Futsal Femminile Cagliari.
Martedì si torna in campo.
Se non esistesse già un costosissimo inno del campionato, all’ingresso in campo dell’FFC potrei immaginare di ascoltare le note della sigla di quella serie tv, Survivors, i sopravvissuti.
Non la ricordate? E’ tornata alla ribalta proprio un anno fa, all’inizio della pandemia da COVID 19. E’ facile intuire il perché.
Per quelli troppo giovani o che non hanno la passione per la quarta arte, ecco si tratta di una serie tv britannica, andata in onda negli anni settanta per tre stagioni su BBC1. L’autore ha creato tra l’altro anche la razza aliena del Doctor Who.
Breve sinossi.
Il mondo è stato colpito da un’epidemia dovuta ad un virus altamente letale sfuggito ad un laboratorio cinese, che ha risparmiato soltanto una persona su 5.000 dell’intera popolazione.
Trovate ora delle similitudini? No, il COVID non è fuggito da un laboratorio cinese, però sempre da lì arriva.
Al telefono raggiungo mister Cocco, uno di quelli che, in questo periodo, il coronavirus l’ha vissuto, subito, affrontato e neutralizzato. “Non ci siamo fatti mancare niente quest’anno” mi dice dopo i saluti iniziali.
“Non è stato facile, ma fortunatamente il peggio è passato. Vivere da recluso, nella propria casa, senza poter avere contatti con quella che è la tua famiglia, è stata un’esperienza che mi ha provato” mi racconta senza nascondersi. “Non ti nego che il momento in cui ho potuto riabbracciare mia moglie e mio figlio dopo 20 giorni trascorsi in una camera che mi ha fatto da studio, da cucina, da camera da letto, è stato un momento altamente emozionante. Lo ricorderò a lungo“.
Così come ricorderà a lungo questa stagione, ne sono certa.
“Ricordi l’ultima intervista che mi hai fatto? Ti avevo confidato la paura che questo virus potesse farci visita, visti gli spostamenti frequenti, l’incontro con le tante persone che il campionato ti porta a fare. Mi rammarica rendermi conto che non era una paura infondata. Era piuttosto una delle realtà possibili“.
Prendo nota, non devo chiedere ipotesi e possibilità circa il mio futuro al mister, non vorrei questo fosse solo un caso. Preferisco non conoscerlo, il futuro è una questione che si divide esattamente tra meraviglia e terrore. Cassandra poi non l’ascoltava nessuno.
Cambiamo argomento. O forse no.
Questo è anche tempo di quaresima, per i credenti cattolici. A Cagliari sembra però già di averla vissuta. Quaranta giorni senza giocare, con tante difficoltà per allenarsi, il virus a mettere paura e con un movimento sportivo impaziente alla finestra.
“Fosse soltanto questo. E’ dall’inizio dell’anno che stiamo affrontando una difficoltà dietro l’altra. Sembra di partecipare una corsa ad ostacoli” . Oppure ad una di quelle prove dei programmi giapponesi nei quali i concorrenti devono attraversare percorsi cosparsi di ostacoli bizzarri.
“Ci sarebbe da scrivere un libro alla fine del campionato su tutte le prove che abbiamo passato. I sopravvissuti”
Mister, un libro con quel titolo esiste già, così come la serie tv. C’è addirittura un suo remake e il film. Dobbiamo cambiare.
Affidiamoci ad un titolista di professione però, che io con in titoli sono proprio una frana.
Sebbene sul titolo possiamo ragionare, il contenuto è più che chiaro. “Arrivare alla fine del campionato sarà il vero traguardo, poter dire che ce l’abbiamo fatta, che siamo sopravvissuti. Questa sarà la medaglia più grande che potremmo metterci al collo“.
Eh già, perché ora parte la crono tappa con tanto di gran premi della montagna, tutti in sequenza sui quali si dovranno alzare sui pedali e spingere. Si punta alla maglia azzurra innanzitutto. “Quaranta giorni senza giocare non sono uno scherzo. Tornare in campo sarà tutt’altro che facile e non possiamo nasconderlo. Ho studiato il calendario che ci aspetta. Se in cinque mesi abbiamo giocato otto partite, ora ce ne toccheranno dieci in un solo mese, a partire da martedì contro la Lazio e con una rosa ristretta“.
Non si possono fare previsioni, provate ad immaginarvi nella stessa situazione.
“Dobbiamo innanzitutto partire dalla consapevolezza che la salute viene prima di tutto, la vita viene prima di tutto. Una priorità che in questo momento abbiamo eletto come fondamentale. L’imperativo è alzare l’attenzione ai nostri comportamenti e mantenerla costanze. Questa è una situazione nella quale ci siamo ritrovati al di fuori della nostra reale volontà“.
Su questo credo che nessuno possa dire il contrario.
Rifletto su quelle speculazione che hanno agitato i corridoi del futsal, in questa stagione. La possibilità concreta che qualcuno potesse tentare di manipolare le norme anti-covid per evitare di giocare alcune partite scomode per la propria squadra, aspettando rinforzi e tempi migliori. Davanti a questa realtà, spero che davvero nessuno abbia usato una pandemia di questa portata a proprio vantaggio. Mi fa rabbrividire solo l’idea.
Superato il pericolo però, possiamo tornare a parlare con il mister del campo.
“Il rischio ora è di voler ripartire con il piede sull’acceleratore. Non possiamo permettercelo. Dopo settimane in cui è stato difficilissimo preparare allenamenti per poche giocatrici, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche mio fisico, ci apprestiamo a giocare la prima partita dopo tanto con la necessità di riacquistare forma e sostanza. Stiamo tutti accelerando i tempi, non stiamo ancora bene ma ce la stiamo mettendo tutta. La tenacia di tutto il gruppo è commovente“.
Ma come si fa a rientrare in campo così, con pochi allenamenti e tanta attesa a gravare sulle spalle? “Dobbiamo essere intelligenti. Lasciare fuori dal campo quanto successo ma senza dimenticare che sia successo. Giocheremo ben più di una partita in ogni partita che ci vedrà scendere in campo. Dovremo gestire bene le forze, con lungimiranza e senza voler strafare. La troppa voglia di giocare può essere un’arma a doppio taglio, perché partire a mille dopo quaranta giorni è pericoloso, bisogna gestire bene le forze. Tutto va fatto gradualmente. E’ inutile nasconderci, non siamo nelle condizioni ideali per giocare, le altre hanno cinque marce in più, è innegabile“.
Mi viene da pensare che non invidio molto il mister, perché ha un ruolo, soprattutto ora, davvero scomodo e complicato.
“Non ti nascondo che se non ci fossero queste ragazze, se non si trattasse di questa società, avrei deciso di lasciare. Già non era semplice prima, dopo quello che ci è successo è francamente follia continuare. Ma noi siamo folli e le ragazze e la dirigenza si meritano tutto il mio impegno e la mia dedizione. Se sono riuscito a superare questo momento, che mi ha destabilizzato moralmente, lo devo anche a Claudia Cuccu, che ha saputo infondermi molta forza e molto coraggio“.
“Il mondo crollava e ognuno di noi a modo suo era a pezzi. Difficile capire chi fosse più folle, io o gli altri”
diceva Tom Hardy in Mad Max. Ma se questa è un’impresa che rasenta l’impossibile, io non posso che schierarmi dalla loro parte.
“Da mister dovrò stare molto attento al minutaggio, allo sforzo di ogni singola giocatrice. Come società dobbiamo essere in grado di responsabilizzare ogni calcettista nella gestione delle proprie energie. Ci troveremo nella condizione di non poter organizzare molto, giocando ogni tre giorni. Per questo sarà fondamentale riuscire a recuperare bene le forze. Per un allenatore è difficilissimo trovarsi in una situazione del genere, ma il mio lavoro è trovare soluzioni e, assieme alla società, mettere le ragazze in condizioni di giocare. Sarà complesso ma ci proviamo, questa è l’unico dovere che abbiamo. Sarà inoltre fondamentale lavorare sulla qualità della vita di tutti i giorni delle ragazze. Alimentarsi in modo adeguato, riposare il necessario, focalizzarsi sul benessere generale. Chiederemo una cura maggiore a questi aspetti che esulano dal campo, così da mettere in condizione ogni giocatrice di dare il proprio meglio correndo un rischio minimo.
Un altro fattore sul quale dovrò puntare l’attenzione è senza dubbio il morale del gruppo. Si sa, un morale alto viene dai risultati. Ora dipende dai risultati e dalla condizione del momento. Nessuno dei due è dalla nostra parte. Ma aver superato il periodo più difficile, avere la possibilità di continuare a fare ciò che amiamo, deve darci la serenità necessaria per proseguire con la giusta predisposizione d’animo. Dobbiamo salvarci, è vero, ma prima di tutto dobbiamo riuscire a giocare sereni. Divertiamoci. Amiamo giocare per cui divertiamoci. Solo così riusciremo ad affrontare i prossimi due mesi di gare“.
Tiene a dirmi che si stanca facilmente a parlare, il Covid ha lasciato qualche strascico, ma a giudicare dalla sua loquacità devo dire che si sta riprendendo alla grande. Non può che essere così d’altronde. “Sono uno di quegli allenatori sempre coinvolti, emotivamente e fisicamente, tanto in partita quanto in allenamento. Questa è la mia natura ed è così che voglio tornare in panchina martedì“.
Già, in tutto questo chiacchierare quasi avevamo dimenticato che oramai è arrivato il tempo di ricominciare. “I primi due incontri, contro Lazio e Kick Off ci serviranno molto per rimetterci insieme come squadra. Non ci potremo allenare molto prima, quindi, come ti dicevo, saranno partite nelle partite per noi. La priorità ora è questa, tornare a carburare e riprenderci come squadra“.
E’ da qui che riparte il Futsal Femminile Cagliari. Come giocasse un campionato nel quale le difficoltà sono incrementate da una situazione sanitaria in continua evoluzione.
“Noi non siamo paura”, direbbe qualcuno della mia terra.
Non provate a dirgli che l’italiano non è corretto.
No no, esprime precisamente il concetto.
Il Cagliari “non è paura” e alla mission impossible che ha davanti, così come mi ha suggerito il mister, sussurra “aspettati l’impossibile“.
Magari lo intitoliamo così il libro?