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Futsal Femminile Cagliari tra Covid e campionato

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Venerdì 12 febbraio, l’orologio segna le tre e mezza del pomeriggio. Insomma, l’ora del pisolino.
Dopo una settimana di caldo primaverile, mi rifugio sotto le coperte, il freddo sta tornando a bussare alle porte. Pescara è bella con la neve, forse la vedremo nel fine settimana.
Trovare parcheggio in centro, anche così però, è un’impresa ardua. I locali della movida pescarese sono già pronti ad accogliere gli astanti, proveranno ad animare le piazze della città, nel pomeriggio. Siamo in zona gialla in fondo, dicono ancora per qualche giorno. Ho l’impressione che questo sistema dei colori per qualcuno sia un lasciapassare, un panno con il quale far sparire magicamente il Covid-19.
Mi capita di vergognarmi, d’essere parte di una società così.
Lui invece c’è, è presente. Il virus circola senza problemi. Si fa sentire. Ovunque.

Chiacchiero con Claudia Cuccu, da loro il Covid-19 ha fatto visita quasi un un mese fa. Sembra quasi, essersi affezionato alle rossoblù. Forse anche lui pensa che in Sardegna si viva bene.
Decisamente in condizioni meno salutari versa il Futsal Femminile Cagliari. Falcidiato da un nemico invisibile, contro il quale stanno giocando un’importante partita, da troppo.
E’ un unicum il Cagliari, nessuna squadra, in questo strambo campionato, si è trovata a dover fronteggiare il virus tanto a lungo.

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L’ultima gara giocata dalle sarde risale al 16 gennaio, recupero di campionato contro il Pelletterie. Poi la notizia dei contagi, da li parte la lunga attesa verso il rientro in campo. Gli ostacoli sono sempre contagi, sintomi, quarantene e isolamenti.
Si scorge forse la cima dalla quale scollinare, come un ciclista alla fine di una lunga salita sulle Alpi, c’è quel pizzico di fiducia che s’insinua nel momento di massimo sconforto. Ma non è ancora tempo per tornare a giocare.
La complessità del virus impone protocolli molto stringenti. complessi.

PROTOCOLLI COVID
Come riporta la circolare ministeriale relativa all’idoneità sportiva post Covid-19, il protocollo da seguire per ricevere l’attestazione di ritorno all’attività, consta di una serie di esami medici volti a valutare non solo la negatività dal virus ma anche e soprattutto la condizione generale dell’atleta.
Così recita la circolare:

“Nella valutazione degli atleti che sono guariti dalla malattia è indispensabile valutare le possibili conseguenze della stessa sui vari organi ed apparati, tenendo in considerazione anche gli effetti del decondizionamento”.

In parole povere, un atleta positivo al Covid-19, per poter tornare nel gruppo squadra, ha bisogno del foglio di guarigione redatto dalla ASL a seguito dell’esito negativo al test molecolare o trascorsi 21 giorni dal primo controllo. Dopo tale data infatti il virus non è più considerato contagioso.
Una volta in possesso di questa autorizzazione, si procederà ad un esame ecocardiografico e successiva visita medico sportiva. Solo al termine di questo iter, verrà rilasciato il certificato di idoneità al ritorno all’attività sportiva agonistica.

In caso di positività al tampone, ma trascorsi i 21 giorni di quarantena, si potrà uscire dall’isolamento. Tuttavia sarà necessario un ulteriore periodo di 10 giorni prima di potersi sottoporre a visite mediche.

Basta un rapido calcolo, per constatare che una giocatrice non più positiva, potrebbe tornare a disposizione della squadra solo dopo più di un mese. Se i casi manifestati sono molteplici, la gestione delle atlete diviene un incubo sanitario e burocratico. Il Cagliari Femminile affronta questa difficile sfida, con le sue sole forze.
Una emergenza sanitaria che si mescola a quella economica, erodendo un bilancio già pesantemente segnato dalle limitazioni imposte dai tagli regionali.

IL RIENTRO IN CAMPO
Quando il Cagliari potrà tornare in campo, dovrà affrontare una lunga marcia d’avvicinamento al recupero di una condizione atletica minima. Tale da permettere alle ragazze d’affrontare le difficili sfide della Serie A. Mancherà inevitabilmente il ritmo gara, si dovrà ripartire come se fosse una nuova stagione.
Le esigenze di campionato porteranno inevitabilmente ad un’anticipazione dei tempi. Un vero e proprio tour de force per recuperare le gare saltate. In media, le rossoblù, si troveranno a dover giocare dalle sette alle otto gare nell’arco di un mese, con tutte le difficoltà anche organizzative e gestionali connesse alle trasferte.

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Se l’FCC aveva chiuso un 2020 in salita, il 2021 ha certamente aumentato la pendenza. Quasi pancia a terra come quegli scalatori che cercano di conquistare la maglia a pois.
L’intenzione, che emerge dalle parole del capitano, è quella di tenere duro e lottare per l’obiettivo salvezza.
Non è finita finchè non è finita, vero?

S’accavallano una serie infinita di domande e riflessioni. Una su tutte catalizza la mia attenzione: e se una situazione di questo tipo dovesse accadere durante i playoff?
Cosa accadrebbe?

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