapevolezza Alessia. “Poter crescere ed imparare da Renta, Valeria, Margarito, Mansueto, Soldevilla, Violi, Boutimah e tutte le altre mie compagne è una fortuna ed è importantissimo per la mia crescita. Direi fondamentale. Ognuna di loro mi da consigli diversi in base al ruolo che ricopre o alle caratteristiche di gioco che possiede.

Mi colpisce la loro dedizione al lavoro, il loro impegno negli allenamenti e la volontà di voler crescere sempre di più nonostante siano tutte giocatrici già affermate. E’ un gruppo in cui pian piano mi sono integrata, che sento totalmente mio, e sono felice di farne parte. Con loro mi trovo molto bene“.

Ed è con loro che Alessia prenderà parte alla sua prima avventura in Final Eight. “Sono davvero felice ed orgogliosa di poter vivere queste competizioni. Se l’emozione è tanta però, sono anche molto tranquilla poiché tutte le mie compagna di squadra, che hanno esperienza da vendere, mi aiutano molto dandomi i loro preziosi consigli. Mi hanno detto che sono emozioni uniche quelle che si vivono in Coppa Italia, sensazioni che solo questa competizione regala. Non vedo l’ora di viverla“.

Il sogno, come è facile intuire, è racchiuso tutto in quella chances, quella possibilità, di poter calcare quel palcoscenico. Vivere quelle emozioni e continuare crescere nel futsal. “Per questa Coppa Italia spero vivamente che la mia squadra possa andare il più avanti possibile e magari arrivare in finale, anche se non sarà facile poiché ogni partita ha le sue difficoltà. A livello personale spero di poter esordire anche in questa competizione, magari con una buona prestazione così da lasciare una buona impressione a quanti hanno creduto e credono in me.

So che la mia presenza potrà essere di motivazione anche per le altre giovani calcettiste, perché potersi allenare e vivere lo spogliatoio con le “grandi” è un percorso di crescita molto importante. La mia presenza, come quella delle altre giovani che prenderanno parte alla Coppa spero che possa spronare ogni società a puntare maggiormente sul settore giovanile. Per dare un futuro luminoso alla disciplina, con giocatrici italiane.

L’ambizione è di continuare ad allenarmi e giocare per diventare una calciatrice importante per l’Italcave Real Statte e per tutto il movimento del futsal. Accanto a questo, raggiungere la maturità per poi iscrivermi alla facoltà di fisioterapia, completerebbero i miei desideri per il futuro prossimo

Con quasi una generazione e tanta esperienza di differenza, ci catapultiamo nel mondo di quelle “grandi” che hanno contribuito a costruire il futsal, come lo conosciamo oggi. Un mattone alla volta. Tra queste, a prender parte alla Coppa, c’è Giusy Soldano. Non mi avventuro sulla faccenda dei nomi, testimonianza di un’appartenenza territoriale molto forte. Tutti, nel mondo del calcio a 5 femminile italiano la conoscono e la conoscono così, semplicemente: Giusy. Tra le due atlete tanta è la differenza, qualcosa però le accomuna: hanno iniziato entrambe da piccoline.

Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo 7-8 anni, prima con i maschietti e poi con le squadre femminili. Poi nel 2001 nacque a Bisceglie la prima squadra femminile di calcio a 5 e lì e stato amore a prima vista per il futsal, anche se ai tempi non si chiamava neanche così. Giocavamo a calcetto, all’aperto, sul sintetico in un campionato regionale, era davvero un altro mondo“.

Nel 2001, mentre Giusy contribuiva a dar vita alla disciplina nel nostro Paese, Alessia non era ancora nei pensieri dei suoi genitori. Capita di perdermi in queste riflessioni, con quel senso di disorientamento. Mondi tanto lontani, si ritrovano in un punto preciso del tempo, per prendersi per mano e camminare, insieme, verso un futuro comune. (Come in un romanzo di William Gibson ndr)
Se tanto è cambiato, nel tempo, l’emozione quella no, quella travalica il tempo e lo spazio. Accomuna tutti. Soprattutto quando si parla di Coppa Italia. “La mia prima partecipazione alle Final Eight è stata 10 anni fa a Norcia e penso di ricordare praticamente tutto. E’ stata un’esperienza indimenticabile. Era il primo anno che giocavo a Statte e abbiamo vinto noi quella meravigliosa Coppa, disputando la finale contro le Lupe.

Fu una vittoria che credo sia rimasta nei cuori di tutti perché fu la prima senza Emilio D’Ippolito, anzi probabilmente ci ha spinto proprio lui sul gradino più alto. Aneddoto? Io sono una leggermente scaramantica e oggi mi piace ricordare che nei quarti abbiamo battuto il Montesilvano, anche con un mio gol. Però questa è preistoria!

Che stia lanciando un messaggio alle proprie avversarie di venerdì? Io non sono scaramantica normalmente, ma sono sicura che le pugliesi faranno di tutto per ripete la storia, ancora una volta. Indossando colori questa volta, diversi.
Nonostante una lunga militanza nella disciplina, questa è solo la quarta partecipazione di Giusy alla competizione dedicata alle migliori otto del campionato. “In realtà questa è solo la quarta Coppa. Tante volte mi son trovata a dover lottare per la salvezza e non ho avuto questo onore. Infatti oggi non vedo l’ora di partire.

Le emozioni sono sicuramente diverse dagli altri anni. Per quanto comunque continui ad allenarmi con la squadra, la mia stagione la domenica la vivo quasi esclusivamente da vice allenatore e sto provando a dare il massimo in questo ruolo. Non ti nego però che ancora oggi quando entro in campo per il riscaldamento, mi sale quel brivido che è difficile mettere a tacere quando devo sedermi in panchina da vice“.

Giusy è la prova vivente che nel futsal e attraverso il futsal, si può crescere sia sportivamente che come persona. Mi piace pensare che lei sia la persona giusta da affiancare ad una giovanissima calcettista. Lei, che sta facendo del suo amore per il calcio a 5, un volano per le tante bambine che accarezzano il sogno di giocare ad uno sport sempre meno esclusivamente da maschi.
Un vero e proprio passaggio di testimone. Qui, con queste vesti, si scruta nel prossimo futuro. “È stata proprio la volontà di trasmettere la mia passione, quel fattore che mi ha spinto a credere nel progetto della mia scuola calcio femminile sei anni fa. Loro sono il futuro.

Se oggi riescono a comprendere quanto siano fortunate a stringere questo sogno tra le mani, possono fare grandi cose, raggiungere grandi traguardi. Non ci vuole solo passione, c’è bisogno di serietà e sacrificio dentro e fuori dal campo. Rispetto dei ruoli e delle regole”. Perfettamente a suo agio nel ruolo di formatrice, non si risparmia nel riservare consigli di sport e di vita alle millennials. “Ho un consiglio da dare a voi, futuro del nostro futsal e del nostro mondo: toglietevi questi telefoni! A volte sembra più importante condividere con chi sta fuori che con chi sta dentro. Godetevi “lo spogliatoio” perché le vittorie più importanti nascono lì“.

Posso commuovermi un attimo pensando alla vita da spogliatoio? Posso fare un volo pindarico affermando che è una delle cose che più mi manca del praticare uno sport di squadra? Anche se non potessi, scrivo io qui, quindi mi lascio un attimo andare, sposando pienamente il suo pensiero.

Torniamo a noi. A raccontare di voi.
A Giusy ed Alessia. Il ruolo ricoperto dalla numero 17 biscegliese quest’anno s’innesta in uno spazio ibrido, tra campo e panchina, tra calzoncini e scarpini e polo di rappresentanza. Il tempo per Giusy giocatrice rintocca nelle ore del tramonto. L’altro segna quello spazio di tempo di un’alba nuova, che sorge. Come dure orologi di vita che si specchiano, si rincorrono e si danno il cambio.

Credo di vedermi fuori dal mondo “dei grandi”, a breve almeno. Invece quello che non riuscirei proprio a fare è stare senza le mie bambine, ragazze, perché mi fanno innamorare di nuovo, ogni giorno. Riuscire a portare avanti un progetto che passa attraverso la loro crescita ma anche la mia, mi permette di vivere quella parte romantica del calcio con cui sono cresciuta e di cui non potrei fare a meno“.
Parafrasando Billy Beane interpretato da Brad Pitt: “come si fa a non essere romantici con il futsal”. (Moneyball, guardatelo)
Il sogno per il futuro? “Alessia ne ha sicuramente più di me – scherza – ma, devo dirti che se i prossimi quarant’anni fossero come i primi, non potrei chiedere di meglio”.

Forse questo è il momento per sorridere andando incontro agli anni a venire, ai sogni, alle generazioni future, alla speranza di crescere insieme. Ancora, giovani e meno giovani, esordienti e veterane. Per regalare e regalarvi, un mondo nel quale sia possibile camminare in mezzo ai vostri, nostri, sogni.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top