Probabilmente il peggior Granzette della stagione nel momento più delicato, ossia lo scontro salvezza col Capena giocato a Fiano Romano e vinto per 7-2 dalle locali. “Blue Monday” in anticipo per le neroarancio, colpite in pieno da una domenica troppo brutta per essere vera.
“Nessuno si aspettava un risultato del genere – commenta la centrale italo-brasiliana Aline Dos Santos – soprattutto perché, facendo un bilancio delle partite precedenti, eravamo convinte di poter far meglio di come è andata: io sono qui da qualche mese, ma chi veste questa maglia da tanto, fatica a ricordare una prestazione simile. Non siamo entrate deconcentrate, eppure eravamo sotto di 3 reti dopo appena 5’. Situazioni del genere ti tagliano le gambe, il black out è stato generale e oggi ci ritroviamo a dover smaltire una sconfitta pesante sotto tanti aspetti”.
Giusto fermarsi ad analizzare cause ed effetti, ma adesso il punto su cui far leva per rialzarsi (specie in vista di Falconara e Montesilvano) si chiama semplicemente orgoglio.
“Da adesso in poi, ogni gara sarà una finale che dovrà portarci a raggiungere la permanenza nella categoria. Io ci credo e ci crediamo tutte. Certo, incontrare le prime due della classifica proprio ora non sarà il massimo, però – carica Aline – dobbiamo reagire in fretta. Abbiamo bisogno di fare punti e dobbiamo provarci sempre, senza pensare a chi ci sia dall’altra parte”.
Carattere da vendere per la numero 29 del Granzette che, non a caso, le compagne chiamano scherzosamente “Barbie veleno”.
“Un soprannome che mi rispecchia perché sono bionda e ho il viso d’angelo, ma in campo sono tosta e – anche se porto il 34 – non tolgo mai il piede – sorride . – All’inizio non capivo la lingua ed era tutto più difficile, ma adesso, anche grazie all’aiuto di Dayane, mi sto integrando bene nell’ambiente”.
Quella con Da Rocha è un’amicizia nata 10 anni fa a Curitiba, dove le due calcettiste hanno vinto diversi titoli regionali con la squadra della città.
“Mi fa molto piacere essere di nuovo in squadra con lei e la sua scelta ha sicuramente influenzato la mia. In campo è una di quelle giocatrici che trova sempre una soluzione se c’è un problema, può cambiare la partita e portarla dalla tua parte in qualsiasi momento. E fuori dal campo è lo stesso: sai che c’è ed è sempre pronta a darti una mano. Qui a Granzette, poi, è un po’ come nel mio club in Brasile: si lavora tanto e non si ha paura di nessuno. So che devo imparare ancora tanto, ma farò il massimo per dare il mio contributo alla salvezza”.
Perché è solo così che può concludersi un sogno accarezzato a lungo.
“Ho iniziato ad appassionarmi al calcio seguendo papà nelle sue partite e mi sono sempre detta che un giorno avrei giocato all’estero. Quando ho deciso che questa sarebbe stata la mia carriera, i miei genitori mi hanno appoggiata e lo hanno fatto anche quando davvero ho avuto l’occasione per un campionato lontano da casa. Pensavo sarei finita negli Stati Uniti, stavo addirittura studiando inglese, e invece il destino mi ha portata a Granzette e ne sono felice: sto facendo ciò che ho sempre desiderato in una Serie A super competitiva e so che i miei genitori sono molto orgogliosi di me”.
