La chiave nella fessura dell’accensione. Giro. Gas.
“Cuccurucucu paloma”. Tutt’intorno, sulle note di Battiato, scorre il paesaggio del Sulcis. Il bianco delle nuvole lo confondi con il bianco della sabbia non molto lontana. L’erba è un verde che ha visto giorni migliori ma quei piccoli cespugli bassi continuano a crescere ovunque punteggiando lo spazio fino all’orizzonte.
Al volante Mauro Cuccu. Lato passeggero, Claudia Cuccu.
Padre e figlia.
Destinazione: il campo da calcio.
Oggi, 19 marzo 2021, Mauro Cuccu è il presidente del Futsal Femminile Cagliari, Claudia ne è il capitano.
Il mondo è rosso, il mondo è blu.
Responsabile di una metà del patrimonio cromosomico della figlia, Mauro è totalmente artefice della nascita di Claudia come giocatrice. Una doppia genitorialità insomma.
“E’ grazie a mio padre che ho iniziato a giocare a calcio“. Non la vedo, però riesco ad immaginare la luce nei suoi occhi mentre mi scrive. “Allenava l’under 18 della squadra di calcio del mio paese, Tratalias, io ero la mascotte ovviamente. L’unica femminuccia a cui piaceva rincorrere il pallone“.
Poco più di mille anime battute dal sole sardo. “Mamma non voleva che praticassi uno sport “da maschio”, per questo motivo giocavo a pallavolo e tennis, due discipline considerate femminili in quel piccolo paese“. Ma è storia di altri tempi. “Nonostante tutto, però, papà scorgeva in me qualcosa“.
A vedere la sua carriera sportiva, viene da credere che se ne intendesse. Mauro infatti ha giocato a calcio per tanti anni, segnando molti gol tra promozione ed eccellenza, guadagnandosi di diritto l’appellativo di bomber. “Era come se lui sapesse comprendermi alla perfezione. Per me esisteva solo il calcio. In fondo, è merito suo se questa passione ha abbracciato tutta la mia vita. Viviamo di calcio da sempre“. Al cuor non di comanda si dice no?
Per quanto i due cuori Cuccu siano in sintonia, su una cosa proprio divergono. “Io sono juventina, lui antijuventino. Questo suo aspetto lo odio” commenta ridendo. “Battute a parte, mio padre è stato il mio primo idolo calcistico, guida ai miei passi e ai miei calci. Mi dicevo sempre che da grande sarei voluta diventare come lui“.
Ne ha fatta di strada capitan Cuccu, macinando chilometri e gol su un campo da calcio, inseguendo il sogno di “diventare come papà”.
“Babbo, così si chiama per me, o papi, quando ho bisogno di qualcosa“. Ah, le figlie femmine, conosco molto bene questa dinamica. “Tutti mi dicono che sono uguale a lui. In tutto, nel carattere e come giocatore, anche se io ho segnato di più, ho giocato in Serie A e ho indossato anche la maglia della Nazionale“. La non-lieve punta di orgoglio e soddisfazione s’intreccia ad ogni lemma di quella frase. Orgoglio verso se stessa certo, ma anche la consapevolezza di aver contribuito ad accrescere la fierezza di un papà verso la propria bambina. Soprattutto quando questa raggiunge traguardi sportivi, ancora più alti di quelli vissuti personalmente.
C’è però un sogno che anche Cuccu Babbo ha realizzato: allenare la figlia. “Nel 2011 allenava il Cagliari Femminile a 11, la mia squadra. Sono felice che abbiamo avuto l’opportunità di vivere e condividere anche questo. Per lui un desiderio che ha preso vita, per me il vanto di essere allenata dal mio idolo di sempre“.
Nella classica dinamica genitori – figli, però, non è sempre stato tutto rose e fiori. Qualche grattacapo l’ha creato anche Claudia. “La scuola. In quinto superiore mi sono ritirata per dedicarmi esclusivamente al calcio. Ormai papà aveva perso le speranze di vedermi completare il percorso di studi. A questo però è legato anche il ricordo al quale sono più affezionata. Non dimenticherò mai il giorno in cui sono arrivata a casa e gli ho detto “papà ho preso il diploma”. Lui non ci credeva più, invece a 21 anni, lavorando e giocando, sono riuscita a concludere gli studi. Le sue lacrime in quel momento non le dimenticherò mai“.
Indissolubili Cuccu&Cuccu, insostituibili come quei giocatori che in campo non hanno bisogno di guardarsi per trovarsi. Giocano a memoria loro, in ogni ambito della vita, una lunga partita costellata di tempi, perché solo due sono riduttivi. Eccoli così, ancora, a prendersi e prendere per mano le sorti del Futsal Femminile Cagliari. “Da sempre viviamo in coppia questa vita di sport. Ora, come sai, lui è presidente dell’FFC, io giocatrice e capitano. La sua presenza, per me e per la società, è più che mai fondamentale, soprattutto in questo momento così delicato. Stiamo cercando di non far perdere la Serie A alla città di Cagliari “.
Ogni volta che sono al PalaConi lo vedo, il signor Mauro, giocare anche lui la sua partita dagli spalti. Solo qualche settimana fa mi ha confidato di non riuscire a rimanere fermo durante le partite, complice il suo passato da allenatore e la necessità fisica di sostenere la sua squadra. Razionalità ed emozione come in una bilancia che a vedere e a sentire Claudia, pende piuttosto sul secondo fattore. “Lo apostrofo sempre. Perché secondo me è troppo tifoso, sugli spalti. Certo, come posso non capirlo, ma è pur sempre il presidente!” sottolinea ridendo ancora una volta.
Sono sicura però che domenica, contro il Pelletterie, sarà ancora su quei gradoni, sostenendo la sua squadra, sua figlia, arrivando al palazzetto con lo stesso motivo di sempre ad accompagnare: “Cuccurucucu paloma…”