Caffè Corretto

Caffè Corretto – Quart’ultimo

Stabilmente al settimo posto.
Zona Europa League?
No. Quart’ultima posizione in classifica in un campionato con dieci squadre. Otto accessi alla post season e un posto in Coppa Italia che non si nega a nessuno. Nemmeno all’ultima.

Mattino.
Il gatto poggiato sul polso sinistro, cerca di mangiarmi la penna.
Montesilvano – Falconara, in diretta.
Una delle leggi di Murphy recita: “se qualcosa può andare storto, andrà storto”. Non succede mai niente nelle partite che non guarda nessuno.
Rifletto mentre altre partite scorrono pigre sullo schermo.
Spesso accade che l’infortunio di un portiere cambi le sorti di una stagione. Ci sono giocatori più insostituibili di altri. Soprattutto quando un direttore sportivo decide d’ingaggiare un sostituto così a caso. Oppure la stessa parola ma con due zeta al posto della esse.
Tredici punti in diciotto partite, ricordi forse poco piacevoli.
Quattordici in sette, da quando quei ricordi sono volati altrove.
Forse è vero che nel futsal non ci sono veri direttori sportivi. Qualcuno sostiene che senza un consulente, alcuni “direttori” al massimo riescono ad acquistare qualcuno che porta bene il borsone da gara.
Già, consulenti. Di giocatori pensionabili, capaci di miracoli che nemmeno le uova aliene di Cocoon.
Ci sono anche portieri meno bravi tra i pali, ma competenti nella professione di famiglia. Duemila volte bravi. Spero tu acquisti con quel denaro qualcosa di meravigliosamente superfluo.

Il cavo lan, la presa di corrente, la connessione e perfino la prolunga. Piccoli inciampi della vita da streamer. Mancava da un po’ quel maledetto che non sente la cronaca. Dovrebbe provare nell’ordine: ad alzare il volume, una visita all’otorino e solo infine a scrivere in chat. Si, confesso. Non li sopporto.
Le partite importanti sono generalmente brutte.
Questa lo è meno, rispetto a quella d’andata. Non c’è stato tempo d’appisolarsi.
A sette minuti dalla fine avevo già scritto questo pezzo, almeno nella mia testa.
Accade così, mi ripeto le parole come se le leggessi per capire che suono hanno, come se fosse una canzone.
Per qualche attimo non sono davvero nel palazzetto.
Aveva ragione chi un giorno di tanto tempo fa a Bologna mi disse: “Anche quando ci sei, non ci sei davvero. È impossibile trattenerti qui”.
Qui è un luogo che cambia, spesso.
Un gol di rapina, movimento a guadagnare spazio e colpo d’anticipo a battere il portiere.
Vantaggio al primo affondo, quasi raddoppio al secondo. Come le grandi squadre solo sanno fare. La parola “quasi” si rivela nel finale fondamentale.
Stagione finita, un nuovo padrone del campionato. Intorno a questo concetto elaboro il mio racconto. Anche se ci saranno i playoff, chi è in cima, resta la squadra da battere.
Scorre via quel settimo minuto. Finisce che un pallone calciato da posizione defilata s’insacca nell’angolo lontano dal portiere e quell’esultanza per il gol si ferma quasi a mezz’aria.
Parità.
Si mescolano le parole, scosse dagli eventi.
Sul campo, come nella vita ci sono ostacoli che ti rallentano e quelli che ti fermano. Quelli che non salti mai, rimarranno sulla strada, anche quella verso lo scudetto. Non c’è posto per la lentezza, non adesso. Se non vedi sulla carreggiata un vecchio con il cappello che procede letargico, allora forse quel vecchio con il cappello sei tu. Anche sul campo.

“It was ok, it’s quite all right”
Per quaranta minuti quello che accade in campo riempie la vita di molti. A tanti importa di voi. Almeno fino a quando indossate una certa maglia. Ci sono anche quelli che s’innamorano di voi così intensamente che i colori sociali smettono d’avere importanza.

“When you love someone you open up your heart”
“When you love someone you make room”
Spazio per pezzi della vostra vita, che sono quelli incastrati tra uno stop e un dribbling.
La serie tv preferita, gli esami universitari, il gatto, lo yoga, i libri, i pigiami brutti.
Quello che avete vinto, nella vita.
Quello che avete perso, come le lacrime.
Siete state un pezzo di normalità, nel disordine di un mondo impazzito.
Un viaggio in auto, quando gli altri sono costretti in casa.
Un tramonto tra le montagne mentre mi chiedo “che senso ha?” e sullo schermo il ricordo di una voce mi chiede “come stai, davvero”.
Il risultato di questa partita, come di altre è solo un palco. Lo sfondo per un istante della vostra storia. La trama, i personaggi principali, siete meravigliosamente voi.
Accade così, che di quel otto a uno, m’interessa solo quel solitario gol.
In ripartenza, rubando palla e tocco a rete d’esterno.
Quel gol ha  una voce, che da due anni, tutte le mattine mi manda una foto e mi rivolge la stessa domanda: “colazione insieme?” . Eppure ci divide un mare, ma solo fisicamente.
È facile amarvi per quel tunnel, ma è un sentimento effimero. Lasciarvi amare per le donne che siete, regalerà al vostro sport un sentimento che non s’appanna mai.

Due turni al termine della regular season.
Finalmente.
Arrivano quei momenti che implacabili scrivono le righe nell’almanacco sportivo.
Finalmente.
Due squadre entreranno in campo.
Una uscirà vittoriosa.
L’altra uscirà e basta.

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