Serie A

Bruna Marcon, il Brasile, il papà idolo e un sogno chiamato FFC

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Quando sei originaria di Chapecó è più facile che la tua vita finisca, prima o poi, a scorrere su e intorno, un campo da futsal.
Non a caso dal parquet di biancoverde vestito, sono passate giocatrici che hanno scritto pagine di storia del futsal brasiliano e mondiale.
Proprio da li arriva Bruna Marcon, laterale classe ’93 al servizio del Futsal Femminile Cagliari.
Ho iniziato a giocare molto presto – racconta – quando avevo all’incirca sette anni, nella mia scuola. Lì un insegnante mi ha vista giocare con i ragazzi e mi ha invitato a partecipare alla scuola calcio“.

Inizia così la storia sportiva di Bruna. “Dopo quegli anni ho indossato i colori della squadra della mia città, Chapecò, che – precisa – si chiama Female Futsal. Ho avuto l’onore di difendere quei colori fin dall’inizio della mia carriera e ho costruito una fantastica storia con loro. Nel corso degli anni ho avuto compagne di squadra davvero forti, giocatrici che poi hanno scelto, prima di me, l’Italia come destinazione per continuare a vivere il sogno del futsal“.
Vanessa, Valeria, Cely, Jéssika, Tampa, Vanin, Taty, Brenda Bettioli, Renata, Tres Villa. Non è la lista della AGS Volta League, ma sono alcune delle compagne di avventura di Bruna negli anni della Chapecò.
Una fucina di talenti. “In quel periodo ho avuto l’opportunità di giocare con giocatrici sensazionali. Quando ero piccola vedevo giocare Vanessa Pereira, Valéria Schimidt, Jéssika Manieri, Cely Gayardo. Le ammiravo molto, erano fantastiche insieme, per me è stato un privilegio crescere e allenarmi con queste ragazze. Oggi quasi tutte sono mie avversarie ma nutro ancora un grandissimo rispetto e ammirazione per loro“.

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Se la stima e l’ammirazione verso queste campionesse è indubbio, un altro però è il suo idolo. “Mio padre. Da ragazzo giocava e avrebbe voluto diventare un professionista ma mio nonno non gliel’ha mai permesso. Credo che abbia riposto il suo sogno in me, lo porto nel cuore, tanto da averlo fatto totalmente mio“.
Arriva però il momento in cui Bruna si è trovata davanti ad un bivio. Una scelta, una delle tante che la vita porta a fare. Università o sport. “Non riuscivo a conciliare i due mondi, entrambi molto impegnativi. così ho deciso di dedicare tutto l’impegno allo studio, sacrificando il futsal e così mi sono laureata in fisioterapia“.

Ma il canto del futsal non ha mai smesso di sussurrare al cuore innamorato della numero 10. “Sentivo di dover vivere ancora di questo sport, che ci fossero per me ancora momenti ed emozioni da provare inseguendo un pallone. Avevo solo bisogno di un’occasione” che puntualmente arriva. Quando deve accadere, accade, si sente spesso ripetere dai più anziani.
Parlando con Cely, in quell’anno giocatrice del Cagliari,  si è materializzata la possibilità di rivivere quel sogno. Non ho dovuto pensare molto, ho lasciato tutto e sono partita in direzione Sardegna e non sono affatto pentita.
La professione che ho scelto mi piace molto ma in questo preciso momento della mia vita è giocando a futsal che mi sento felice e completa. Voglio pensare un anno alla volta – aggiunge – ma non credo di appendere gli scarpini al chiodo tanto presto. Il mio obiettivo è continuare a scrivere qui la mia storia, facendo in modo che in Italia tutti sappiano il mio cognome“.

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Italia, sentirai ancora parlare di Bruna Marcon detta Bruninha ancora per un po’.
Anche ora, anche durante una pandemia, ancora con la rossoblù sulle spalle, senza paura.
E’ un momento difficile per tutti. La società è stata sincera con noi, sempre e questo per me, fa la differenza.
Da quando è iniziato il campionato, sapevamo che sarebbe stato un anno diverso, avremmo dovuto affrontare momenti come questo. Sono state prese decisioni difficili ma purtroppo necessarie. A noi giocatrici non resta che fare del nostro meglio in campo, senza pensare a cosa succede fuori. Fino a quando, la società ci permette di giocare, dobbiamo essere disposte ad affrontare chiunque e in qualsiasi modo. Sappiamo dove possiamo andare e cosa possiamo fare per il Cagliari, farò del mio meglio per dare il massimo“.
Non ci sono scuse che tengano, nemmeno gli infortuni.
Oggi sto bene, dopo tanto tempo ferma e con tanto dolore, sto tornando al mio stato fisico e mentale migliore. Indossare la maglia del Cagliari mi rende molto felice, la passione che vedo nei sostenitori – anche se a distanza – e nei dirigenti mi dà ancora più energia per giocare e dare il meglio“.

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Esattamente di questo, di questa intensità e impegno, che l’FFC ha bisogno per tornare in campo lasciando fuori le delusioni e le batoste ricevute a causa del taglio dei fondi regionali. L’avversario non aiuta di certo, il Città di Falconara non ha bisogno di presentazioni, ma per Bruna non ci sono alibi. “Conosciamo il grado di difficoltà che un avversario di questo calibro genera. Non mi spaventa, credo nella nostra compattezza,  come squadra. Ogni sfida, anche questa, ci darà modo di  migliorare quelle lacune che ancora abbiamo e ci permetterà di imparare a sfruttare al meglio i nostri punti forti.
Sarà una gara senza dubbio intensa, sta a noi affrontarla con la giusta concentrazione ma anche con la necessaria leggerezza d’animo. Scarseggiano le vittorie per noi, è vero, ma – afferma sicura – giocare senza essere felici di farlo è una sconfitta ancora più grande a mio avviso. Possiamo e dobbiamo giocare contro chiunque a testa alta – aggiunge in chiusura -, consapevoli e preparate su ciò che siamo in grado di fare, senza mai darci per vinte“.

 

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