Caffè Corretto

Caffè Corretto – Vincere è continuare a vincere

Ho seguito quattro finali scudetto di futsal femminile, dalla linea laterale.
Montesilvano, Olimpus, Ternana, Salinis. Queste le formazioni che si sono appuntate il tricolore sul petto. Tre di queste quattro squadre non esistono più. Il calcio a 5 italiano si muove all’interno di una legislazione sportiva che non permette di sviluppare alcun modello economico. L’unico possibile è la raccolta di sponsor. Procacciare risorse in questo modo equivale a mendicare, perché non si è in grado di offrire nessun reale e tangibile riscontro alle aziende esterne al movimento.
Delle quattro avversarie in finale di quegli anni: Isolotto, Ternana, Kickoff, Montesilvano. Due esistono ancora e una, l’Isolotto, ha visto le sue giocatrici migrare l’anno successivo verso l’Olimpus. Una certa stabilità quindi è possibile, a prezzo però di grandi sacrifici economici e nessun ritorno, nessuno.
Ricordate la favola del Leicester? Bene. Le favole però si fermano al lieto fine, non vi raccontano cosa accade dopo. Quello che è accaduto dopo, per la squadra inglese, è un ritorno all’anonimato sportivo.

Nota a Margine.
Le favole coreane sono bellissime, spesso non sono a lieto fine, sono anzi decisamente horror ma vi lasciano un segno sul cuore. Guardate la serie su Netflix “It’s ok not to be ok” e amerete favole che ci somigliano di più invece di quelle con i nani che vivono con una tipa che mangia frutti e cose del genere.
Fine Nota a Margine.

Perché sebbene una coincidenza di risultati a bassa probabilità possa portarti al successo, questo è appunto un risultato statisticamente irrilevante. Il Leicester non è stato fortunato, ha semplicemente goduto di una serie di eventi improbabili statisticamente.
La fortuna non esiste, ecco perché esistono invece i Casinò che macinano quantità di denaro inenarrabili. Perché c’è chi crede nella sua buona stella.
Il risultato sportivo è condizionale al suo valore economico. Avrete sicuramente sentito ripetere a qualche dirigente sportivo della Serie A di calcio a 11 la frase: “i soldi della Champions”. Non più quindi il mero risultato del campo, ma l’estesa linea di credito che questo genera.
Questa funzione tra le parti permette la sostenibilità nell’ambito della volatilità del mercato sportivo.

Nel calcio a 5 è vietata dal regolamento la compravendita dei cartellini. Non ha quindi spesso senso investire in un giovane sperando di monetizzare l’intuizione. Davanti agli stolti qualcuno agita l’investimento nei settori giovanili. Per formare un giocatore ci vogliono almeno 10 anni, senza nessuna certezza di recuperare il capitale.
La sfida vera è creare un modello economico all’interno del quale sia possibile sostenere gli onerosi impegni con le parti coinvolte.
Esistono, basta guardarsi intorno e leggere, studiare. Rapportare alle proprie specificità, linee generali applicate altrove con successo.
Servono dirigenti, capaci. Non gente che piange per una salsa di gamberi o un torto arbitrale.
Nota a Margine.
Gli arbitri sono scarsi o bravi come in giocatori. Sbagliano, come accade a quell’attaccante che da due passi la mette sopra la traversa a porta vuota. Se pensate siano in malafede, entrambi, complimenti. Siete dei Byron Moreno.
Fine Nota a Margine.
Pensate che possa esistere una Coppa dei Campioni senza le intuizioni di Santiago Bernabeu?
Una Coppa delle Coppe senza Artemio Franchi?

Di Romeo Anconetani, Costantino Rozzi, Edmeo Lugaresi è pieno il mondo. Come di Zamparini, Tanzi, Cragnotti. Di quelli davvero si può fare a meno. Il futsal italiano dovrebbe provare a coinvolgere anche i presidenti nelle pratiche aziendali della Divisione Calcio a 5. Oppure dovrebbero consorziarsi, i proprietari. Come accade con la Lega Calcio e gestire al meglio quel denaro che loro investono.
Perché esiste, concreta, la necessità di creare valore. Per poi trovare l’acquirente. Imprenditore, tifoso, perfino occasionale. La passione non conta, si lega indissolubilmente agli hobby, non a una professione. La professione la si pratica con passione, per denaro. L’hobby lo si pratica spendendo denaro e ottenendo un dividendo emozionale.
Senza prospettiva di ricavi, non c’è crescita.
Mancano ancora gli elementi essenziali.
Non esiste tifoseria organizzata. No, i parenti dei giocatori e gli amici degli amici non contano. Quindi non esiste un reale bacino d’utenza fidelizzabile. Molti accedono liberamente agli impianti, usufruendo di uno spettacolo gratuito. Un po’ come andare al cinema e non pagare mai il biglietto. Vi siete chiesti però il film quanto è costato? Come fanno a girarne uno nuovo?

La crescita di uno sport passa attraverso la sua professionalizzazione. Lo scambio di servizi tra le parti.
Non c’è progetto editoriale chiaro, che si possa evincere dal flusso d’informazioni, dalle scelte di vertice.
Al momento, non c’è niente di tutto questo.
Una nuova governance si è appena insediata, certo mantiene al suo interno alcuni vecchi figuri, altri vecchi e basta ma qualche segnale positivo arriva.
“Del risultato del San Quintino superiore non importa al pizzicagnolo sotto casa. Ci vogliono le storie” è un buon inizio.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top