Ancora una volta la storia inizia dal Montesilvano. Dopo 20 edizioni, Futsalplanet istituisce la categoria miglior club femminile ed è proprio il sodalizio biancazzurro ad avere il privilegio di essere la prima (e unica) squadra a rappresentare l’Italia, tra le 10 in lizza per il premio più prestigioso della disciplina. Avete presente il Pallone d’Oro nel calcio a 11? Ecco, i Futsal Awards sono praticamente il suo equivalente a rimbalzo controllato. Incredibile, no?
“Sono stupendamente sorpresa – esordisce Laura Esposito -. Ho sempre visto questa nomination come qualcosa di molto lontano dal panorama nazionale e invece la prima nomination di categoria partirà proprio da noi, che ce la vedremo con Brasile, Portogallo, Spagna e altre realtà dove il futsal è molto più diffuso. Non ce l’aspettavamo e siamo molto felici, potremo sempre dire di aver fatto parte di una rosa capace di un traguardo unico nella nostra Serie A”.
In gara per l’ambito riconoscimento – oltre al Leoas Da Serra della stella Amandinha, al Burela campione di Coppa di Spagna e al Benfica neo-vittorioso nella Taça – anche Futsi Atletico Navalcarnero e Aurora San Pietroburgo, ossia le dirette avversarie delle biancazzurre che (anche in quella occasione) furono le prime e uniche rappresentati italiane nell’edizione zero dell’European Women’s Futsal Tournament.
“Quella è stata una delle avventure più belle di tutte, soprattutto perché a livello umano c’era il gruppo più bello di sempre. Andammo a giocare a Milano e partimmo direttamente per Madrid. Ci sembravano tutte fortissime. Nonostante fossero fisicamente possenti, puntavamo a vincere almeno con le russe. Ma – inaspettatamente – battemmo anche le lusitane del Vermoim e in finale rendemmo la vita difficile anche alle spagnole. Eravamo una famiglia, ci aiutavamo. Pensa che non c’era neanche Bruna, infortunata, ma fummo capaci di sopperire alla sua assenza. In qualche modo, risolvevamo tutto tra di noi. L’unico difetto di quell’anno è che è finito troppo presto. Bellissima anche la vittoria della Coppa Italia: ricordo che eravamo 1-0 sul Kick Off e Sergi fece una scivolata decisiva su Vanin, a portiere battuto. Serena ci fece vincere la partita dei quarti, in cui si fece male Guidotti. Al suo posto, il giorno dopo, giocò Susy che avrebbe avuto il compito di marcare una Da Rocha nel suo miglior momento… non la fece neanche muovere. Poi mi ricordo la finta di Filipa Mendes e Cely che toccò la palla con la mano: rosso e rigore per noi. E, a proposito di rigore, ricordo quello calciato alto da Gaby e poi sinceramente – sorride Esposito ripensando ai festeggiamenti del PalaFlorio – non ricordo più nulla”.
Era anche la prima risposta importante dopo un evento che avevo scosso nel profondo il Montesilvano: qualche mese prima, Francesca Salvatore – la figura che ha plasmato e cresciuto la squadra più vincente di tutte – aveva lasciato il suo ruolo di tecnico, per prendere in mano la guida delle Azzurre. Sembreremo ripetitivi, ma anche in questo caso si tratta di un “battesimo”: prima di lei, nessuna donna aveva mai guidato la Nazionale di futsal femminile.
“Fino a luglio eravamo convinti che sarebbe rimasta e nel frattempo sarebbe rientrata anche Bruna. Tutto si stava riallineando e invece mi arrivò il messaggio in cui mi diceva che avrebbe lasciato tutto. Inutile nascondere che per un bel po’ ci sentimmo perse. Il calcio a 5 che per noi era sempre stato “famiglia”, ora diventava una “squadra” tradizionalmente intesa con ruoli ben distinti e distaccati. Giocatrici, dirigenza, allenatore. C’erano sempre rispetto e collaborazione ovviamente, ma non c’era quel sentimento che veniva dal fatto di aver giocato al suo fianco, prima di averla come mister, senza mai smettere di chiamarla “Fra”. Dopo il suo messaggio, in pratica, la famiglia si è fatta da parte per lasciare spazio solo al club: una trasformazione che non ha nulla di male, ma è stata un’evoluzione naturale – eppure non indolore – data dal fatto che il nostro sport stava diventano per molte una parte fondamentale della propria vita, in alcuni casi un lavoro di cui vivere”.
E in tutte queste fasi, Esposito c’è sempre stata perché lei è una delle fedelissime: una di quelle, insomma, che ha sempre scelto gli stessi colori con l’entusiasmo di una ragazzina alla sua prima gara ufficiale. Una di quelle che – il più tardi possibile – chiuderà qui la carriera, perché nessun altro posto avrebbe potuto darle di più e a nessun posto avrebbe potuto sentirsi più legata.
“Come tutte le storie d’amore, anche quella col Montesilvano ha avuto le sue turbolenze. Ma basta fermarsi un attimo a riflettere, per capire che in tutto questo tempo non mi è mai mancato niente. Quando sono stati fatti degli errori, è sempre stato in buona fede e mai volontariamente. Soprattutto nel femminile – fa notare Esposito – dove il professionismo non esiste, quando si decide per una destinazione o per un’altra, lo si fa in relazione all’ambiente che si troverà. E tralasciando correttezza e onestà, che di questo club sono le basi, credo che sia difficile trovare una realtà in cui si possa stare meglio: qui ci sono rispetto della giocatrice, serenità, sicurezza economica, massimo supporto in caso di infortuni e una città a misura d’uomo in cui trascorrere la stagione in serenità. Garanzie che il Montesilvano dà sempre e che dà da anni”.
Continuità è una delle parole che meglio rappresentano il cammino del Montesilvano dalla sua fondazione ai Futsal Awards.
“Da quando sono arrivata, ogni anno abbiamo messo un titolo in bacheca e quando non l’abbiamo fatto, eravamo comunque lì a giocarcela dove altri non erano arrivati. Scudetti, Coppa Italia, Supercoppe e anche la Coppa della Divisione, che dopo di noi probabilmente non alzerà più nessuno. Ci sono squadra che hanno trionfato un anno o due, prima di sparire. Noi c’eravamo quando la Serie A era un’utopia e quando è diventata realtà, fino a diventare la squadra che ha vinto di più dalla nascita della massima categoria. E credo che questo ci venga riconosciuto anche dall’esterno, perché la nostra candidatura è stata accolta da commenti positivi a tutto tondo. Ho solo un rammarico: quello di non aver ricevuto neanche una menzione da parte della Divisione. Si parla di Raisport, share e visibilità e poi ci si perde dietro un gesto semplicissimo, come potrebbe essere quello di complimentarsi con una squadra italiana che ha raggiunto un traguardo così ambito”.
Anzi due, perché il Montesilvano – grazie ad Ana Sestari, terza classificata della scorsa edizione – competerà (di nuovo) anche per il premio di miglior portiere del mondo.
“C’è un elemento che accomuna le nomination: la passione che ci spinge. In qualsiasi sport femminile, pur giocando a livelli alti, quando tutto finisce rimane ben poco. A meno che non si parli della Pellegrini o di altre rare eccezioni, ogni sportiva sa già che mentre si allena e gareggia, deve iniziare a programmare la sua seconda vita, quella che inizierà lontana da un campo, una pedana o una piscina. Interessi economici non ce ne sono. Se non la passione, allora, cos’altro potrebbe portarci a dedicare quasi tutto il nostro tempo ad una disciplina considerata ancora dilettantistica? A 35/40 anni sarà dura inserirsi nel mondo del lavoro. Chiunque scelga una carriera sportiva, si sta mettendo in gioco andando molto oltre quello che si vede e già per questo andrebbe premiato. Tornando ad Ana – conclude Laura – è un portiere con un talento enorme, ma i suoi risultati sono anche il frutto del lavoro svolto in un ambiente che le ha dato tutti gli strumenti per crescere serenamente”.
Ecco il senso profondo nascosto dietro ad una nomination.
“Ci fa capire che siamo nel posto giusto per fare bene, molto bene, al di là degli incidenti di percorso che possono esserci. Il ko col Falconara, ad esempio, ci servirà sicuramente. C’è una bellissima frase che recita così: “Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa della sconfitta. E poi conta quello che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e potremo applicare alle altre partite. Perdere, in un certo qual modo curioso, è vincere”. Se il boxing day ci avesse sorriso, probabilmente alcuni soliti errori avrebbero avuto meno peso e non sarebbero stati corretti. Adesso, invece, abbiamo avuto modo di capire per cercare di evitarli in futuro. Molto meglio che sia accaduto il 26 dicembre, – sorride – piuttosto che a 10 giorni dalla Coppa Italia…”.
Non resta allora che concludere con un lungo applauso, che Laura dedica senza pensarci su un attimo a tutte le ragazze che hanno fatto parte del Montesilvano, da quando questa squadra è nata.
“Sergi, Nicoletti, Filipa, Leti, Domenichetti, fino a tornare a Benetti, la nostra prima “straniera” italiana. Chiunque abbia indossato o indossi questa maglia, l’ha meritato e quindi deve poter condividere con noi la gioia di questo momento. E poi lo dedico a Francesca Salvatore, che ha reso tutto possibile. Spero sia solo la prima di tante belle notizie non solo sportive, ma anche umane”.