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Sofia Mancuso in A a 16 anni: “Felicissima, darò sempre di più”

Sofia Mancuso

Non sono arrivati i tre punti, ma quella di ieri – per Sofia Mancuso – rimarrà lo stesso una delle giornate più belle della sua vita sportiva, grazie alla convocazione che l’ha portata dall’Under 19 in prima squadra, per il meritatissimo esordio in Serie A dall’altra parte del Tirreno.
“Posso andare in Sardegna?”. Dopo la chiamata di mister Chilelli, Sofia ha chiesto ai suoi genitori il permesso (“per nulla scontato”) di saltare scuola ed è così che, a soli 16 anni, il pivot italo-tedesco si è ritrovata a vedersela con un Cagliari affamato di punti.
“Ero abbastanza agitata perché non è un’opportunità che viene data a tutti, sono felice che il mister mi abbia fatto entrare in campo e spero di poter dimostrare sempre qualcosa in più per poter giocare ancora tante volte in prima squadra e crescere qui. Non mi sono mai posta l’obiettivo della massima categoria, davanti agli occhi ho sempre avuto soltanto la mia passione che mi spinge ad andare avanti e ad andare oltre, ma sono contenta che questa strada mi abbia condotta verso il palcoscenico più importante di questo sport. Col tempo, grazie a tante persone e anche grazie a me, ho capito che alcune cose mi rendevano più felice e soddisfatta e il debutto di ieri è sicuramente una di queste”.

Il primo ad intuire che il “giorno della maturità” sarebbe arrivato presto è stato il nonno, compagno di giochi nel piazzale sotto casa.
“Lui mi ha detto di provare a giocare in una squadra. Poi, con il consenso dei miei genitori che mi hanno sempre supportata e sopportata – sorride – l’ho trovata: il Futbol Club. L’idea era quella di una squadra mista, ma in realtà ero l’unica femmina e nel 2016 sono passata al Flaminia 7 (successivamente trasformatasi in PMB, fino all’attuale Nordovest). All’inizio non conoscevo neanche le differenze tra calcio a 11 e calcio a 5, ma ho subito trovato tante persone che hanno creduto in me, dal presidente Riccardo Casini, al preparatore Dario Panico e al dirigente Andrea Giampaoli”.
Quattro anni bellissimi in cui, oltre ad esordire in Serie A2 a 14 anni, Sofia conquista a suon di gol un posto tra le prime 3 migliori marcatrici dell’Under 19 nazionale. Un pivot mancino così forte deve assolutamente vestire una delle maglie più prestigiose del nazionale: deve aver pensato questo mister Chilelli, quando ha composto il numero di telefono di Casini e ha offerto al talento classe 2004 un posto da aquilotta.
“Sono arrivata in prestito alla Lazio perché ne condivido profondamente i valori. Non avrei mai pensato di poter calcare lo stesso campo di Alessia Grieco e Cecilia Barca e invece ora le vedo quasi tutti i giorni, le ammiro molto come giocatrici, così come continuo ad ammirare tanto le mie ex compagne Ilaria Panattoni e Hilda Toth, alle quali auguro tutto il meglio perché lo meritano”.

Hilda Toth e Sofia a fine gara

E’ proprio contro il Perugia di Hilda che la Lazio Under 19 ha subito l’eliminazione dalla Coppa Italia, ma – assicura Sofia – la sconfitta è servita di lezione per l’imminente campionato di categoria in partenza contro l’Atletico Tirrena.
“Anche quella è stata un’esperienza per capire ciò che abbiamo sbagliato e per dare ancora di più a livello di gruppo: sono sicura che questo cammino ci farà crescere come squadra, perché faremo il massimo per arrivare tra le prime senza mai rinunciare a lottare”.
Ci siamo dette tanto, così la saluto. Mamma Viebke – nata a Berlino e cresciuta a Colonia, prima di trasferirsi a Roma e conoscere papà Nicola – chiuderebbe l’intervista con un affettuoso “Viel Erfolg”.
“Significa buona fortuna, ma mi dice anche “Viel Spaß” (buon divertimento) o “Schieß viele Tore”, che significa fai tanti gol. Quando sono tornata da Cagliari, invece, mi hanno detto solo che erano molto orgogliosi di me, in italiano perché c’era papà – sorride Sofia, che parla correntemente anche inglese -. Spero che la conoscenza delle lingue possa servirmi anche in futuro: un giorno mi piacerebbe studiare scienze sociali in Germania con lo scopo di lavorare con persone disabili e poter dare una mano dove posso”.

 

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